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Il Racconto, Tagli

di Giovanni Renella

Dopo tanti anni di devoto servizio, spesi nel tentativo di soddisfare anche i capricci più strambi pur di vederlo soddisfatto, ora, a causa di quei continui e ripetuti abbandoni, si sentivano come amanti tradite, che non riescono ad accettare il voltafaccia di colui al quale hanno dedicato gli anni migliori della loro esistenza.

Oltretutto ritenevano estremamente offensiva e umiliante la scelta che le aveva relegate in un cantuccio, preferendo a loro, quintessenza del genere femminile, non altre più giovani  e moderne,  ma un altro!

Negli ultimi tempi non passava giorno in cui lui non facesse ricorso al nuovo arrivato, lasciandole lì, abbandonate, ad assistere a quella performance che vedeva i due muoversi insieme, con una dimestichezza che tradiva una lunga consuetudine consumata a loro insaputa.

Quanta amarezza nel vederlo armeggiare con quel “coso”, ripensando al tempo in cui erano solo loro ad essere strette dalle sue mani.

Gli avevano dato fiducia, accompagnandolo nella sua crescita professionale, senza mai tradirlo, senza una sbavatura, prestando attenzione anche alla più complessa delle sfumature.

Quanta fatica sprecata!

E per chi poi?

Per un ingrato che le aveva degradate a “seconda scelta”.

Il desiderio di fargliela pagare, per l’affronto subito, faceva capolino ogni volta che lui le prendeva: il suo tocco non era più gradito, né ricercato o desiderato come un tempo.

L’onta fu lavata dall’intervento di un cliente, il quale, dopo un’energica lavata di capo, pretese che il barbiere, per tagliargli i capelli, usasse loro, le forbici e non quell’arronzone del rasoio elettrico con cui, l’infingardo traditore, aveva tentato di soppiantarle.

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