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Genesi al Pan, l’ultimo lavoro di Salgado

di Renato Aiello

NAPOLI. A un anno di distanza dalla retrospettiva su Steve McCurry e a pochi mesi dalla mostra antologica di Helmut Newton, al Pan Palazzo delle Arti di Napoli torna la grande fotografia internazionale. Questa volta tocca al più grande fotografo documentarista vivente, Sebastiao Salgado, cui qualche anno fa persino Wim Wenders dedicò un film che ricevette candidature e nomination all’Oscar, dal titolo Il sale della Terra, pellicola diretta insieme a Juliano Ribeiro Salgado, figlio del fotografo. Arriva al PAN Genesi, l’ultimo grande lavoro del fotografo brasiliano, visitabile da mercoledì 18 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018, con lo speciale incontro, previsto per il pomeriggio di martedì 17 ottobre al Maschio Angioino alle 16, proprio con l’autore che sarà intervistato da Roberto Koch nella Sala dei Baroni.

“Un fotografo è letteralmente qualcuno che disegna con la luce. Un uomo che descrive e ridisegna il mondo con luci e ombre”, così all’inizio del film di Wenders Salgado definiva la fotografia, facendo riferimento all’etimologia della parola stessa. E questo afflato artistico, vera e propria poetica autoriale prima ancora di essere una cifra stilistica, non manca ovviamente in Genesi, un’opera che è sguardo appassionato, teso a sottolineare la necessità di salvaguardare il nostro pianeta, di cambiare il nostro stile di vita, di assumere nuovi comportamenti più rispettosi della natura e di quanto ci circonda, di conquistare una nuova armonia. Un viaggio alle origini del mondo per preservare il suo futuro.

La mostra è nata da un viaggio alla scoperta della bellezza nei luoghi più remoti del Pianeta, durato 8 anni. Curata da Lélia Wanick Salgado su progetto di Contrasto e Amazonas Images, la mostra è frutto della collaborazione di Civita Mostre con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli.

L’esposizione è già straordinaria protagonista di un tour internazionale che ha riscosso un grandissimo successo. Potente nella sua essenziale purezza, il messaggio di Genesi è incredibilmente attuale, perché pone al centro il tema della preservazione del nostro pianeta e della imprescindibile necessità di vivere in un rapporto più armonico con il nostro ambiente.

Genesi è un progetto iniziato nel 2003 e durato 10 anni, un canto d’amore per la terra e un monito per gli uomini. Con 245 eccezionali immagini che compongono un itinerario fotografico  in un bianco e nero di grande incanto, la mostra racconta la rara bellezza del patrimonio unico e prezioso, di cui disponiamo: il nostro pianeta.

Il progetto è suddiviso in cinque sezioni che ripercorrono le terre in cui Salgado ha realizzato le fotografie: Il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l’Africa, Il grande Nord, l’Amazzonia e il Pantanàl.

Il percorso espositivo presenta una serie di fotografie, molte delle quali di straordinari paesaggi, realizzate con lo scopo di immortalare un mondo in cui natura ed esseri viventi vivono ancora in equilibrio con l’ambiente. Una parte del suo lavoro è rivolto agli animali che sono impressi nel suo obiettivo attraverso un lungo lavoro di immedesimazione con i loro habitat. Salgado ha infatti vissuto nelle Galapagos tra tartarughe giganti, iguane e leoni marini, ha viaggiato tra le zebre e gli animali selvatici che attraversano il Kenya e la Tanzania, rispondendo al richiamo annuale della natura alla migrazione.

Un’attenzione particolare è riservata anche alle popolazioni indigene ancora vergini nei confronti della globalizzazione: gli Yanomami e i Cayapó dell’Amazzonia brasiliana; i Pigmei delle foreste equatoriali nel Congo settentrionale; i Boscimani del deserto del Kalahari in Sudafrica; le tribù Himba del deserto della Namibia e quelle più remote delle foreste della Nuova Guinea. Salgado ha trascorso diversi mesi con ognuno di questi gruppi per poter raccogliere una serie di fotografie che li mostrassero in totale armonia con gli elementi del proprio habitat.

Le immagini di Genesi, in un bianco e nero di grande potenza, sono una testimonianza e un atto di amore verso la Terra,un’esperienza alla scoperta del nostro ambiente. L’evento espositivo rappresenta il tentativo, perfettamente riuscito, di realizzare un atlante antropologico del pianeta, ma è anche un grido di allarme e un monito affinché si cerchi di preservare queste zone ancora incontaminate, per far sì che, nel tempo che viviamo, sviluppo non sia sinonimo di distruzione.

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