Culturaracconti

Il Racconto, 1984

di Giovanni Renella

A distanza di tanto tempo, si riaffacciavano alla memoria gli accadimenti di quel 1984 che tanto avrebbero segnato la sua vita futura.

Ventun anni di belle speranze spesi a rincorrere una formazione universitaria che avrebbe dovuto favorirgli l’accesso al mondo del lavoro, mentre in realtà si ritrovava parcheggiato ai margini di una vita che stava scorrendo in un’altra direzione: di questo, però, se ne sarebbe accorto solo in seguito.

Dentro di lui un desiderio grande e inespresso, di cui ancora non aveva la piena consapevolezza, perché solo con gli anni avrebbe capito che voleva vivere di parole.

Nell’attesa di ciò che avrebbe voluto scrivere, si nutriva delle parole scritte dagli altri e non ne aveva mai abbastanza.

La sua curiosità inesauribile l’aveva fatto accostare alla politica in un periodo di grande fermento sociale e culturale, in un’Italia che ancora si fermava ad ascoltare i leader dei partiti e dei sindacati che parlavano in piazza o nelle tribune politiche della Rai.

E l’avvento di facebook e delle sue dirette, buone solo a fare da cassa di risonanza alle banalità strombazzate da politici mezzeseghe a corto di idee e di respiro, non era neanche lontanamente immaginabile in un’epoca che non aveva ancora conosciuto le gioie e i dolori di internet.

In quel contesto, lontano ormai anni luce e di cui restava solo il ricordo, si era avvicinato alla vita dei circoli di partito e ai classici del teatro contemporaneo.

Il Paese stava uscendo dal periodo buio degli anni di piombo e provava a rialzarsi confidando nel futuro.

Di lì a poco, a vanificare lo sforzo di una generazione di ventenni che anelavano al cambiamento, ci avrebbero pensato la mafia, con le sue stragi di poliziotti e magistrati, e la mala politica, con la corruzione di tangentopoli: due facce di una stessa medaglia.

Intanto, quel ventunenne di belle speranze, con la donna che sarebbe stata la sua compagna per la vita, provava a progettare il futuro: allora non poteva saperlo, ma il destino sarebbe stato benevolo con lui donandogli più di quanto avrebbe potuto immaginare.

Prima, però, la sorte si premurò di presentargli un conto da pagare con un congruo anticipo di tempo; e, nel giro di qualche mese, da giugno a ottobre, lo privò del segretario del PCI, nella cui etica della politica aveva riposto le sue speranze di cambiamento, e del drammaturgo napoletano, dalle cui pagine aveva attinto tante lezioni di vita.

A distanza di trentacinque anni da quel lontano 1984 in cui morirono Enrico Berlinguer e  Eduardo De Filippo, a quello che un giorno era stato un ventunenne di belle speranze riaffiora il ricordo di un ulteriore tributo preteso dal destino, che decise di portarsi via, fra l’uno e l’altro, anche il padre della sua donna: un metalmeccanico della Fiat di soli quarantanove anni che, pur avendo conosciuto nel corso della sua esistenza solo la durezza della fatica, gli aveva insegnato a sorridere sempre alle vita, con la stessa dolcezza con cui lui sorrideva alle sue figlie.

A quei tre, forse, il destino aveva voluto risparmiare chella nuttata, che ancora oggi non è passata!

 

Nato a Napoli nel ‘63, agli inizi degli anni ’90 Giovanni Renella ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata  “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni.

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Un pensiero su “Il Racconto, 1984

  • Antonio de Martino

    Ottimo narratore e profondi sentimenti. Antonio

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