Cultura

Il museo come laboratorio

ERCOLANO (NA) – All’Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro  mercoledì 19 giugno si è tenuto il 19esimo simposio Internazionale  Il museo come laboratorio. Memoria, sostenibilità, innovazione.

Focus del convegno la gestione del patrimonio culturale, materiale e immateriale, la sua conservazione, valorizzazione e promozione, in un contesto caratterizzato da una rapida evoluzione e da una necessaria ridefinizione del ruolo del museo.

Il simposio ha favorito il contatto e il dialogo tra i rappresentanti delle istituzioni governative, università e musei in Italia e in Brasile, illustrando le migliori pratiche sperimentate in entrambi i paesi.

L’iniziativa è stata un’importante occasione di riflessione dopo il tragico incendio che ha distrutto il Museo Nazionale di Quinta da Boa Vista a Rio de Janeiro.

L’episodio sfortunato avvenuto nel mese di settembre, ha causato danni gravissimi alla parte della collezione greco-romana esposta, è diventato occasione per far  incontrare Italia e Brasile nel segno di una rinnovata collaborazione, uno sforzo congiunto dei due paesi per riempire il vuoto lasciato dalla tragedia.

L’Italia ha offerto il proprio supporto con le sue eccellenze nella gestione del patrimonio e nel restauro in modo da contribuire al meglio alla rinascita del Museo Nazionale.

Allo stesso tempo, la sfida conduce alla necessità di portare avanti soluzioni innovative, dal punto di vista della gestione e da quello della sicurezza dei musei, ma anche dal punto di vista della comunicazione con l’uso di dispositivi multimediali e di realtà aumentata per fornire nuovi modi di recupero della memoria e nuove opportunità per il godimento del patrimonio.

Al simposio, dove il Ministero è stato rappresentato al più alto livello dal Sottosegretario Senatrice Lucia Borgonzoni, sono stati presentati dal Direttore Francesco Sirano i casi studio di Pompei e di  Ercolano.

L’intervento del direttore Sirano Museo e parco archeologico come laboratorio: tra memoria, sostenibilità e innovazione, ha illustrato l’esperienza nata per reagire a situazioni molto critiche e sconfortanti che si erano create, in die differenti momenti storici, a Pompei e ad Ercolano. Due esempi che sono stati utili per illustrare la visione strategica dei due Parchi, ricadenti in un unico Siti Unesco formato da Pompei, Ercolano e Torre Annunziata.

Dalle parole di Francesco Sirano innanzitutto la consapevolezza, sia pure secondo percorsi in parte diversi per la differente storia di ciascun sito, che Pompei ed Ercolano abbiano proprio in questi ultimi anni cambiato completamente l’approccio programmatico e operativo abbandonando l’emergenza per entrare nell’era dell’ordinaria manutenzione e della programmazione degli interventi, rivolgendosi ad ogni campo del sapere scientifico.

Il direttore del Parco Archeologico di Ercolano ha sottolineato: «… l’esperienza di Rio ha confermato in me la convinzione che il patrimonio culturale è davvero un possesso condiviso dall’intera umanità. In questo caso la collezione di Teresa Cristina di Borbone, che formava solo una parte della grande esposizione del Museo di Rio, ci parla di un legame tra Brasile e Italia, e in particolare con Napoli dove l’imperatrice era nata, un legame che potrebbe essere rinnovato e arricchito proprio partendo da questa tragica circostanza. Abbiamo inoltre visto ed apprezzato il lavoro che i colleghi del Museo Nazionale di Rio stanno conducendo e ci siamo confrontati con la vivace e interessante panorama dei Musei della città Carioca, traendo spunti di arricchimento culturale  e di riflessione per le attività future

Il Parco Archeologico di Ercolano è stato rappresentato anche dalla dottoressa Elisabetta Canna, funzionaria restauratrice, che ha svolto un primo sopralluogo conoscitivo sullo stato dei reperti recuperati dall’incendio ed è intervenuta al simposio con una relazione sulle nuove tecnologie applicate al restauro attraverso l’esempio del tetto di legno della Casa del Rilievo di Telefo il cui restauro è oramai in fase di avanzata realizzazione in collaborazione con l’Herculaneum Conservation Project.

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