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Alla ricerca di Stabia

POMPEI (NA) – All’Antiquarium del Parco Archeologico il 31 luglio è stata inaugurata la mostra Alla ricerca di Stabia, che sarà visitabile fino al 31 gennaio.

L’esposizione si snoda attraveso un percorso di conoscenza della storia dell’antica Stabiae attraverso le testimonianze lasciatedai ritrovamenti dalla necropoli di Madonna delle Grazie, con le sue numerose sepolture e dal santuario extraurbano in località Privati, connesso, come rivelano i reperti votivi rinvenuti, al mondo femminile, alla protezione della fertilità e delle nascite.                                                                                                      Due contesti di grande importanza per la ricostruzione delle dinamiche insediative del territorio stabiano e per le sue vicende storiche in epoca preromana.

La necropoli di Madonna delle Grazie, con circa 300 tombe distribuite su un’area di circa 15.000 m², datate tra la seconda metà del VII sec. a.C. e la fine del III sec. a.C., testimonia della più antica occupazione stabile del territorio e rappresenta dunque una fonte preziosa di informazione sugli abitanti degli antichi centri che circondavano Pompeii.

Il luogo di culto in località Privati documenta invece un aspetto inedito della storia di Stabiae e cioè la presenza di un santuario extraurbano nella seconda metà del IV sec. a.C

Il deposito votivo, su una terrazza dei Monti Lattari digradante panoramicamente verso il golfo,  segnava anticamente il confine meridionale del territorio stabiano, in una strategica posizione di controllo del percorso che collegava la valle del Sarno e l’area sorrentino-amalfitana. Al centro della terrazza fu individuata una grande fossa con materiale votivo, spesso frammentato intenzionalmente prima di essere depositato, frammisto a terreno bruciato e a offerte di ossa animali. I diversi tipi ex-voto, dalla ceramica alle terrecotte votive alle antefisse – elemento decorativo con una sorta di funzione apotroaica – segnalano il forte legame della divinità con la sfera femminile e inseriscono il santuario in una rete di luoghi di culto che costellavano la Penisola sorrentina, dal tempio dorico di Pompeii all’Athenaion di Punta della Campanella.


Tombe a fossa, a cassa litica o coperte con tegole sono i tipi di sepolture documentati nella necropoli di Madonna delle Grazie. Gli oggetti in mostra delineano l’identità del defunto e attestano l’adozione di forme di consumo del vino legate al mondo greco ed etrusco. I reperti testimoniano, inoltre, la presenza in Campania di nuove genti come gli Etruschi che, tra la fine del VII e gli inizi del VI sec. a.C., innescano profonde trasformazioni negli assetti territoriali e nelle dinamiche insediative. In questo periodo, sollecitati anche dall’arrivo di genti straniere, le popolazioni locali delle aree più interne della piana del Sarno e dei Monti Lattari si spinsero infatti fino al golfo di Napoli e si aprirono a nuovi contatti. La necropoli di Madonna delle Grazie ci racconta questa complessa fase di trasformazione.

L’ingresso alla Mostra è inclusa nel biglietto di accesso agli scavi.

 

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