Cultura

La congiura antigiacobina dei Baccher

di Michele Di Iorio

Vincenzo Baccher era un ricco commerciante di oggettistica, di origine svizzera etrapiantato a Napoli da oltre un secolo, figlio  di Gerardo e di Orsola Romano. Aveva 7 figli, tutti militari o impiegati statali, tranne il primo, che lavorava con il padre, e l’ultimo, destinato alla carriera ecclesiastica che sarebbe diventato don Placido, Primo Rettore del Gesù Vecchio.

Fedelissimi borbonici, Gennaro e Gerardo Baccher, 32 e 30 anni, entrambi ufficiali di cavalleria, durante la Repubblica napoletana ordirono una congiura per rovesciare il governo giacobino.

Quando il generale francese repubblicano Championnet entrò a Napoli il 20 gennaio 1799,  i 5 fratelli Baccher si distinsero nella strenua difesa della città, in una battaglia che durò tre giorni.

Dopo l’inevitabile resa, i Baccher formarono un comitato segreto composto da commercianti, impiegati, popolani e ex soldati regi, che preparò una rivolta per il 10 aprile, confidando nell’arrivo della flotta alleata inglese dalla Sicilia. Un centinaio di giovani doveva assaltare la caserma del Comando della Guardia nazionale repubblicana, sfruttando la scarsità di uomini mandati nelle province dove erano scoppiati tumulti antigiacobini. Nel frattempo venivano diffusi proclami clandestini che comunicavano lo sbarco del Cardinale Ruffo, che risaliva la penisola verso Napoli con un esercito di 18mila uomini trovando scarsa resistenza.

La rivolta dei Baccher era lungimirante: avrebbe coinvolto il popolo di Napoli, rimasto fedele ai Borbone, istigandoli ad attaccare le abitazioni dei giacobini, contrassegnandole perché fossero riconoscibili. Il primo obiettivo sarebbe stato quello conquistare Castel Sant’Elmo, dove erano imprigionati i lealisti..

Luisa Sanfelice, by Modesto Faustini

Il giovane Gerardo era innamorato perdutamente di Luisa Sanfelice. Donna Luisa Molino era figlia del capitano Pietro e di donna Camilla Salinero, dama della regina Maria Carolina. Sposò giovanissima il cavalier Sanfelice. Furono una coppia molto discussa.

Gerardo Baccher  fornì a Luisa un documento che le avrebbe garantito di avere salva la vita. Luisa, però, sebbene lusingata della sua corte non lo contraccambiava: amava un altro. Consegnò dunque il salvacondotto a Ferdinando Ferri, capitano della Guardia Nazionale Repubblicana, e la congiura fu sventata.

Le autorità repubblicane inviarono i legionari calabresi al comando di Pasquale Battistessa, a perquisire le case dei lealisti. Dai Baccher trovarono armi e contrassegni borbonici da usare nella rivolta. Vennero arrestati tutti tranne Placido, che si era nascosto nel pozzo di un vicino. Era la notte tra il 5 e il  6 aprile.

Gerardo e Gennaro furono fucilati il 3 giugno in un cortile interno del Maschio Angioino, mentre gli altri familiari congiurati vennero liberati.

Il Beato don Placido Baccher

I Baccher continuarono a combattere anche dopo della liberazione e il 22 giugno si distinsero nei combattimenti  contro i giacobini, in particolare il fratello Camillo.

In quei giorni vennero giustiziati trecento giacobini nella prigione improvvisata ai Granili ove Camillo Baccher era al comando come tenente dei Cacciatori.

Nel 1806, con l’avvento napoleonico, Camillo seguì il re in Sicilia nel e con lui rientrò nel 1815. Raggiunse il grado di tenente colonnello. Anche suo figlio Vincenzo, allievo della Nunziatella raggiunse alti gradi, e si distinse nei moti del 1849, nella battaglia del Garigliano nel 1860 e nella difesa della cittadella di Gaeta. Infine si ritiro a Napoli nel 1861, dove lavorò come ingegnere  civile.

Il padre Vincenzo, fu prigioniero dei francesi a Fenestrelle dal 1806 al 1815.

Il fratello don Placido Baccher nel 1851 morirà in odore di santità.

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