Culturaracconti

Il Racconto, Ritorni

Ognuno di noi aspetta qualcosa o qualcumo… E i ritorni hanno sempre tanta magia …

di Giovanni Renella

Avevano vissuto nell’oscurità per un tempo che gli era sembrato interminabile, eppure era passato meno di un anno da quando le luci erano state spente.

Si erano mossi a tentoni nel buio di quel villaggio arroccato sulla montagna, continuando a vivere lontano dalle luminarie che erano state puntate sulle loro esistenze per circa un mese.

Ciò che caratterizzava quella comunità era l’armonia che regnava incontrastata fra chi aveva la fortuna di essere lì, in un luogo dell’anima che riproponeva la sua magia anno dopo anno.

Le barriere fra le varie classi sociali erano state abbattute in un altro millennio e la figura di un oste non era meno importante di quella di un re: in quel contesto perfetto tutti svolgevano il proprio ruolo in armonia con l’ambiente che li accoglieva.

Uomini, donne, bambini e animali, animavano un quadro d’insieme unico, destinato a ripetersi ciclicamente nel tempo.

Non c’erano protagonismi di sorta che potessero scatenare invidie o dissapori; tutti sapevano di dover essere grati a un destino che li aveva chiamati a far parte della rievocazione di un evento che aveva cambiato la storia.

Consapevoli di ciò che dovevano interpretare, non si sentivano semplici comparse ma attori navigati, abituati a calcare la ribalta di un palcoscenico conosciuto in tutto il mondo.

Alcuni di loro erano divenuti così famosi da essere conosciuti per nome di battesimo, al pari delle maschere della commedia dell’arte.

E il pubblico, adorante, li amava.

Il loro apparire sulla scena era salutato dalla commozione dei più grandi, che sembrava ritrovassero dei vecchi amici, e dall’eccitazione dei piccini, che ne associavano la presenza all’imminente arrivo dei regali.

L’accensione delle luci li vedeva già lì, appoggiati a una botte o intenti a pascolare le pecore, con il suono delle ciaramelle e delle zampogne a fare da colonna sonora alla breve ma intensa stagione che va dall’Immacolata all’Epifania, durante la quale le statuine dei pastori tornano ad animare il presepe.

 

Giovanni Renella, nato a Napoli nel ‘63, vive a Portici. Agli inizi degli anni ’90 ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata  “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni, che l Premio Letterario Internazionale Città di Latina ha meritato il Premio Speciale della Giuria.

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