biografie

Figli di Portici famosi: l’abate, monsignor Giuseppe Caprioli

di Stanislao Scognamiglio

Si sente spesso parlare di personaggi di Portici per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende.  Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.

Giuseppe Caprioli è nato nel palazzo reale di Caserta il 19 marzo 1794, da Ciro Caprioli, «… “uffiziale di bocca” del re Ferdinando».

Avendo il padre seguito la famiglia reale Borbone in Sicilia, dal 1799 al 1802 e dal 1806 al 1815, ha vissuto a Palermo.

Nel capoluogo siciliano, all’età di 12 anni, è entrato «… nel collegio Massimo dei gesuiti a Palermo ed ebbe direttore spirituale il padre Strasoldi, poi confessore del re; vestito l’abito ecclesiastico, fu ammesso, nel 1807, come chierico distinto, nella reale cappella palatina».

Nel 1812, a soli 17 anni, è stato chiamato a prestar servizio nella segreteria particolare del re di Napoli e di Sicilia Ferdinando IV di Borbone.

Contemporaneamente all’impiego presso la segreteria di Stato, ha studiato «… filosofia e geometria nel seminario palermitano, integrandole con lo studio del diritto canonico e della teologia dogmatica».

Alla riconquista del Regno da parte della famiglia Borbone, divenuto un influente personaggio della segreteria particolare del re, «… grazie alla conoscenza delle lingue francese e inglese», nel maggio del 1815, ha potuto seguire il sovrano nel viaggio a Messina e a Napoli.

Intanto, ordinato sacerdote, è stato nominato abate di Santa Maria di Melanico.

Nella duplice veste di abate concordatario e cappellano del re, nell’ottobre – novembre del 1919, ha accompagnato a Roma il monarca, «… in visita ufficiale dopo la conclusione del concordato. A Roma il re Ferdinando lo presentò al papa Pio VII come suo diletto servitore, e il papa moltiplicò onori e regali al giovane prete».

Negli tumultuosi ultimi anni di regno di Ferdinando I, ha svolto delicati incarichi e segrete missioni diplomatiche di fiducia. Infatti:

  • nel 1820, dopo la rivoluzione di luglio mentre il re, «… mostrava in apparenza favore ai liberali, ha trattato «… con ambasciatori e ministri stranieri contro il nuovo governo» e ha accompagnato il re al congresso di Lubiana;
  • nel successivo maggio 1821, per disposizione reale, ha curato l’introduzione del la redazione del protocollo nel Consiglio di Stato e la riforma della segreteria particolare;
  • nel 1822, preso il posto di segretario di Stato, ha seguito «… il sovrano al congresso di Verona e successivamente a Venezia e a Vienna».

Con l’avvento al trono di Francesco I di Borbone, non solo ha conservato le precedenti cariche ma è stato anche nominato componente del Consiglio dei ministri. In tale ruolo, ha visto accrescere oltre misura la sua influenza negli affari di Stato e di corte.

Nel 1825, ha accompagnato il re a Roma, dove «… conobbe nell’occasione papa Leone XII, e a Milano per la riunione dei sovrani, a Genova e in Toscana».

Nel 1829, partito il re per accompagnare la figlia Maria Cristina in Spagna, ha assunto l’incarico di  consigliere del principe vicario.

Dal 1830 al 1840, al servizio del re Ferdinando II di Borbone, ha esercitato «… un ascendente ancora maggiore che sui precedenti sovrani».

Occupandosi, simultaneamente, di questioni di Stato e di corte: ha condotto felicemente «… a termine le trattative matrimoniali di Ferdinando con la principessa Maria Cristina di Savoia, avendone da Carlo Alberto considerazione, onorificenze e doni».

Nel 1831, in seguito alla riforma della segreteria particolare del re, è stato nominato segretario particolare, con l’obbligo d’intervenire nel Consiglio dei ministri.

Nel 1833, è stato nominato anche segretario del Consiglio di Stato con diritto di voto.

Negli anni 1828 – 1840, a seguito della «… complessa questione per l’appalto degli zolfi della Sicilia, che era sorta tra il governo napoletano e l’Inghilterra, ha segnato l’inizio della fase discendente della sua carriera. L’aver ritenuto, infatti, la «… composizione della vertenza come un proprio successo», ha provocato il malcontento popolare e l’irritazione di Ferdinando, che aveva dovuto accettare condizioni ritenute umilianti, fecero declinare il suo credito».

