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Il Racconto, Malessere

Il nostro autore narra di un malessere diffuso che ha penalizzato una città, del timore del contagio, ma paura mai…

di Giovanni Renella

La sottovalutazione dei primi sintomi del malessere aveva fatto sì che la situazione divenisse critica e il contagio si estendesse nel giro di qualche settimana.

Il caso, sovvertendo le leggi della selezione naturale, aveva voluto che fossero colpiti per primi i più forti, quelli che non avevano mai dato segni di cedimento; poi, a catena, erano venuti meno anche gli altri.

Qualcuno, maligno, aveva subito buttato la croce addosso ai cinesi, forse per invidia delle loro crescenti possibilità economiche.

Nella ricerca di un antidoto si era provato a scomporre e ricomporre quello che appariva come un complicato puzzle, di cui non si riuscivano più a mettere a posto le varie tessere per ridare forma ad un’immagine dai contorni sempre più incerti.

Nessuno degli schemi di profilassi fino ad allora sperimentati sul campo sembrava idoneo ad essere applicato per quello che era diventato un caso patologico; perfino il più elementare dei modelli proposti non riusciva ad essere applicato con la continuità dovuta.

Ogni tentativo era destinato a fallire miseramente, compreso quello di seguire la strada dell’isolamento forzato, del ritiro coatto, che però, malamente orchestrato, aveva lasciato strascichi velenosi, finendo con l’acuire ulteriormente la malattia: quando si dice il rimedio peggiore del male!

Chi l’aveva proposto era abituato a ragionare in termini rigidamente economici, dimenticando che il più delle volte è necessario lanciare il cuore oltre l’ostacolo per non lasciarsi fermare dalle avversità.

Fra annunci e smentite qualcuno era partito e altri erano arrivati, ma non c’erano stati sintomi di miglioramento.

Per quanto l’approccio fosse diverso, il diagramma continuava a disegnare la curva discendente di un caso clinico in continuo peggioramento.

Dall’estero non arrivavano le risposte sperate e allora bisognava arrangiarsi con le risorse che erano disponibili e a portata di mano.

Il popolo era disperato, se non addirittura pronto a staccare la spina per lasciar andare quello che appariva ormai come un malato terminale.

Poi un giorno, all’improvviso, battendo la Lazio in Coppa Italia e la Juve in campionato, il Napoli sembrò aver superato quel malessere che negli ultimi mesi aveva annichilito il suo pubblico, facendo tornare a battere all’unisono i cuori dei tifosi che tirarono un sospiro di sollievo: a’ nuttata era passata!

 

Giovanni Renella, nato a Napoli nel ‘63, vive a Portici. Agli inizi degli anni ’90 ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata  “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni. Il libro ha meritato il Premio Speciale della Giuria al Premio Letterario Internazionale Città di Latina.

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