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Emersi reperti intatti al Parco Archeologico

POMPEI (NA) – Per il Parco Archeologico la Schola Armaturarum è ormai simbolo di rinascita.

Attualmente è in corso il restauro degli affreschi originali che i salvarono dal bombardamento del 1943. Inoltre, dallo scorso luglio è stato avviato anche lo scavo degli ambienti retrostanti, mai prima indagati.

È stato infatti riportato alla luce un deposito di anfore: al momento sono quattordici reperti immersi nel lapillo. Si tratta di uno dei tre ambienti individuati alle spalle della parte di struttura più nota della Schola Armatorarum.

Le anfore rinvenute intatte, dovevano contenere olio, vino e salse di pesce: una presenta iscrizioni dipinte in cui si leggono numeri, a indicare i quantitativi, e, verosimilmente, il prodotto contenuto. L’uso dell’ambiente come deposito è confermato dai graffiti visibili su una delle pareti, che ribadiscono l’attività di stoccaggio.

Al termine dello scavo, previsto per il mese di dicembre, le anfore saranno ricollocate in situ nell’ambito del più ampio progetto di valorizzazione del “museo diffuso” che il Parco archeologico sta adottando in più aree degli scavi per ri-contestualizzare i reperti nei luoghi di provenienza.

Fino ad ora l’unico ambiente, portato alla luce nel 1915 da Vittorio Spinazzola,  era stato quello ben conosciuto che affacciava su via dell’Abbondanza. Il suo carattere pubblico militare fu fin dall’inizio chiaro per via delle grandi dimensioni e della sua decorazione, ovvero i trofei all’ingresso e le figure alate e armate dipinte sulle pareti. Tuttavia la sua esatta destinazione, deposito di armi o scuola di formazione della gioventù pompeiana, continua a non essere certa. Lo scavo di questi altri  locali, che rientra nel cantiere “Scavi e ricerche”,  ha come obiettivo proprio quello di  chiarire questi aspetti.

L’esplorazione della struttura completa della Schola non è il solo intervento del genere previsto a Pompei. In corso è anche il grande cantiere di scavo nella Regio V, il cosiddetto “cuneo” – un’area di oltre 1000 m² nella zona posta tra la casa delle Nozze d’Argento e gli edifici alla sinistra del vicolo di Lucrezio Frontone –  dal quale ci si aspetta di portare in luce  ulteriori strutture e reperti di ambienti privati e pubblici. In quest’area, situata sul pianoro delle regiones IV e V, inoltre,  è previsto l’allestimento di un laboratorio di studio archeologico dei reperti che verranno alla luce e un deposito per la loro conservazione temporanea.

Così Massimo Osanna, Direttore del Parco archeologico «Siamo contenti delle scoperte che stanno emergendo. Pompei ha iniziato una nuova stagione, quella di una ricerca archeologica intensa e del prosieguo della conoscenza del sito. Dopo il suo recupero, attraverso le messe in sicurezza di tutte le sue regiones, l’apertura di nuove domus restaurate, la restituzione alla fruizione di interi quartieri finora inaccessibili, grazie al recupero della percorribilità di quasi tutte le vie urbane, ci si può dedicare  anche  ad attività di scavo, che si affiancano alla manutenzione programmata e che consentiranno  di fornire nuove ipotesi alla storia della vita quotidiana degli antichi, in alcuni casi dando risposta a quesiti  irrisolti, come potrebbe essere per la Schola armatorarum».

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