Culturaracconti

Il Racconto, Ménage à trois

di Giovanni Renella

Quel sentimento che li univa era nato, tanti anni prima, fra i banchi di scuola.

Si erano conosciuti in un altro millennio, in cui, a ripensarci oggi, le parole erano espresse con maggiore naturalezza, ma di sicuro con minore leggerezza: chi aveva poco o nulla da dire, taceva e si guardava bene dall’intervenire per il solo piacere di mettersi in mostra.

Certo, negli anni del dopoguerra la lingua un po’ zoppicava e l’italiano, specie quello scritto, era ancora incerto: ma vuoi mettere la spontaneità di certe frasi!

A ripensarci, ancora si intenerivano.

All’epoca non tutti, però, la pensavano come loro due.

E, seguendo uno dei più classici e banali cliché, un terzo incomodo, da subito, si era inserito fra di loro, trasformando quello che era un sereno ménage di coppia, in un conflittuale triangolo sentimentale.

Non che lei favorisse o ricercasse la presenza dell’altro: quest’ultimo gliela imponeva, non lasciandola mai sola con il suo compagno.

Presenza non richiesta e sicuramente non gradita, fin quando tutto filava liscio  se ne stava in disparte, ma guai a commettere anche il più piccolo errore.

L’intruso si sentiva immediatamente chiamato in causa e autorizzato ad intervenire per rimuovere quelli che, in fin dei conti, altro non erano che dubbi irrisolti, che la coppia si limitava solo ad evidenziare.

Da consumato stalker, tampinava i due e non ammetteva sbagli, pronto a spazzar via i sintomi di quelle incertezze fisiologiche e lacune mai colmate, che tanto, invece, appassionavano i due amanti: loro apprezzavano lo sforzo che prima o poi sarebbe approdato ad un miglioramento; l’altro non riusciva a vedere oltre l’errore e la conseguente necessità di cancellarne ogni traccia.

La storia dei tre andò avanti così, seguendo, nei cicli, l’alternanza delle generazioni che si susseguivano una dopo l’altra.

Sino ai primi anni del nuovo millennio, quando la tecnologia pose fine al ménage à trois fra la lavagna, il gessetto e quel perfettino del cassino, introducendo nelle aule scolastiche la lavagna interattiva multimediale.

 

Nato a Napoli nel ‘63, agli inizi degli anni ’90 Giovanni Renella ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata  “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018).

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