Culturaracconti

Il Racconto, Fumo

di Giovanni Renella

Fumava, da sempre, e non aveva alcuna intenzione di smettere.

Più che un vizio, per lei era quasi un vezzo.

Amava quel filo di fumo che saliva su e sapeva che quell’odore che l’accompagnava, inconfondibile a ogni latitudine, ai più metteva allegria.

Grazie alla brace, quello che da alcuni era considerato alla stregua di un vero e proprio rito si ripeteva ogni giorno, milioni di volte, quasi in ogni angolo della Terra,  e non c’era verso di smettere: rinunciare sarebbe stata una privazione impossibile da sopportare!

Col trascorrere del tempo in molti avevano sperimentato il ricorso a diversi tipi di combustione raggiungendo risultati eccellenti, senza dover comunque rinunciare a quel filo di fumo tanto amato e allo spandersi del suo aroma nell’aria.

Non c’era una stagione metereologica più o meno indicata per poterla apprezzare al meglio.

Sia che facesse caldo o freddo, qualche minuto per lei non mancava mai; tuttavia il freddo, nel contrasto, esaltava il fumo rendendolo maggiormente visibile: e questo rendeva carica d’aspettative l’atmosfera che le si creava intorno.

Certo, chi in passato le aveva dato forma e sostanza non immaginava neanche che, nel giro di un tempo relativamente così breve, almeno una volta nella vita sarebbe finita sulla bocca di tutti, riscuotendo un successo e un gradimento di dimensioni planetarie.

Passando dalle labbra sarebbe riuscita ad inebriare, fino a esaltare, chiunque ne avesse provato il gusto, generando una dipendenza dalla quale sarebbe stato difficile, se non impossibile, liberarsi.

Si stimava che ogni anno se ne consumassero complessivamente più di cinque miliardi, di cui una buona metà solo in Italia, paese di cui era diventata una sorta di simbolo, un’icona apprezzata ovunque, capace di riprodurre anche i colori tradizionali della bandiera italiana.

Proclamata “Patrimonio dell’Umanità” dall’Unesco, con il verde del basilico, il bianco della mozzarella e il rosso del pomodoro, nella sua versione più conosciuta, la pizza napoletana aveva abbattuto muri e costruito ponti, diventando ambasciatrice del gusto ogni volta che la servivano ancora fumante sulle tavole di tutto il mondo.

 

Nato a Napoli nel ‘63, agli inizi degli anni ’90 Giovanni Renella ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata  “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni.

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