Cultura

Il forte del Granatello

di Michele Di Iorio

La zona costiera di Portici si estende da Pietrarsa fino al confine con Ercolano.

Durante l’eruzione del Vesuvio del 1631 scesero a mare due colate di lava, una a fianco del luogo dove venne poi costruita Villa d’Elbeouf il primo alle spalle dell’attuale Bagno della Regina, l’altra vicino all’odierno Bagno Arturo, dando origine alla punta del Fico, e alla cosiddetta ‘chiana sott’acqua.

Quando re Carlo di Borbone fece costruire la Reggia estiva, confiscò la zona costiera del Granatello, con il quale confinava il parco inferiore del Palazzo Reale.

Innamoratosi di quei luoghi, Carlo aveva voluto fortemente  la costruzione della Residenza, sebbene in molti lo avessero sconsigliato sia per la pericolosità del Vesuvio sia per le frequenti incursioni dei pirati barbareschi che provenivano via mare dal Nord Africa.

Il sovrano nel 1738, su progetto del colonnello del corpo del Genio militare, Giovanni Antonio Medrano, fece costruire su di una preesistente torre costiera il forte del Granatello, a protezione della città e della Reggia. Collaborarono all’opera gli architetti civili Ferdinando Fuga e Ferdinando Sanfelice.

I lavori terminarono nel 1740, e la manodopera impiegata, fu prestata dai condannati ai lavori forzati. L’inaugurazione del forte si tenne il 2 maggio, presenti il re e la regina, con i dignitari ed ambasciatori, circa 1600 invitati imbarcati su 60 galeotte cannoniere e bombardiere della Real flotta.

Per l’occasione venne allestita una suggestiva battaglia navale: sotto il fuoco incrociato dei cannoni che sparavano mele e limoni dello schieramento in mare e del forte, sbarcarono 2000  fanti irlandesi del reggimento Re, il V e il VI di fanteria, i fucilieri da montagna, alcune compagnie di reggimenti svizzeri e 5 squadroni di cavalleria dei reggimenti Re, Rossiglione, Napoli e Sicilia.

Sopraffatto da un tale spiegamento di uomini, il forte “si arrese” al re. Tra gli uomini si registrarono una ventina di feriti leggeri, colpiti da limoni e mele.

La coreografica naumachia si concluse con spettacolari fuochi d’artificio sparati dal forte in onore dei Reali. I sovrani, la corte e gli ospiti si recarono poi alla chiesa di san Ciro per la Messa solenne e quindi alla Reggia per un fastoso banchetto.

Il  forte era quotidianamente presidiato da una guarnigione composta da 40 artiglieri litoranei e 50 zappatori del genio, 150 granatieri, 130 fucilieri di marina. Sotto il fortino venne posizionato un molo di legno su palafitte con 4 scivoli a rampe per raggiungere il mare, cui attraccavano le barche, mentre a largo incrociavano le cannoniere galeotte.

Su progetto del 1768, nel 1773 Ferdinando IV di Borbone fece costruire al Granatello, sotto la direzione dell’architetto regio Giovanni  Buonpiede, il molo militare per le navi cannoniere, bombardiere e galeotte, sciabecchi, corvette impiegate nella lotta ai saraceni. La spesa fu di 30mila ducati.

Per l’inaugurazione vennero allestiti tende e padiglione reale dove si tenne un pranzo luculliano. Ferdinando e Maria Carolina erano vestiti da pescatori, e così tutta la corte, mentre i servitori erano in tenuta elegante. La Guardia Reale, i famosi Liparotti del Re, eccellenti fanti da sbarco, un reggimento composto da giovani delle isole Lipari, Sicilia, Pantelleria, Procida, Ischia, Capri.

Ferdinando rinverdì i fasti paterni, e nel 1778 fece organizzare un finto  assalto al forte costiero ad opera dei Liparotti al comando del Generale di Brigata, il principe don Vincenzo de  Sangro di Sansevero.

Intanto la marina commerciale e quella peschereccia locale prosperavano, protette dal porto e dal forte. Si sbarcavano tranquillamente enormi carichi di pesce, calce, pietra lavica, legno, olio, cereali, legumi, perfino gli agrumi della Sicilia. Venivano scaricati anche grossi quantitativi di carne che veniva lavorata nel vicino Real Macello e venduta poi nei mercati non solo di Portici ma anche in quelli di Napoli e provincia. Offriva anche un sicuro riparo alle navi coralline della vicina Torre del Greco.

Il forte del Granatello era spesso teatro di esercitazioni militari:  nel 1787 i cadetti della Nunziatella vi effettuarono le grandi manovre, come pure i fanti da sbarco al comando dei generali Parisi e don  Vincenzo de Sangro.

Nel 1799, all’epilogo della Repubblica Napoletana, una parte della legione Schipani, dopo aver combattuto disperatamente, incalzata dalle truppe del Cardinale Ruffo si asserragliò nel forte del Granatello, che venne gravemente danneggiato dalle cannonate sanfediste sparate da terra dalla batteria di Pietrarsa e dal mare dalle due fregate inglesi Sea Horse e Minerva.

Negli anni il fortino perse progressivamente la sua funzione di baluardo contro le incursione dei mori, e così la sua importanza strategica.

Nel 1873, per ordine del Governo italiano. venne definitivamente distrutto a cannonate. Dopo aver fatto brillare delle mine, le misere pietre del glorioso forte del Granatello vennero portate via mare davanti all’attuale via Caracciolo per essere utilizzate come fondamenta della scogliera.

(Immagine di copertina: Fortino del Granatello, di Franz Wenzel)

 

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