Società

Flammae Ardenti Animus Ardens …

di Michele Di Iorio

In  Italia il primo corpo specialista dei Vigili del Fuoco nacque a Napoli nel 1806, su esempio francese. Sorsero poi quelli Firenze, quello pontificio a Roma e quindi a Milano. Venne riordinato secondo criteri più moderni per l’epoca nel 1833.

Storicamente, il primo promotore di un Corpo dei Pompieri fu l’imperatore Ottaviano Augusto, che nel 47 a.C. fornì Roma di 600 specialisti antincendio. Dieci anni dopo Roma aveva un corpo di 7000 pompieri, tutti liberti, divisi in 49 coorti militari. Anche Pompei sotto l’imperatore Tiberio annoverava 7000 pompieri.

Già la Francia napoleonica, partendo da un organico di 376 specialisti regolari, nel 1805 ne contava 7000 a Parigi e così negli altri dipartimenti del Paese.

A Napoli, il fratello di Napoleone, re Giuseppe Bonaparte, pensò dunque di istituire nel 1806 una compagnia civica di vigili pompieri. Il primo direttore del Corpo fu il capitano ingegnere del Genio Carlo Diversi, sotto gli ordini del direttore di Polizia generale, a sua volta sotto il ministro degli Affari Interni del regno, Cristoforo Saliceti.

Rientrati i Borbone, non vennero riconosciuti gli stipendi ai pompieri che rientrarono nei ranghi militari dei Genieri del regio esercito. Quando però nel 1816 scoppiò un incendio al Teatro di San Carlo, la Compagnia civica dei Pompieri su richiesta del ministro Medici, presidente del Consiglio dei ministri del Regno delle Due Sicilie, venne prontamente ripristinata da re Ferdinando.

L’uomo che riordinò i Pompieri napoletani fu Francesco del Giudice, figlio del generale Raffaele. Studiò alla  Scuola di Ingegneria napoletana per Ingegneri di Ponti e Strade, fondata nel 1811 da Gioacchino Murat. Allievo dei professori De Angelis e Tucci, fu uno studente modello.

Alla scuola militare della Nunziatella conseguì il brevetto di Alfiere del Genio Militare, e  quindi venne assegnato come tenente alla nuova Compagnia, istituita con decreto regio di re Ferdinando II Borbone due Sicilie il 3 novembre del 1833. I pompieri erano accasermati nell’ex convento trecentesco  della Pietrasanta, in via del Sole n. 10: erano 133 pompieri.

Dopo la laurea in Ingegneria civile, nel 1838 Ferdinando nominò Francesco del Giudice capitano comandante del Corpo dei Pompieri di Napoli. Apportò riforme tecniche e fece dotare gli uomini di elmi in acciaio, asce, pale e scale di ferro uncinate  mobili, le stesse usate  dai lampionai napoletani. Perfezionò inoltre il carro trainato dai cavalli, dotandolo di una pompa idraulica azionata da caldaia a vapore. Studiò i sistemi europei di salvataggio, in particolare tappeto grande a scivolo. Anche dopo il 1860 Francesco del Giudice mantenne il comando del corpo pompieristico napoletano.

La Compagnia civica dei Pompieri napoletani ricopriva diversi compiti, soprattutto di viglilanza presso luoghi affollati, come i teatri o cerimonie ufficiali.

Nel 1839 il re benedì la bandiera militare del Corpo e ascoltò per la prima volta la Banda musicale dei Pompieri di Napoli.

La Compagnia intanto in 6 anni di attività continua era passata da 133 a 200 pompieri effettivi.

Nel 1840 i Pompieri di Napoli guidati dal capitano Del Giudice, si distinse nello spegnimento del  terribile incendio della fabbrica dei tabacchi in della fabbrica dei tabacchi in vicolo Scotellari. Salvarono la vita a molte persone, in gran parte passanti e operai.

Fu dopo quell’incendio che re Ferdinando approvò l’introduzione delle divise ignifughe, realizzate su progetto del Del Giudice, e delle mascherine per il viso degli uomini in azione. Con il tempo introdusse la tromba antincendio e l’avviso elettrico. Fece una lotta senza quartiere ai piromani usando non solo acqua ma anche deossidanti e terreno non umido. Era orientato a seguire tutte le nuove tecniche di prevenzione perfezionadole ulteriormente, tanto che si fece notare al Congresso degli Scienziati di Napoli del 1845.

Il re lo fece nominare socio  del Reale Istituto d’Incoraggiamento di Napoli, un’affiliazione scientifica, nei cui archivi vennero raccolte tutte le sue pubblicazioni, che spaziavano su vari temi, come le indicazioni per il primo soccorso delle persone in caso di asfissia o annegamenti. Nel 1846 per volontà del re fu fatto socio anche dell’Accademia Ercolanense, in omaggio alla sua geniale idea dell’introduzione del ponticello di sollevamento automatico antincendio e di soccorso.

Gli interventi dei Pompieri di Napoli furono tantissimi e mitici: soccorso di bambini in pericolo di caduta da edifici o gatti sugli alberi, persone salvate da allagamenti, da frane urbane, crolli parziali e totali, oltre che naturalmente incendi. Nel 1848, giunti via mare da Pozzuoli, domarono l’incendio nel carcere di San Michele a Procida, appiccato proprio dagli ergastolani. Nello stesso anno, il  15 maggio, spensero i focolai d’incendio appiccati sulle barricate dai rivoltosi e l’esteso incendio di Palazzo Gravina.

Nel 1851 i Pompieri operarono per la prima volta in Sicilia, a Palermo: la Compagnia di Salerno mise in salvo gli alluvionati, e qualche mese dopo i terremotati di Meli.

Francesco Del Giudice morì a Napoli il 7 febbraio del 1880. Gli furono resi gli onori militari dai suoi Pompieri della caserma storica di vico del Sole e da ufficiali provenienti da tutta Italia e dall’estero. Alle sue esequie parteciparono autorità militari e civili, dell’Arcivescovato di Napoli e una delegazione in rappresentanza di re Umberto II,  che inviò un telegramma di cordoglio. Il corteo fu accompagnato con l’inno funebre intonato dalla sua amatissima Banda dei Pompieri in divisa storica del 1833.

Riordinati dal 1935, dal 1938 la denominazione Pompieri venne sostituita da quella di Vigili del Fuoco. Divenne un unico corpo pompieristico nazionale.

In ricordo della gloriosa Compagnia Civica dei Pompieri napoletani nella sede storica in vicolo del Sole n.10 lo scorso 5 luglio è stata inaugurata la Galleria Storica dei Vigili del Fuoco, alla presenza delle autorità e affezionati sostenitori del Corpo, tra uno sventolio di bandiere storiche e le note della la Fanfara dei Pompieri in divisa storica borbonica. Si tratta di un museo permanente in cui sono esposti materiale, documenti e immagini sull’attività dei Vigili del Fuoco  a partire dal 1806.

Oltre ad alcuni quadri e stampe, vi si trova anche il presepe in stile settecentesco costruito dal  comandante in congedo dei VVFF Gaetano Romano, ebanista d’eccezionale ingegno.

 

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