biografie

Figli di Portici famosi: Giuseppe Saverio Poli

di Stanislao Scognamiglio

Si sente spesso parlare di personaggi di Portici per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende.  Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.

Giuseppe Saverio Poli è nato a Molfetta, in provincia di Bari, il 28 ottobre 1746, da  Vitangelo Poli e da Eleonora Corlè o Corleo.

Il piccolo, nato in una famiglia benestante, originaria di Chioggia è stato battezzato con i nomi: Giuseppe, Saverio, Simone, Vincenzo, Domenico, Corrado.

Sin dai primi anni di scuola, ha mostrato «… un impegno pronto e acuto, uno spirito indagatore, una curiosità sempre desta ed una grande versatilità che lo condussero ad eccellere in diversi campi del sapere».

Iniziati i suoi primi studi presso il collegio pubblico dei Gesuiti, li ha poi proseguiti presso il Seminario diocesano di Molfetta.

Diciottenne, nel 1765, dal vescovo della diocesi molfettese Celestino Pietro Antonio Orlandi (Tricase, 21 ottobre 1704 – Molfetta, 8 luglio 1775), ha ricevuto la tonsura e gli ordini minori.

Nel  1766, abbandonato l’abito clericale, per volere dei genitori, si è trasferito a Padova per seguire all’Università gli studi di medicina.

Presso l’università patavina, pur dedicatosi «… alacremente allo studio dell’anatomia, della filosofia, della botanica, continuò a coltivare la lingua greca e quella latina apprese nei suoi studi classici, la teologia e le scienze naturali», nonché la fisica e la botanica «… discipline verso cui aveva manifestato una spiccata attitudine».

Completata la formazione scientifico-letteraria, è entrato «… in contatto con letterati e scienziati di fama europea (Antonio Valsecchi, Jacopo Facciolati, Giovan Battista Morgagni, Leopoldo Marcantonio Caldani)».

All’età di ventiquattro anni, nel 1770, allo scopo di «… rendersi conto del livello raggiunto nell’insegnamento e nella ricerca da altre realtà della penisola», ha visitato diverse città italiane: Verona, Modena, Bologna, Firenze e Roma.

Trasferitosi a Napoli, laureato in medicina, ha intrapreso la professione medica. Però, dopo qualche tempo è stato richiamato a Molfetta dai genitori per esercitare la professione medica nella sua città natia.

Poco dopo il suo ritorno a casa paterna, alcuni autorevoli amici di famiglia, «… convinsero il padre a non costringerlo a vivere nell’angustia del proprio paese e a consentirgli maggiore autonomia per il raggiungimento di più ambiti traguardi».

Ritornato nella capitale del Regno di Napoli e di Sicilia, intanto, si è dedicato soprattutto allo studio delle scienze naturali.

Conosciuto e apprezzato da personaggi influenti vicini alla corte, nel 1774, è stato chiamato a insegnare storia e geografia alla Scuola Militare Nunziatella, sede del battaglione Real Ferdinando.

Nel triennio 1772-1774, ha pubblicato a Napoli, tre suoi scritti, risultati delle sue osservazioni sull’origine del tuono e del fulmine:

  • La formazione del tuono, della folgore, e di varie altre meteore, spiegata giusta le idee del signor Franklin, 1772;
  • Riflessioni intorno agli effetti di alcuni fulmini, 1773;
  • Continuazione delle Riflessioni intorno agli effetti di alcuni fulmini, ove si esamina la Dissertazione del p. Giangaetano del Muscio, relativa alle medesime.

In questi tre lavori, ha sostenuto «… le teorie di Benjamin Franklin, in particolare affermò che il fulmine, l’elettricità e il magnetismo erano fenomeni collegati fra loro e prodotti da uno stesso ‘fluido’».

