Cultura

Il Racconto, La fune

di Giovanni Renella

Era appesa lì, sopra di loro che si dibattevano nell’oscurità.

Non riuscivano a decidersi su chi dovesse afferrarla.

Erano precipitate nel buio e neanche ricordavano come fosse successo.

Intanto, continuavano a restare impantanate nella melma.

Avevano cominciato a discuteremolto tempo prima, ma ben presto la discussione si era trasformata in litigio, per poi degenerare in rissa.

Da lì, a precipitare in quel tunnel senza uscita, il passo era stato breve.

Impantanate nella fanghiglia che le avvolgeva, pur consapevoli di essere sull’orlo di un baratro, erano incapaci di trovare un accordo per venirne fuori.

Un ego smisurato impediva loro di valutare la situazione in cui si trovavano con la necessaria obiettività, che tanto sarebbe servita per venire a capo della situazione.

Avevano una visione delle cose simmetricamente opposta: l’una all’altra e ragionavano seguendo vecchie categorie mentali che le scollegavano dalla realtà.

Così, alla fine, dimenticavano le esigenze di chi aveva dato loro fiducia, riponendo in esse aspettative, speranze e sogni.

Questa incapacità, di comprendere i problemi delle altre, impediva ad entrambe di porre mano ad un’azione concreta.

Anche ora, che su di loro pendeva una fune che  avrebbe potuto aiutarle ad uscire dalla situazione in cui si erano cacciate, non riuscivano a trovare un accordo per sollevarsi e afferrarla.

Fu così che la mano destra e la mano sinistra, per non essersi accordate su chi per prima dovesse afferrare la fune, finirono per sparire, inghiottite dal buio in cui erano precipitate.

(Foto di copertina: Luna e luce di fuoco, opera di Thomas Cole Esplosione. Luna e luce di fuoco, 1828)

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