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Fabrizio Alessandrini, una vita per la musica

di Tonia Ferraro

Fabrizio Alessandrini, nato a Roma nel 1964, è un musicista, produttore, editore. Per amore, dopo anni di spola tra la sua città e Napoli, nei primi anni ’90 si è trasferito con la moglie a Portici. Chitarrista, compositore, ha cominciato giovanissimo con esperienze discografiche. Ha collaborato alla realizzazione di album e tour di vari artisti, tra cui Cocciante, Gazebo, Pausini. Al suo attivo brani di musica strumentale utilizzati poi in trasmissioni Rai: sua è la sigla del programma radiofonico Adesso Musica.                                                                                                                    La prima sensazione che si ha incontrando Fabrizio Alessandrini è che sia rimasto un idealista, in tutte le attività che svolge e i suoi molteplici progetti. LoSpeakerscorner ve lo presenta.

Quali sono stati i tuoi inizi?                                                                                                                                        Ero prevalentemente un musicista. L’idea di fondare nel 2003 uno spazio è stata mia e del mio socio, il carissimo amico Carlo Ventura. Volevamo creare un’etichetta indipendente da mettere a disposizione della parte migliore di musicisti italiani ed internazionali, e nacque la società editoriale Wakepress. Sede sociale a casa mia, mentre quella operativa in studi di registrazione d’appoggio quando c’è la necessità di lavori strettamente tecnici. All’interno della Wakepress sono poi nati altri progetti, che vanno dalla divulgazione, all’editoria didattica, alla tecnologia. In futuro speriamo di inserire anche la digitalizzazione attraverso i mezzi che l’informatica mette a disposizione oggi.

All’epoca c’era una certa esigenza in quanto le grandi case editrici facevano un discorso commerciale rivolta solo ad alcuni generi: miravano più che altro a risultati economici, era difficile trovare qualcuno aperto a generi diversi. Nel 2002 era già nata la No Voices Records, specializzata in produzione di musica esclusivamente strumentale. Novoices.eu è il sito dove si può trovare il catalogo, suddiviso in tre categorie: Contemporary, Classic, New entry. Siamo partiti con una serie di produzioni, fornendo un’ampia gamma di proposte per i musicisti campani prevalentemente, ma non solo.

E com’è che il progetto si è ampliato?                                                                                                                            Sì, succede che si parta in un modo e poi man mano si aggiusti il tiro. Bisogna adeguarsi al mercato … anche. L’attività di divulgazione specializzata in musica è andata così avanti: stampiamo e distribuiamo libri di didattica, di metodo, di spartiti. Spesso il nome dell’autore coincide con quello dell’artista che ha inciso il cd con noi, come nel caso del batterista porticese di fama internazionale Sergio Di Natale. Portici: una piccola città che ha una notevole densità di musicisti, alcuni dei quali hanno avuto una grossa risonanza, e tantissimi ragazzi che fanno musica. Con Di Natale abbiamo pubblicato per la NoVoices album e libri che riguardano per lo più lo strumento batteristico ma anche l’orchestrazione.

Il progetto editoriale col tempo ha avuto una evoluzione, anche se non è facile rimanere sul mercato e nello stesso tempo seguire le tendenze. Così è nata l’etichetta 80055, il codice postale di Portici, per un discorso molto più esteso sul pop e rock. Abbiamo organizzato sul territorio una serie di eventi, vetrine per gli artisti della nostra scuderia, rassegne di musica emergente e quindi prevalentemente rivolte ai giovani, esperienze molto importanti. Il passo successivo è stato quello di dar loro spazio. Ne è venuta fuoriuna compilation, Young Bands anthology, patrocinata dal Comune di Portici e prodotta a nostre spese.

Poi è nata la Sound Live Record, un progetto per artisti che non avrebbero trovato collocazione nè in NoVoices né in 80055. Oggi un disco viene registrato in studio: con l’alta tecnologia informatica vengono fuori perfetti ma magari un po’ freddi, lasciano desiderare dal lato emozionale..

Un unico progetto editoriale, tre etichette, ciascuna delle quali ha un aspetto specifico nell’ambito della nostra proposta musicale.

Qual è il ruolo del produttore?                                                                                                                                     In ambito musicale esistono in realtà due ruoli: il produttore classico, quello che sta in sala con l’artista, è il suo “altro” punto di vista. Per il musicista può infatti essere utile confrontarsi per migliorare in fase di registrazione. Poi c’è il produttore esecutivo che successivamente commercializza e promuove ciò che è stato realizzato in sala. Nella stragande maggioranza delle nostre produzioni io e Carlo Ventura ricopriamo il ruolo esecutivo. In alcuni casi, come per Francesco Scelzo e per gli Iro, un gruppo di Portici che sta lavorando al terzo album, siamo stati anche produttori di sala. La nostra è un offerta molto ampia.

