Cultura

Il Libro, Il Grande Iran

CONTURSI TERME (SA) – Al circolo sociale Arci Bandiera Bianca in piazza San Vito venerdì 21 aprile alle 18.30 ospiterà Giuseppe Acconciagiornalista di Il Manifesto, tra i più accreditati corrispondenti italiani dal Medio Oriente.

Acconcia – già vincitore del premio Giornalisti del Mediterraneo 2013 – presenterà il suo ultimo libro Il Grande Iran, edito da Exòrma Edizioni,con   prefazione dello scrittore iraniano Mohammad Tolouei.

Il Grande Iran è un saggio critico sul progetto dell’ex presidente Usa, George W. Bush, Grande Medio Oriente, una riflessione sulla strategia americana finalizzata a creare il mito di una repubblica islamica pericolosa e aggressiva.

L’introduzione sarà affidata a Massimiliano Vozasindaco di Santomenna, Salerno) e specialista in cardiologia della staffetta sanitaria Rojava Calling in Kurdistan.

L’iniziativa, dal forte impatto sociale,  si inserisce tra le attività di critica sulla geopolitica che l’associazione persegue da sempre nel tentativo di sensibilizzazione delle coscienze. Il circolo Arci Bandiera Bianca  si connota, infatti, come luogo di creazione, laboratorio e cassa di risonanza che veicola e diffonde le più inedite, poetiche e ricercate espressioni artistiche e culturali.

Bandiera Bianca non significa resa, né l’abbandonarsi al corso degli eventi, ma è la volontà di incidere sulla realtà attraverso azioni poietiche, poetiche e politiche che abbiano come unico colore l’indipendenza e il pensiero critico.

Il Grande Iran  è un ricco reportage narrativo che rivela dall’interno tutta la complessità dell’attuale realtà iraniana. Questo libro è il frutto di dieci anni di vita, di ripetuti viaggi di Giuseppe Acconcia, uno dei più accreditati corrispondenti italiani dal Medio Oriente, in questo Paese.

L’Iran è la nazione del dispotismo e delle lotte civili, ed è il più democratico del Medio Oriente per cultura politica e civile, il cui popolo vive un momento politico, culturale, sociale e civile unico.

In Iran, tutto è il contrario di tutto: la libertà è ipocrisia, la religione è politica, la carità è profitto. Il titolo del libro è un riferimento agli intrighi russi, statunitensi e britannici – Paesi che hanno manipolato la Persia sin dall’Ottocento – riportati nel classico di Peter Hopkirk Il Grande gioco, ma è soprattutto una riflessione critica sul progetto dell’ex presidente Usa, George W. Bush, Grande Medio Oriente.

Se la politica estera della Repubblica islamica non ha mai assunto un atteggiamento aggressivo dopo il 1979 e neppure ha perseguito forme di esportabilità del modello khomeinista, ci ha pensato la cieca politica estera Usa a creare il mito del Grande Iran. Un Paese ora essenziale, forse suo malgrado, per la soluzione dei principali conflitti innescati proprio da attacchi esterni, dalla Siria all’Iraq fino all’Afghanistan.

Il libro. «Teheran è una città bizzarra. Vista dall’alto sconvolge con i suoi 15 milioni di abitanti che si riversano su strade straripanti di macchine, taxi e moto. Quella di Tehran è una ricchezza degradante che si trasforma in povertà nel Sud. A Nord si innalza una montagna alta più di seimila metri e innevata quasi per tutto l’anno, oasi di libertà e di incontri fugaci. A Sud si trova un bazar grande quanto una città con moschee, venditori, caravanserragli e vecchi hammam, grandi parchi dove famiglie e giovani restano per ore di giorno e di notte fumando un galium (narghilè). Per i ragazzi solo pochi sono i caffè aperti fino a mezzanotte dove ci si concede maggiore libertà. Le librerie su Via della Rivoluzione espongono locandine dimenticate di opere di Nietzsche e Khayyam. Buchi vendono pane in forni di pietra o espongono frutta e frullati da bere intorno a Piazza della Rivoluzione. Murales inneggiano ovunque all’Intifada palestinese, ricordano i martiri della guerra contro l’Iraq o semplicemente rappresentano un mondo che tanto confina con l’Oriente da subire le intromissioni più esasperate dell’Occidente».

L’autore. Giuseppe Acconcia, giornalista professionista e ricercatore, specializzato in Medio Oriente, dal 2005 ha vissuto tra Iran, Egitto e Siria. Scrive per Al Ahram, The Independent, Il Manifesto. Collabora con Linkiesta, Oil, Radio3Rai, Reset. Ha pubblicato saggi con Il Mulino, The International Spectator, Ispi. Autore di Egitto, Democrazia militare (Exòrma, 2014), La primavera egiziana (Infinito, 2012) e di Un inverno di due giorni (Fara, 2007). Recentemente ha realizzato un documentario radiofonico per Radio3, Il Cairo dalle strade della rivoluzione.

Mohammad Tolouei, classe 1979, esordisce nel 2007 con il romanzo La vittima del buon vento. Vincitore nel 2011 del prestigioso Premio Golshiri con la raccolta di racconti Io non sono Jeannette, mentre alcuni racconti del suo ultimo libro, Le lezioni del padre (2014), sono stati tradotti in italiano e pubblicati sulla rivista Internazionale.

 

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