Nel ruolo di docente della Scuola, dal sovrano Ferdinando IV di Borbone (Ferdinando Antonio Pasquale Giovanni Nepomuceno Serafino Gennaro Benedetto: Napoli, 12 gennaio 1751 – ivi, 4 gennaio 1825), ha ottenuto «… l’onore dell’uniforme militare, il grado di Luogotenente e un diploma di lode».

Nel 1777, date alle stampe le sue prime lezioni del corso , con il titolo di Lezioni di geografia e di storia militare, gli è stato conferito il grado di tenente.

Dal 1775, dovendosi riformare l’organizzazione dell’Accademia militare, ha effettuato molti viaggi negli Stati Italiani, in Germania, in Inghilterra e in Francia, con l’obiettivo di «… studiare l’organizzazione e il funzionamento di istituzioni simili, ma anche delle scuole e delle università».

In queste occasioni, ha preso contatto, conosciuto e stretto rapporto d’amicizia e di corrispondenza con i più rinomati fisici e con i più autorevoli esponenti del mondo scientifico europei del tempo.

Inoltre, collezionista, durante i suoi viaggi ha raccolto conchiglie, farfalle del Surinam, utensili adoperati dalle popolazioni indigene delle isole «… dell’Oceano Pacifico e altre curiosità provenienti dalla Cina», oggetti d’arte, monete e medaglie antiche e moderne provenienti da diversi Paesi europei

Con una ricca collezione di reperti, presso la sua abitazione, ha allestito un pregevole museo privato di storia naturale, «… divenuto, a partire dal 1778, una delle attrazioni della capitale del Regno».

Il museo, denominato Poliano, fatto acquistare dal re Ferdinando per 15.000 ducati, dal 1816, è stato allocato nel monastero di S. Lorenzo. Successivamente, nel 1826, mentre le collezioni naturalistiche furono distribuite fra il Museo zoologico e il Museo mineralogico dell’Università degli Studi di Napoli, le collezioni numismatiche, donate al regnante Francesco I, suo ex allievo, confluirono nel Museo borbonico,.

A partire dal 1778, spinto dal suo interesse per le scienze naturali, per approfondire le sue conoscenze «… dei molluschi mediterranei forniti di conchiglia, o testacei», ha allestito un vivaio ricco e diversificato, divenuto ben presto un museo vivente di storia naturale.

Valente fisico, si è premurato di curare il Gabinetto di fisica della Scuola Militare, dotandolo delle più moderne apparecchiature, acquistandole direttamente in Italia e all’estero.

Insigne scienziato, «.. tra gli eletti spiriti, i quali fecero bello il lume del sapere con la santità della vita e la soavità dei costumi», ha raggiunto una tale notorietà da essere «… detto il Plinio di Napoli».

Per i suoi indiscussi meriti scientifici, è stato nominato socio pensionario della:Reale Accademia delle scienze e belle lettere di Napoli.

È stato, altresì, socio delle maggiori accademie e di numerose istituzioni scientifiche e culturali italiane e straniere, fra le quali: Istituto d’incoraggiamento di Napoli, Reale Accademia borbonica di Napoli, Istituto delle scienze di Bologna, Accademia delle scienze di Torino, Accademia delle scienze di Siena, American Philosophical Society of Philadelphia.

Successivamente, al suo ritorno a Napoli, nel 1780, ottenuto l’insegnamento della fisica sperimentale presso il Collegio medico dell’Ospedale degli Incurabili, ha assunto lo status di professore della Reale Università degli Studi Napoletana.

A Napoli, ha stretto amicizia con eruditi «…quali l’arcivescovo di Taranto mons. Giuseppe Capecelatro, il magistrato Salvatore Fusco, il medico Domenico Cotugno». Con loro, anch’essi cultori delle monete antiche, ha dato vita a un cebnacolo numismatico.

In attesa dell’inizio dei corsi accademici da tenere agli Incurabili e all’Accademia, ha pubblicato, nel 1780, il Breve ragionamento intorno all’eccellenza dello studio della natura e, nel 1781, il Ragionamento intorno allo studio della natura e la prima edizione degli Elementi di fisica sperimentale.