Nel mondo di oggi che vuol dire produrre buona musica?                                                                                          È un discorso molto complesso. È un mondo difficile per svariate ragioni. Per questo abbiamo rimodulato il progetto: c’è bisogno di versatilità per affrontare le difficoltà. Difficoltà che incontrano sia i musicisti con una consolidata carriera che gli allievi. Oggi la risposta è sempre inferiore alle aspettative: anche musicisti affermati lanciano i loro prodotti, ma poi succede poco. Crisi economica, ma soprattutto non c’è più quella centralità della musica. Dappertutto, non solo in Italia, si è innescato un processo, complici le radio, gli stessi artisti ma anche il pubblico: ci martellano con i talent show per cui il giovane musicista pensa di potersi affermare in pochi mesi. Anche il web, se ha i suoi vantaggi, ha le sue colpe: chiunque piò mettere in rete la propria musica, generando un appiattimento. Quando mando cd alle radio, magari mi risponde solo una. Prima c’erano dei ruoli che facevano girare la musica in modo ordinato: oggi, nella web radio la pubblicità sembra confondersi con la messa in onda dei brani più popolari alternati a quelli di quarant’anni fa. E tra altri quarant’anni cosa manderanno in onda? Il livello scende sempre più perché alle scelte giuste si antepone il ritorno economico e manca il coraggio di proporre novità, far suonare dal vivo cose originali e non cover, magari davanti ad un pubblico attento e rispettoso. La musica muore se non si hanno più posti dove eseguirla live.

A Portici cosa si può fare?                                                                                                                                              Negli anni passati organizzavo la rassegna Young Bands. Il Comune di Portici fu promotore dell’iniziativa ma la produzione economica dell’album fu interamente a carico nostro. In realtà per tutte le edizioni della rassegna la mia prestazione di direttore artistico fu sempre a titolo gratuito, Non era certo un festival: non vinceva nessuno. Nessun brano è migliore di un altro: questo concetto non è accettabile perché ognuno propone quello che sente di proporre, ogni canzone è un piccolo tesoro, nel bene e nel male. Era una vetrina, un palco per le perfomance dei musicisti emergenti di Portici, e si stava affermando. Dopo questa esperienza, c’è stato disinteresse da parte dell’Amministrazione, come succede peraltro un po’ dappertutto, non solo qui. Ho anche collaborato all’allestimento della sala prove del Teatro Comunale I De Filippo, nata dal progetto dell’allora assessore Fatatis, ma poi? A Portici ci sono strutture, mezzi e comunque si ferma tutto. Io vado avani e faccio quello che posso: cerco sì persone con capacità ma anche che abbiano affinità con il mio modo di vedere, altrimenti non c’è dialogo. L’idea non è quella del profitto: praticamente reinvestiamo nelle nostre attività, perché non siamo imprenditori, ma musicisti. Certo, di “bagni” ne ho presi tanti, questo è vero, ma sono gli errori che ti fanno capire come non “farsi male”! E poi, anche se io e Carlo spesso non abbiamo gratificazioni di sorta, ci arricchiamo interiormente. 

Qual è stato il tuo ultimo lavoro come musicista?                                Nel luglio scorso è uscito il mio album Blu notte, un progetto che ho fortemente voluto. Riguardo lo stile, faccio prima a dire cosa non è: non è jazz. Sono ballads di mia composizione, tranne tre, una per ogni musicista che ha suonato con me: Sergio Di Natale, Marco Spedaliere e Mario Mazzaro. Avevano i loro impegni e non stato possibile suonare tutti insieme: ho dovuto fare una scelta tecnica registrando le tracce separatamente. A Blu notte ha partecipato come special guest anche Manuela Albano al violoncello. Era una cosa che volevo fare da tempo: non ho fatto concerti di presentazione o alcun tipo di produzione. Ho voluto semplicemente realizzarlo.

Quali i progetti futuri di Fabrizio Alessandrini e Carlo Ventura?                                                                            Abbiamo in cantiere qualcosa che attiene alla tecnologia applicata alla musica. Spesso manca questo tipo di preparazione. Quello che vogliamo fare è lavorare in questo senso in modo da poter offrire quanto più possibile, anche a musicisti già affermati.

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