Cultura

Ce piace ‘o presepe!…

di Stanislao Scognamiglio

È tempo di presepe. Ancora oggi, in moltissime case di cattolici è diffusa l’usanza di allestire la rappresentazione scenica della nascita di Gesù Cristo.

A tal proposito, l’origine del presepe e il significato di ogni singolo componente dello stesso, sono stati i temi dell’abituale incontro del giovedì organizzato dall’Associazione Mi.Mi.Ar.T.S., tenuto giovedì 15 dicembre presso la Libreria Libridine in via Armando Diaz in Portici.

presepe-by-carlo-damiano

Ad esporli è stato Carlo Damiano, napoletano di nascita, ercolanese d’elezione, sottufficiale della Marina Militare in congedo, maestro presepista, membro dell’Associazione Presepistica Napoletana.

Introdotto da Umberto Mezza, il maestro ha riferito come 30 anni fa, colpito da “presepite cronica” ha intrapreso il suo viaggio nel mondo del presepe fino a diventare modellatore della moschella, una figurina in terracotta dalle dimensioni variabili dai 2.5 a 5 centimetri.

Nell’avviare la sua esposizione ha accennato prima alle varie origini della realizzazione del presepe napoletano: mitologica, è frutto di miti e riti di tempi remoti. Simbolica, presenta significati e valori di tipo transculturale, nonchè tradizionale,  propone temi e motivi dell’immaginario popolare.

Ha poi narrato come la nascita del presepe sia di molto antecedente alla rappresentazione scenica realizzata a Greccio, Rieti, da San Francesco d’Assisi, e come il presepe napoletano nel corso dei secoli si sia differenziato dagli altri realizzati in tutt’Italia e come dalle chiese sia passato nella case nobiliari, divenendo il “presepe cortese”. Soprattutto la sua realizzazione è stata tanto cara alla famiglia reale Borbone.

Carlo Damiano ha poi spiegato come il presepe popolare si distingua da quello settecento e da quello ottocentesco; come sia comparso il corteo di magi preceduto da matherbase (vale a dire mazziere) con suonatori turchi nei loro abiti tradizionali.

Infine, rimandando alla lettura di Il Presepe popolare napoletano, lavoro del regista, compositore e musicologo partenopeo Roberto De Simone, si è soffermato sul significato delle scene, dei personaggi e degli animali presenti sul tipico presepio napoletano.

Ne riportiamo alcuni esempi:

  • Il bambino Gesù è considerato il sole che sconfigge le tenebre.
  • La grotta, posta quasi sempre nel punto più alto, assume il valore di confine tra luce e le tenebre.
  • Il pozzo simboleggia il punto di unione tra la Terra e le acque sotterranee. Secondo la credenza popolare la notte del 25 Dicembre l’acqua riflette il volto di chi sarebbe morto in quell’anno.
  • La fontana rappresenta il luogo di incontri d’amore e di visioni fantastiche. La donna alla fontana è associata alla Madonna la quale avrebbe ricevuto la notizia della nascita di Gesù mentre attingeva acqua.
  • Il ponte simboleggia il passaggio, il luogo di incontro tra vivi e morti.
  • Il mulino, con la rotazione delle ruote o delle pale, indica lo scorrere del tempo.
  • L’osteria rappresenta per il viaggiatore il luogo per rifugiarsi e riposarsi.
  • I Re Magi in sella ai rispettivi cavalli. I colori dei tre cavalli nero, rosso e bianco rappresentano le fasi della giornata notte, mezzogiorno, aurora.
  • La lavandaia rappresenta la testimone del parto verginale di Maria.
  • La zingara simboleggia la profezia.
  • Il pescatore e il cacciatore rappresentano il ciclo morte-vita, giorno-notte, estate-inverno.
  • I venditori rappresentano le personificazioni dei mesi dell’anno:
  • Gennaio macellaio o salumiere;
  • Febbraio venditore di ricotta e formaggio;
  • Marzo pollivendolo e venditore di uccelli;
  • Aprile venditore di uova;
  • Maggio rappresentato da una coppia di sposi recanti un cesto di ciliegie e di frutta;
  • Giugno panettiere o mugnaio;
  • Luglio venditore di pomodori;
  • Agosto venditore di cocomeri;
  • Settembre venditore di fichi o seminatore;
  • Ottobre vinaio o cacciatore;
  • Novembre venditore di castagne;
  • Dicembre pescivendolo o pescatore
  • I giocatori di carte simboleggiano i due “Compari” soprannominati San Giovanni.
  • Benino, il pastorello dormiente, rappresenta il cammino verso la grotta.
  • Il vinaio ricorda l’Eucarestia.
  • Cicci Bacco, ricorda l’antica divinità pagana, Bacco, dio del vino.
  • il pescatore ricorda simbolicamente San Pietro, pescatore di anime.
  • zi’ Vicienzo e zi’ Pascale, compari, sono la personificazione del Carnevale e della Morte.
  • Il monaco, simboleggia l’unione tra sacro e profano.
  • Stefania, una giovane che, quando nacque il Redentore, si incamminò verso la Natività per adorarlo e riuscì nel suo intento solo grazie al suo ingegno e a un intervento miracoloso;
  • La meretrice, collocata nelle vicinanze dell’osteria, rappresenta la contrapposizione alla purezza della Vergine Maria.

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