Quest’ultimo lavoro «… fu adottato come libro di testo da Alessandro Volta per le sue lezioni universitarie a Pavia e studiato dal giovane Giacomo Leopardi».

In questi anni, godendo anche della stima incondizionata del monarca Ferdinando IV di Borbone, «… per la chiara fama conquistata, per la sua probità, per la sua indole» e non ultimo, per la sua enciclopedica cultura, è stato prescelto dal regnante e destinato a ricoprire l’incarico di istitutore e maestro del principe ereditario Francesco di Borbone (Francesco Gennaro Giuseppe Saverio Giovanni Battista: Napoli, 19 agosto 1777- ivi, 8 novembre 1830).

Per adempiere al meglio al delicato e importante compito, ha rinunciato alla cattedra accademica.

Quale testimonianza della stima accordatagli dai sovrani duosiciliani, da re Francesco I di Borbone, nel frattempo asceso al trono, ha ottenuto, «… in aggiunta al titolo di Cavaliere dell’Ordine Reale di San Giorgio, l’onore di Commendatore dell’Ordine di San Ferdinando».

Continuando nella sue osservazioni fisiche, nel 1784, ha scritto alcune memorie riguardanti l’elettricità, il magnetismo e le sue applicazioni in campo medico.

Tre anni dopo, nel 1787, ha dato alle stampe a Venezia il primo volume della sua opera più nota, Elementi di fisica sperimentale. Un lavoro, in 6 volumi, «… che per il rigore scientifico e la valenza didattica fu adottato in collegi, licei e Università d’Italia e fu studiato da scienziati non solo italiani ma di altri paesi europei», che ha avuto numerose edizioni e ristampe.

Nel 1788, riprendendo le precedenti memorie sull’argomento, ha steso le Osservazioni fisiche concernenti l’elettricità, il magnetismo e la folgore, uscite negli Atti della Reale Accademia delle scienze e belle lettere.

Disponendo di tempo e di mezzi, intorno al 1788, «… con l’aiuto del suo assistente Stefano, Delle Chiaie » ha iniziato a stendere una nuova impresa editoriale.

Così, a conclusione di un forte impegno, quarantacinquenne, nel 1791, ha pubblicato a Padova il primo volume del Testacea utriusque Siciliane eorumque istoria et antome tabulis aeneis.

Quattro anni dopo, nel 1795, sempre a Padova, ha pubblicato il secondo volume della monumentale opera.

Nei due volumi, corredati da bellissime tavole illustrate, ha presentato una descrizione dei molluschi viventi nelle acque marine e dolci del Regno di Napoli e di Sicilia.

Grazie a quest’opera, «… pregevolissima per la numerosità e per la scelta delle conchiglie, per l’accuratezza delle descrizioni delle caratteristiche e delle proprietà di ciascuna, per le proprietà delle disquisizioni scientifiche ma anche perla bellezza delle incisioni, per la bellezza dei colori, per l’eleganza delle stampe», si è reso celebre in tutta Europa.

Nel 1796, è intervenuto presso la famiglia «… Gallarati-Scotti, feudatari di Molfetta, per affrancare la città da questo servaggio». Purtroppo. però, «… l’accordo svanì per il deciso e lungimirante intervento dell’arciprete Giovene».

A causa dei turbamenti politici determinati dall’invasione francese nel Regno di Napoli, alla fine del 1799, ha seguito la famiglia reale Borbone a Palermo.

Il 25 maggio 1801, è stato nominato tenente colonnello di fanteria.

Nello stesso anno, ha assunto il ruolo di presidente del Real Convitto militare, incarico rinnovatogli anche nel 1802.

