Culturaracconti

Il Racconto, Noia

L’autore si affaccia alla finestra e il suo sguardo si ferma su qualcuno, ma non a caso… E tutto questo, infine, gli viene a noia.

di Giovanni Renella

A furia di osservarlo gli era venuto a noia.

All’entusiasmo dei primi tempi era subentrato un senso di fastidio che si riacutizzava ogni volta che provava ad affacciarsi da quella finestra.

Se fosse stato padrone delle sue azioni avrebbe rinunciato volentieri a sbirciare al di là del vetro, ma “doveva” guardare oltre; e, in fin dei conti, la curiosità era un impulso a cui non sapeva né voleva sottrarsi.

Un’attrazione fatale che si riproponeva giorno dopo giorno, fino a rapirlo, risucchiandolo in quel continuo sovrapporsi e susseguirsi di immagini che davano forma e sostanza al suo mondo: un universo piatto, bidimensionale, in bianco e nero, impalpabile.

Quella finestra non gli concedeva altro.

Avrebbe potuto offrirgli prospettive diverse, se solo avesse voluto modificare il suo angolo visuale o il suo punto di vista, ma ciò avrebbe comportato il dover compiere una scelta: vale a dire quanto di più distante da quello stile di vita di basso profilo con cui conduceva la sua esistenza.

Col trascorrere degli anni, però, ciò che vedeva affacciandosi aveva finito con l’annoiarlo irrimediabilmente.

C’era stato un tempo, e oggi un po’ se ne vergognava, in cui attraverso quella finestra si era divertito, con gusto sadico, a causare dispiaceri di non poco conto al prossimo.

Tuttavia si era sempre trincerato dietro l’alibi della ineluttabilità di un obbligo al quale non avrebbe potuto sottrarsi neanche se avesse voluto; e pazienza se qualcuno finiva con il farsi del male: alla fine se l’era cercata!

Così, dal lunedì al venerdì, dalla mattina al pomeriggio, si sporgeva da quella finestra e cominciava a colpire chiunque gli capitasse davanti, come se fosse al tiro al bersaglio di un baraccone del luna-park.

Solo che a cadere, sotto quelle che erano delle vere e proprie stangate, non erano i birilli o i barattoli del tiro a segno.

A distanza di tempo anche quella sensazione di controllo sulle vite degli altri, che provava accomodandosi al di qua del vetro, gli era venuta a noia, vuoi per la ripetitività di ciò che faceva, vuoi per le reazioni che suscitava.

Se infatti c’era stato un tempo in cui chi era colpito attraverso la finestra paradossalmente si affacciava poi alla sua porta sperando di ottenere clemenza, oggi quelli disposti a fare ammenda erano meno dei più che reagivano con arroganza o noncuranza alle scoppole che il nostro soleva assestare stando comodamente seduto.

Grazie a un condono o all’esito positivo di un ricorso, erano in tanti quelli che riuscivano a sfuggire alla scure dell’Agenzia delle Entrate, che inesorabile calava sui presunti contribuenti infedeli grazie agli accertamenti fiscali che lui predisponeva al computer, attraverso quella finestra che gli aveva fatto venire a noia il panorama di miserie e furbizie umane che era costretto a osservare ogni giorno.

 

Giovanni Renella, nato a Napoli nel ‘63, vive a Portici. Agli inizi degli anni ’90 ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata  “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni. Il libro ha meritato il Premio Speciale della Giuria al Premio Letterario Internazionale Città di Latina.

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