Da allora, dal sovrano, non gli è stato più consentito di partecipare al Consiglio di Stato; seppur riconfermato nell’incarico di segretario particolare, gli è stata tolta ogni funzione; gli sono stati sospesi i proventi dei consistenti legati, ottenuti dai precedenti sovrani della stesura all’atto delle loro disposizioni testamentarie, da lui curate e gli «… è stato concesso di ritirarsi a Portici per due mesi».

Ciò nonostante, da Ferdinando II di Borbone, che ha voluto attestargli «…la sovrana soddisfazione pe’ suoi lunghi, distinti ed onorati servigi», con decreto del 15 aprile 1841, «… lasciando la carica di Segretario particolare di S. M., vien promosso a Vice-presidente della Consulta de’ dominii di qua del Faro».

Ha mantenuto quest’ultima carica fino al febbraio del 1848, allorquando, con motu proprio, il sovrano lo ha esonerato totalmente dal servizio.

Durante la sua permanenza nella cittadina vesuviana, protrattasi oltre il tempo accordatogli, dal settembre 1849, successivamente all’arrivo del sommo pontefice a Portici,  ha avuto «… familiarità con l’esule Pio IX che lo avrebbe voluto con sé come tesoriere di Stato per fargli riordinare le finanze pontificie con la prospettiva della porpora in caso di successo; ma il re di Napoli non permise al suo suddito di uscire dal Regno».

L’abate, monsignor Giuseppe Caprioli muore a Portici, nel giorno di mercoledì 30 marzo 1870, all’età di settantasei anni, «… nella più assoluta oscurità».

Il suo cadavere viene sepolto nel cimitero di Portici, all’interno della cappella dei frati minori.

Per volontà del re Francesco I di Borbone, gli è stato eretto un monumento funebre. Sulla «… grande tomba di marmo bianco; in alto recita:

«A Giuseppe Caprioli, figlio di Ciro, oriundo della terra Ca­sertana, che disposto per la sua stessa natura ad osare qualsiasi grande impresa, segretario di Ferdinando I, Re delle Due Sicilie, e poi di Francesco I e di Ferdinando II, e loro consi­gliere nelle più gravi deliberazioni, per la sua genialità nell’ideare e per la sua abilità nel condurre a termine – le opere -, si attirò tanta benevolenza e stima, che gli stessi Sovrani in qual­siasi luogo, secondo le circostanze, avessero dovuto andare non permettevano che mai si allontanasse da loro e gareggiavamo nel segnalarlo tra i benemeriti dell’erario; eletto tra i 24 uomini, il cui compito era di salvaguardare i diritti della Chiesa e dello Stato uomo di sperimentata sagacia, nel visitare il Regno quale vicerè, risollevò alcune importantissime questioni, quasi sepolte, e non poche fece risolvere secondo la conclusione desiderata.

Al Sacerdote esemplare, quantunque innalzato al sommo de­gli onori ed esaltato con titoli e dignità di moltissimi ordini e con diplomi molto onorifici dai nostri Sovrani come dai più potenti di Europa, la semplicità dell’animo, l’onestà della vita, il singolare disinteresse, la continua e generosa bene­ficenza verso gli infelici meritarono questo monumento, che Francesco I, per volontà espressa nel suo testamento, gli fece innalzare. A 76 anni mutò la sua vita terrena con la vita immortale, il 30 Marzo del 1870 dopo la Divina Redenzione».

«… Soggetto adorno di tutte le virtù, è meritevole di entrar nell’ordine de’ primi Arcivescovi, e di occupar li cappello Cardinalizio»:

  • nel 1825, dall’imperatore d’Austria Francesco II Francesco = Giuseppe Carlo Giovanni d’Asburgo-Lorena (Firenze, 1768 – Vienna, 1835), è stato decorato con la Croce dell’Ordine reale di Santo Stefano d’Ungheria.
  • nel novembre del 1831, è stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone

Onorificenza ricevuta:

 Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine reale di Santo Stefano d’Ungheria

 Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone

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