CulturaScienza e Ambiente

Acqua,Vita, Memoria

di Michele Di Iorio

In Egitto l’acqua del Nilo dava la vita e la morte, quella del fiume Lete dava l’oblio …

Le acque delle culture elleniche e romane erano abitate da  ninfe e divinità: sirene, ondine, naiadi, nereadi, eleadi che animano e rendono sacro il prezioso elemento della Vita.

Nell’antico mondo greco l’acqua poteva dare la memoria e un’altra toglierla: su una lamina orfica del IV sec a.C. ritrovata a Vibo Valentia è scritto che l’iniziato deve bere l’acqua del lago di Mnemosyne per entrare nell’Ade e al risveglio mantenerne la conoscenza. Plinio il vecchio decantava la potenza sul corpo umano delle acque termali della Campania tra Castellamare di Stabia e Pozzuoli e consigliava quella della sorgente dei Lattani a Roccamonfina come portentoso rimedio per i mali.

Il medico Oribasio, al servizio dell’imperatore Flavio  Claudio Giuliano, esaltò nei suoi Compendi le virtù terapeutiche delle acque termali flegree, magnificandone la potenza delle acque capaci risvegliare morti e sanare moribondi.

Le terme dei Campi Flegrei fino al Medioevo attiravano gente da ogni luogo: folle di malati si recavano al sudatorio e al Bagno della Tritula, detto anche Mortetto o bagno dei Cavallo, situato in una profonda caverna: la sua acqua era chiarissima e caldissima.

Nel corso dei secoli uomini di cultura come Giovanni Villani,  Giulio Cesare Capaccio, Benedetto Di Falco e Pietro da Eboli nel suo poemetto De balneis Puteolanis, 1219, erano  entusiasti dei 37 punti termali della provincia di Napoli.

L’imperatore Federico II consultò medici arabi, astrologi e alchimisti sulla potenza dell’acqua e nel 1240 a Castel Del Monte in Puglia fece istallare un bagno regio segreto per conseguire la salute perfetta e forse  l’immortalità fisica. Federico era solito dibattere queste tesi con i medici dell’Università di Salerno, ma dopo la sua morte, temendo di essere surclassati dalla potenza gratuita delle cure con l’acqua sobillarono fanatici religiosi che attaccarono il Bagno della Tritola di Pozzuoli: venne distrutto l’altare di granito, i graffiti, i simboli murali delle guarigioni e persino  il percorso sotterraneo per giungervi.

Gli angioini temettero invece la resurezione di Federico II di Svevia: nel 1270 fecero distruggere la vasca ottagonale del cortile di Castel del Monte. Non contenti aizzarono popolani e religiosi a marciare contro Cuma, dove distrussero statue, acquedotto, vasche,  terme delle sibille, nascondendo sotto spazzatura e macerie l’accesso all’antro della Sibilla.

San Girolamo rincarò l’avversione per l’acqua: scrisse che vedove e giovani donne non dovevano fare il bagno di Tritula, né immergere le caviglie in mare per scongiurare il pericolo di rimanenre incinte del demonio…

Saranno poi gli storici del regno borbonico a rivalutare decantare le antiche terme di Pozzuoli, Baia e Cuma, tra cui nel 1761 Andrea de Iorio da Procida e nel 1768 l’abate Pasquale Panvini.

La giovane regina Maria Carolina, moglie saggia e massone di Ferdinando IV, volle il Bagno di Venere nel parco inglese della Reggia Di Caserta. Ne fece istallare anche nelle reggie di Portici, di Napoli, di Capodimonte nel Real Casino da Pesca sul lago Fusaro. I vari bagni erano riforniti da ben 24 tipi di acque  termali.

Nel 1984, il biochimico giapponese Masaru Emoto scoprì  il potere mnisterioso delle molecole dell’acqua, definita messaggera. La fisica quantistica ha poi sancito che l’acqua è in grado di custodire il ricordo delle altre sostanze con cui si incrocia. Infine il Premio Nobel per la Medicina Luc Montagnier ha scoperto che alcune sequenze del Dna umano provocano segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose molto diluite, in grado di conservare  reminiscenza della sequenza del DNA.

L’acque è stata e sarà la Medicina, anche nel futuro.

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