Culturateatro

Il Teatro, Mater Dei

L’originale versione concerto e voce per Mater Dei, creazione scenica della Piccola Compagnia della Magnolia, del drammaturgo Sgorbani

NAPOLI – Il Teatro Elicantropo giovedì 6 febbraio alle ore 21 (repliche fino a domenica 9), Mater Dei di Massimo Sgorbani, ultima creazione scenica firmata Piccola Compagnia della Magnolia

Mater Dei, una particolare versione concerto per voce e suono, che si avvale della performance vocale creata al microfono da Giorgia Cerruti in scena con Davide Giglio, accompagnati dal sound designer e fonico Luca Martone e la composizione sonora originale di Guglielmo Diana.

«Un toro bianco, era. Che la luce del sole lo faceva ancora più bianco, tutto, tutto bian-co tranne gli occhi, e quegli occhi mica lo so dire di che colore erano, erano neri ma an-che blu ma anche rossi ma anche color dell’oro, erano una cosa che si muoveva e non stava ferma, tutto fermo tranne quegli occhi, pieni di api, di calabroni, di uccelli, occhi pieni di tutte le cose che non c’erano più, e forse non c’erano più proprio perché quegli occhi le avevano guardate.»

Mater Dei è un testo scritto ormai qualche anno fa come proposta per un festival teatrale sul mito. Quel festival fu, poi, annullato e il testo è rimasto inedito, mai rappresentato.

Libera variante sul tema del mito, Mater Dei ha come protagonisti una madre e un figlio, collocati in un tempo immaginario e in un luogo altrettanto immaginario.

La fusione tra la drammaturgia di Massimo Sgorbani e l’identità artistica di Piccola Compagnia della Magnolia mostra alcuni comuni denominatori, come la rielaborazione del mito, il tema della mortalità dell’amore e della passione iperbolica, propria dei legami di sangue, e soprattutto il lavoro di impasto tra tradizione e ricerca nel segno del contemporaneo.

«Mater Dei – così l’autore in una nota – è nato quando, qualche anno fa, Roberta Torre mi chiese di scrivere un testo basato su una sua idea: quella di una donna madre di dodici dei. A quei dodici ne ho aggiunto un tredicesimo, ed è intorno a quest’ultimo e, per l’appunto, a sua madre che si sviluppa la storia che va in scena.»

Chi parla è la madre, vittima molti anni prima della violenza di un dio che, attratto dalla sua bellezza, è sceso sulla terra sotto sembianze animalesche e l’ha posseduta con la forza.

Una sorta di rivisitazione del mito di Giove ed Europa dove la donna, invece che essere rapita, è stuprata e ingravidata dal dio autoritario e passionale.

La gravidanza, iperbolica e paradossale, genera ben tredici figli dotati dell’attributo paterno della divinità, tranne l’ultimo. L’ultimo è un dio mancato, debole, troppo umano, cui la madre ha dedicato la sua vita per nasconderlo e proteggerlo.

Ora però qualcuno sta arrivando a prenderlo qualcuno intenzionato a “correggere l’errore”, e nel tempo di quest’attesa si svolge l’azione drammatica.

«Mater Dei – secondo Giorgia Cerruti – è un’opera rara, oggi, nel panorama della drammaturgia contemporanea. Massimo ha il dono poetico, tratta la superficie delle parole come un’alchimista, che fa brillare la natura profonda dei metalli. La parola non è svilita a segno, ma ci regala l’ebbrezza dell’incomprensione.»

Mater Dei è realizzato con il sostegno di Armunia, e di Residenza I.DRA. e Teatro Akropolis nell’ambito di CURA # Residenze Interregionali 2018 in collaborazione con Festival delle Colline Torinesi/Torino Creazione Contemporanea

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