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Il Racconto, L’abbandono

di Giovanni Renella

Come può un uomo abbandonare, da un momento all’altro, l’inseparabile compagna di una vita?

Messa da parte, senza un’apparente ragione, dopo le mille avventure che avevano condiviso, continuava a tormentarsi su quell’interrogativo che non le dava pace e le impediva di riposare.

Dapprincipio era stata assalita da ingiustificati sensi di colpa e, come gran parte delle compagne abbandonate dal proprio partner nonostante la dedizione di una vita, aveva pensato che non fosse più in grado di soddisfare le sue esigenze e che per questo l’avesse rimpiazzata.

La loro storia sembrava essere stata vergata con un inchiostro indelebile, che non avrebbe consentito ad altri di cancellare le pagine di una vita scritta insieme.

Certo talvolta avevano dovuto annotare sbavature e tentennamenti, frutto d’improvvisi ripensamenti; ma il più delle volte la narrazione delle vicende che li aveva visti uniti era scivolata via senza scossoni, né interruzioni.

Un’esistenza trascorsa insieme, in simbiosi, con una moleskine come compagna di viaggio per poter raccontare la vita degli altri e forse, così, riuscire a dare un senso alla propria.

Come le piaceva quando, nel cuore della notte, assecondando la foga del proprio istinto, la prendeva in un impeto che si placava solo nell’attimo in cui la stanchezza e il sonno lo assalivano, non prima però di averle donato intensi momenti di piacere, cristallizzati in immagini indelebili di rara bellezza.

Quanto la appagavano quelle ore insonni trascorse l’una nella mano dell’altro, presi da una passione che sembrava dovesse tenerli uniti per sempre.

Eppure, era subentrato l’oblio, quasi all’improvviso, inaspettato, senza che nulla potesse far presagire un esito così triste della loro storia.

Qual era il motivo dell’abbandono? Una sua mancanza? Un torto fatto inconsapevolmente? O, più banalmente, si era stancato di lei?

Nell’accantonarla non era stato brusco o odioso, come si rivelano tanti uomini nel momento del distacco, anzi.

L’aveva messa da parte con cura, riponendola fra le cose a lui più care; come può essere una penna che, rimpiazzata dal tablet, non si usa più.

(Foto 2 e 2 by Jeremy Perkins_Unsplash)

 

Nato a Napoli nel ‘63, agli inizi degli anni ’90 Giovanni Renella ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata  “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018).

 

 

 

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