Caduta l’effimera Repubblica Partenopea (23 gennaio – 19 giugno 1800), con la prima restaurazione, rientrato a Napoli, ha trovato «… la casa saccheggiata ed il museo e la raccolta depredati degli esemplari più e importanti».

Tra il 1803 e il 1805, è stato comandante della Real Accademia militare della Nunziatella.

Dal 1819 al 1820, dell’Istituto d’incoraggiamento di Napoli, a cui è stato ascritto nel 1816, ne è stato presidente e, infine. presidente perpetuo.

Nel 1820, la «… capacità di un uomo consumato nella politica, e la fedeltà di un ministro superiore alle debolezze, che seco porta l’ingrandimento. Tutte le virtù lo accompagnano, il disinteresse che le ricchezze disdegna, lo zelo che osa parlar senza tema, la verità che si mostra senza intingimento» lo hanno portato a far parte del Consiglio di Stato, in rappresentanza della circoscrizione di Bari.

A lui sono dovute:

  • la scoperta delle vescicole interradiali del sistema acquifero degli Echinodermi, che portano il suo nome;
  • l’invenzione dell’ergometro, ossia lo strumento ideato per misurare la forza muscolare dei molluschi bivalvi.

Negli ultimi due decenni di vita, si è cimentato anche nella composizione di opere poetiche, tra le quali risaltavano Viaggio celeste. Poema astronomico, in due volumi del 1805; Saggio di poesie italiane e sicule, del  1814; Inno al Sole.

Negli ultimi giorni della sua vita, ha ricevuto la visita del re Francesco I di Borbone. Il sovrano, . rimastogli «… perennemente legato da vincoli di amicizia e affetto», ha voluto recarsi al suo capezzale per dargli conforto.

Il medico, biologo e naturalista Giuseppe Saverio Poli, a settantanove anni di età, si spegne a Napoli, il 7 aprile 1825.

Figura eclettica, è stato autore di numerosi saggi, frutto dei suoi studi naturalistici e non, che hanno interessato diversi argomenti: non solo la fisica, ma anche la meteorologia, la geologia, la zoologia, la geografia, la storia militare, la poesia, il canto.

Altre sue opere sono:

  • Lezioni di geografia e di storia militare, 1774-1776;
  • Congetture sulle tempeste, che sogliono succedere alle aurore boreali, 1778;
  • Lettera a sua Eccellenza il Sig. D. Francesco Pignatelli de’ principi di Strongoli, 1780;
  • Memoria su di un nuovo micrometro di riflessione diretta al Sig. De La Lande, 1780;
  • Annuncio agli amatori della storia naturale, 1789;
  • Pel felice ristabilimento delle altezze reali dall’innesto del vajuolo. 1790;
  • Il trionfo della clemenza per celebrare il felicissimo ritorno in Napoli de’ nostri augusti sovrani Ferdinando IV e Maria Carolina d’Austria, 1791;
  • Pace serena e stabile. Poesia. Posta in Musica dal dilettante D. Marcello Perrino, 1791-1810;
  • L’Avventura benefica. Dramma per musica, 1797;
  • Memoria sul tremuoto de’ 26 luglio del corrente anno 1805, 1806;
  • Breve saggio sulla calamita e sulla sua virtù medicinale, 1811;
  • Traduzione in versi italiani del Miserere e del De profundis, 1824;
  • De Pterotrachea observationes posthumae, 1828;
  • Breve saggio di cosmografia, 1830.

Nastrini delle onorificenze ricevute:

 Cavaliere dell’Ordine Reale e Militare di San Giorgio della Riunione

 Commendatore del Reale Ordine di San Ferdinando e del merito

Nel parco della reggia porticese, Giuseppe Saverio Poli ha condotto i suoi studi sullo sviluppo embrionale dei molluschi.

Il sovrano del Regno delle Due Sicilie, Ferdinando I di Borbone, ha ordinato «… che la piscina della residenza reale di Portici fosse fornita» di tutte le diverse specie di molluschi del genere Argonauta.

