Cultura

1860, Francesco Landi e Calatafimi

di Michele Di Iorio

La battaglia di Calatafimi, provincia di Trapani, del 15 maggio fu la prima combattuta contro i garibaldini.

I soldati napoletani dell’eroico VIII battaglione Cacciatori a a piedi di batterono con onore. Doveva essere perciò scontata la loro vittoria, ma da Palermo arrivarono ordini inspiegabili del generale Lanza: con meraviglia dello stesso Garibaldi, le truppe infine si ritirarono.

I duosiciliani si attestarono su una altura attendendo l’ordine di attacco di Landi, che però non arrivò mai.

L’esercito borbonico si distinse sul campo per valore e preparazione bellica: respinti sei assalti delle camicie rosse, catturarono la bandiera nemica. Per poco lo stesso Garibaldi non perse la vita, e venne più volte respinto.

L’Esercito borbonico da una vittoria scontata passò ad una ritirata, aprendo di fatto le porte del Regno delle Due Sicilie all’invasione piemontese.

Perché la battaglia di Calatafimi fu una disfatta? Il generale Landi, 77 anni, non aveva esperienza bellica: più che altro era sempre stato un buon funzionario militare. Fu chiamato dal luogotenente generale principe di Castelcicala a sostituire il giovane generale Letizia.

Poi, all’appello delle truppe che comandarono mancarono i reggimenti Re, Principe, Borbone e Napoli: partirono tardi dalla capitale giungendo a Palermo solo il 14 maggio.

Da sottolineare anche che l’esercito duosiciliano veniva continuamente attaccato dalle feroci delle bande di ribelli siciliani.

Landi si trovò dunque in una situazione difficile, in cui ci sarebbe stato bisogno di un pugno di ferro e sangue freddo. Certamente non era l’uomo adatto né per l’incarico ricevuto né per quei delicati momenti.

Le ipotesi  sull’agire di Landi furono numerose, contrastanti e poco lusinghiere: un inchiesta delle autorità militari lo fece condannare per tradimento e confinarlo nell’isola d’Ischia. Una ulteriore Commissione  d’inchiesta in seguito lo riconobbe innocente, piuttosto vittima di «… un complesso di circostanze eccezionali».

Forse Francesco Landi ebbe paura, forse davvero tradì: i dubbi sulla sua figura permangono ancora oggi. All’epoca qualcuno disse che al generale avessero promesso una ricompensa di 14mila ducati perchè si ritirasse. La somma venne depositata al Banco di Napoli. Quando Landi andò a riscuotere, trovò però soltanto 14 ducati…

 

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