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Emozioni porticesi di Renzo Arbore

Un concerto che è davvero stato un treno carico di emozioni: è trasparsa la gioia di fare musica insieme degli artisti e del pubblico

PORTICI (NA) – Ci siamo divertiti tantissimo. Ma mica solo noi del pubblico: capitan Renzo Arbore e l’Orchestra italiana con il loro primo concerto dopo cinque mesi di lockdown si sono goduti in pieno la ritrovata gioia di fare musica insieme nella Prateria del Bosco della Reggia di Portici, messo a disposizione dal Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II, che ha sede proprio nella Residenza reale prediletta dai Borbone.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco della Città Metropolitana di Napoli Luigi de Magistris e del sindaco di Portici Enzo Cuomo, la serata ha avuto inizio con Ernesto Murolo che, come ha ricordato Renzo, è stata una figura importantissima nel suo avvicinamento alla canzone napoletana. Certo, il terreno fertile c’era: pugliese di nascita, Arbore si è integrato perfettamente a Napoli, tanto che l’allora sindaco Nello Polese nei primi anni 90 gli concesse la Cittadinanza Onoraria, dopo un simpatico “esame” di Lingua napoletana.

Il concerto, tra un aneddoto e l’altro raccontati con ironia dall’inossidabile Renzo Arbore, è entrato nel vivo con una Ch’ella llà in puro stile country western, Guaglione in stile New Orleans Street parade, e poi Maruzzella, ‘O sarracino, brani del grande Renato Carosone, che davvero si sarebbe “consolato assaje” ascoltando le contaminazioni mediterranee e sudamericane con le quali l’Orchestra Italiana ha arricchito le sue composizioni.

Tra battute a raffica, Renzo – ha scherzato persino sulla sua età 83 anni splendidamente portati – ha parlato della sua nuova avventura: il Renzo Arbore channel.TV, assolutamente gratuito dove si può seguire la sua lunga carriera artistica e gli incontri con musicisti “eccellenti” nelle varie tappe di un tour iniziato 26 anni fa.

In fondo al palco allestito nella Prteria, uno schermo gigante dove scorrevano immagini e volti, e due laterali che inquadravano i protagonisti mentre di esibivano, permettendo a tutti di godersi lo spettacolo da”vicino”

In tanta dovizia non potevano mancare i mandolini di Raffaele La Ragione, Salvatore Esposito, Salvatore della Vecchia e la “sezione” serenate: prima tra tutte Voc’e notte, il capolavoro di Edoardo Nicolardi, eseguita in contrappunto dalle splendide voci di Gianni Conte e Barbara Bonaiuto.

È stata poi la volta delle chitarre acustiche di Michele Montefusco, Marco Manusso e Nicola Cantatore, che con iil mandolino ha accompagnato Dicintello vuie. Le percussioni dono state a cura di Peppe Sannino, la batteria di Roberto Ciscognetti, il basso di Massimo Cecchetti-

Non solo musica: Renzo Arbore si è soffermato sulle canzoni umoristiche, sulle quali ha in preparazione un libro in collaborazione con Vittorio Marsiglia. Sempre in tema, ha fatto un’incursione sul diverso modo di intenderlo secondo le regioni.

I musicisti si sono cimentati anche in brani fuori programma, e a questo punto Renzo ha invocato San Ciro perchè lo assistesse nel ricordare le parole delle canzoni.

Dopo un magistrale scherzo di mandolini, Arbore ha ricordato Luciano De Crescenzo raccontando i simpatici aneddoti che lo riguardavano.

Avviandosi alla conclusione, Renzo Arbore e L’Orchestra Italiana hanno reso oaggio a Totò con Malafemmrna, a Modugno con Piove e a Natalino Otto con Mamma non ho voglia di studiar, tipico swing italiano.

Infine, poteva mai mancare il clarinetto di Renzo? Ed ecco Smorz’e lights.

Ancora, Comme facette mammeta, Aummo aummo e una soprendente Everybody’s talkin’ dal film Un uomo da marciapiede. E ‘O surdato nammurato, il must degli artisti che vogliono infiammare il cuore degli spettatori napoletani.

Tra i brani eseguiti ci sono stati gli interventi di Mariano Caiano e i suoi (comprensibilissimi!) fonemi africani e di Peppe Sannino, che ha coinvolto tutti con un improvvisatissimo Alli uno.

Quando ormaiil concerto si avviava alla conclusione, Renzo ha regalato al pubblico atmosfere hawaiane, caraibiche e messicane per Ma la notte no, sfociato nel “gipsy” dell’assolo di fisarmonica di Gianluca Pica, la celeberrima Tanto pe’ cantà – intonata dal pubblico –  le “marcetta” Vengo dopo il tiggì e La vita è tutto un quiz. Lo schioppettante gran finale è stao affidato all’inmenticabile samba Cacao Meravigliao.

Un concerto che è davvero stato un treno carico di emozioni: è trasparsa la gioia di fare musica degli artisti, ma anche del pubblico, che ha partecipato battendo a tempo le mani e cantando a voce spiegata.

L’organizzazione del concerto, a cura di www.teatrovesuvio.org, è stata come sempre impeccabile e ha rispettato in pieno le morme governative anti-covid.

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