Pertanto, i molluschi viventi nei mari del Regno, catturati vivi dai pescatori dell’Adriatico e del Mediterraneo, vengono recapitati a Portici..

Il re ha anche ordinato che la piscina, fornita dei molluschi, fosse messa a sua disposizione, per condurvi i suoi studi.

A Portici, quindi,  «… spinto da alcune considerazioni di celebri naturalisti del tempo che avevano tacciato di ignoranza e di pigrizia gli abitanti delle cosate dell’Adriatico e del Mediterraneo per non essere mai riusciti a dare un fattivo contributo alla conoscenza della fauna marina di quei mari» ha continuato le sue ricerche sui molluschi del genere Argonauta.

Questi animali marini sono stati tenuti in cattività nella piscina, che orna il parco della del palazzo reale.

Il pioneristico impianto d’acquacoltura è stato messo sua a disposizione dal sovrano delle Due Sicilie Ferdinando I di Borbone.

Lo scienziato, quindi, può agevolmente «… studiare e osservare la schiusa delle uova e il successivo sviluppo dei neonati, che erano del tutto simili al polpo Argonauta».

L’antesignano della moderna biologia marina, dimostra «… che le uova erano dello stesso polpo e non d’altri animali».

Nel 1999, Giuseppe Saverio Poli è stato commemorato dal Circolo Filatelico Molfettese con la realizzazione di un’artistica medaglia celebrativa.

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2 pensieri riguardo “Figli di Portici famosi: Giuseppe Saverio Poli

  • Eduardo Pilone Poli

    A quanto già brillantemente ed encomiabilmente illustrato dal Dr. Stanislao Scognamiglio mi permetto di aggiungere solo poche righe: Al principio del 1824 la salute del Poli incominciò a pregiudicarsi
    per poi aggravarsi sempre più al principio del 1825 proprio quando ebbe la grande gioia di vedere assurgere al trono di Napoli il suo prediletto allievo Francesco II che, in occasione del suo giorno onomastico conferì al Poli l’onorificenza di Cavalier Commendatore del Real Ordine di San Ferdinando e del Merito accompagnandola con questa toccante lettera:

    Napoli , 19 marzo 1825
    Mio caro Poli,
    quantunque io non abbia un momento di respiro, pure non voglio
    mancare di augurarvi ogni sorta di prosperità, delle quali prego
    caldamente il Signore che vi ricolmi per una lunga serie di anni,
    come vi meritate, e come vi desidera chi tanto vi deve e che vi
    conosce dall’infanzia sua. Non credo necessario di far molte frasi
    e di ricercare termini o espressioni, per provarvi i miei sentimenti
    a vostro riguardo; il mio cuore essendovi noto ne’suoi più
    renconditi angoli. Nel presente vostro giorno onomastco, che il
    gran Patriarca di cui portate il nome, vi faccia rivedere ancora per
    moltissimi anni, ho creduto che vi potesse essere grato, più d’ ogni
    altro regalo, un segno della mia stima per voi, e della mia
    riconoscenza per tutti i lunghi e veramente amichevoli servigi che
    mi avete prestati. Desidero che la vostra salute vi permetta presto
    di arrecarmi la consolazione di rivedervi, e di potere col vivo delle
    voce ripertervi questi miei sentimenti, co’ quali sono per la vita.
    – vostro affezzionatissimo Amico – Francesco

    Complimenti come sempre al Dr. Stanislao Scognamiglio.
    Cav. Dr. Eduardo Pilone Poli

    Rispondi
  • Preg.mo Cav. Dr. Eduardo Pilone Poli
    ringraziarla per l’attenzione e per il più che lusinghiero commento è poca cosa, rispetto ai ringraziamenti dovuti per avermi fornito un preziosissimo assist e l’opportunità di poter leggere l’importantissima testimonianza allegata.
    Stanislao Scognamiglio

    Rispondi

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