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Il Racconto, Imbarazzo

di Giovanni Renella

Lo scoccare dei cinquanta lo aveva trovato, prono, a riflettere sull’inesorabile trascorrere del tempo e sulle tante preoccupazioni che ogni stagione della vita, ostinatamente, si trascina dietro.

Aveva ceduto alle insistenze di chi gli viveva accanto, ai consigli degli amici più grandi di qualche anno e alle raccomandazioni di chi da tempo si prendeva cura della sua persona: si trattava solo di trovare il coraggio,  accantonare ogni indugio e, diciamo così, mettere a nudo la situazione.

Non è che ci fossero state avvisaglie tali da impensierirlo o fossero risuonati specifici campanelli d’allarme: a detta di tutti era una questione di semplice routine.

E se si fa presto a definire routine ciò che riguarda gli altri, quando si è coinvolti in prima persona è di sicuro più difficile ostentare nonchalance!

Fino ad allora non aveva avuto molte occasioni per riflettere su quanto a fondo si dovesse andare per fugare ogni dubbio; né immaginava quale livello di preparazione psicologica si dovesse raggiungere per affrontare le insidie che quell’età poteva nascondere.

Preoccupato, aveva assunto, in quella circostanza, una posizione inequivocabile e si sforzava di esibire un atteggiamento che, almeno all’apparenza, riuscisse a risultare il più dignitoso possibile, anche a dispetto dell’imminenza dell’evento.

Lo stoico distacco, esibito per dissimulare l’imbarazzo, non gli restituiva la statura morale né faceva di lui un novello Socrate chiamato a bere la cicuta: con il filosofo greco condivideva solo  la posizione supina di chi si prostra ad una volontà superiore e non fugge di fronte all’ineluttabilità del proprio destino.

E poi, suvvia, in fin dei conti di cosa poteva trattarsi mai?

Sapeva di milioni di uomini, in tutto il mondo, che avevano già affrontato quella prova e, ora che era venuto il suo turno, ci teneva ad apparire il più disinibito possibile; specie agli occhi della moglie che lo stava guardando con un impercettibile sorriso sornione stampato sul volto, che la diceva lunga.

Il fruscio elastico, prodotto dal guanto di lattice nel momento in cui era indossato, risuonò tetro nella stanza e precedette, giusto di un attimo, l’inserimento dell’indice dell’urologo, che avviò così, senza indugi preliminari, il tanto paventato e imbarazzante esame rettale della prostata.

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