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Francesco Scelzo e la sua chitarra

di Tonia Ferraro

Francesco Scelzo, classe 1990, è un Maestro di Chitarra di Portici. Talento naturale, ha iniziato da giovanissimo. Tra lui e la chitarra è stato amore a prima vista: oggi continua a studiare, ma nello stesso tempo si dedica all’insegnamento, l’altra sua grande passione.

LoSpeakersCorner l’ha incontrato Francesco davanti un buona tazza di caffè.

Ci parli un po’ di te?

Questo è un momento positivo della mia vita, sia professionale che personale. Attualmente i due aspetti convivono in me in sintonia: l’attività di docente e quella di musicista. Per quanto riguarda l’insegnamento, sono fortunatamente entrato in ruolo, e insegno alla sezione Musicale del Liceo Scientifico Francesco Severi di Castellammare di Stabia. L’attività di concertista procede comunque: sto ancora portando in giro Mood Swings, il mio ultimo lavoro discografico. È dedicato alla musica jazz, con la particolarità di essere eseguita sulla chitarra classica.

Che stile suoni?

Suono brani standard, appartenenti alla cultura jazz primordiale, datati dagli anni ’30 in poi. La chitarra classica  veniva usata per altri repertori. Sono convinto che sia uno strumento adatto anche al jazz, e lo dicono anche coloro che hanno ascoltato l’album.

Ma non sei nato come chitarrista classico?

Si. Ho studiato al Conservatorio San Pietro a Majella, dopodichè ho fatto un master a Londra, dove mi sono laureato nel 2012. Un anno decisivo per me: tornato in Italia ho potuto iniziare il percorso dell’insegnamento nelle Scuole Medie. Due anni a Ischia, varie supplenze e incarichi. Parallellamente sono riandato a studiare per altri tre anni al Conservatorio per specializzarmi in Didattica della Musica, dal momento che mi ero appassionato al percorso di docenza, che oltretutto non interferiva con l’attività concertistica. Potevo fare tutt’e due le cose senza problemi. Conseguito il TFA – l’abilitazione all’insegnamento – ho potuto partecipare al Concorso a Cattedra per entrambe, Primarie e Secondarie, e fortunatamente li ho vinti. Prima ho insegnato alle Medie, e quest’anno ho deciso di passare alle Superiori. Una scelta ragionata, e al Liceo ho trovato quello che mi aspettavo: senza nulla togliere alla precedente esperienza, oggi mi interfaccio con ragazzi più maturi che hanno scelto un percorso altamente specializzante. Hanno la “testa” per la musica: in loro ritrovo me ragazzino.

Il Liceo Severi è una scuola pubblica?

Si. In genere questo tipo di scuola è privata, ma questa bella realtà di Castellammare di Stabia tra i vari indirizzi ha anche quello Musicale: oltre alle materie curriculari, gli allievi hanno ore in più dedicate all’apprendimento della Musica. E proprio perchè si tratta di un percorso specializzante, praticamente facciamo lezioni singole.

Quali sono i tuoi progetti?

Il primo album  fu Welcome, una commistione di brani classici e latino-americani. Mood Swings è il mio secondo album, edito dalla casa discografica porticese Sound Live Record, che mi supporta e aiuta a portarlo in giro. Si tratta di un’etichetta jazz che spazia anche in altri mondi musicali: Fabrizio Alessandrini e Carlo Ventura producono grandi nomi della scena italiana e non solo. È stata una gran fortuna per me aver incontrato loro.

Si è verificata una sorta di scissione dal mondo classico: ho cominciato con la chitarra a sei corde, ma sin da piccolo ho sperimentato il basso, la chitarra elettrica, strumenti alternativi che, se qualche maestro addirittura proibiva, mi hanno dato un’apertura mentale verso la buona musica. E questo è quello che sto cercando di trasmettere ai miei allievi.

Come ti approcci con i tuoi studenti?

Le nuove generazioni hanno in testa tutt’altro… del resto alla loro età anch’io la pensavo diversamente. La musica rock non è il male: molte cose della musica moderna le ritroviamo nei grandi Maestri dei secoli passati, magari ritrasportate in altri modi, ma non sono novità. Oggi purtroppo si va verso un’altra strada: si è un po’ perso il contatto con lo strumento come potevano averlo i musicisti degli ’70, ad esempio.

Cosa insegni ai tuoi giovani musicisti?

Certamente ad essere open minded verso la musica. È questo che cerco di trasfondere nei miei allievi, magari facendo fare loro l’analisi di brani pop commerciali: sottolineo la similitudine dei giri armonici, tanto che è possible prevedere l’accordo successivo anche se  non si conosce la canzone. Uno dei ragazzi in un pezzo ha trovato un’assonanza con la band AC/DC. Sono stimolati a trovare altre similitudini, anche nel repertorio classico, difficile da proporre ai giovani d’oggi. Entrare nel mondo della Musica è difficile, ma la tecnologia attuale aiuta: magari basta un video perchè si possa essere notati da un produttore, e bisogna perciò premere anche su questo. Quello che è più importante è che capiscano, però, che senza studiare non si va da nessuna parte: io stesso, con meraviglia dei miei studenti, studio costantemente. Non basta solo il talento, ma per rimanere nel mondo della musica sono essenziali disciplina e sacrificio, tener in costante allenamento tutti i cinque sensi.

A quando il tuo prossimo concerto?

Tra poco: lunedì 5 febbraio alle 18.30 sarò ospite di Il Teatro cerca casa del Maestro Manlio Santanelli, il grande drammaturgo. Ecco, tutto torna: come nell’800 si fa musica nei salotti.

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