Food - ciboMedicinaSalute e benessere

La dieta nell’intolleranza al latte

di Carlo Alfaro

Quando si parla di dieta per l’intolleranza al latte, occorre discriminare tra intolleranza al lattosio da deficit di lattasi, nel qual caso possono essere tollerati latti senza lattosio, yogurt o formaggi molto stagionati in piccole quantità, o alle proteine del latte, nel qual caso l’esclusione deve essere totale verso latte e derivati, oltre che inscatolati, affumicati, carni bovine (benché, mentre chi è allergico alla carne di mucca lo è sempre anche al latte, la tolleranza alle carni può essere spesso presente negli allergici al latte), biscotti, dolci e creme a base di latte. In chi è allergico alle proteine del latte vaccino (reazione IgE mediata), vanno evitati anche l’inalazione e il contatto con il latte.

Nei lattanti con intolleranza al lattosio si usano latti speciali delattosati (ma con proteine del latte), mentre in caso di intolleranza alle proteine del latte si usano le formule speciali: quelle di soja sono in disuso, perché fino al 10-14% dei bambini allergici al latte lo sono anche alla soja, e  vanno preferiti gli idrolisati di caseina o siero-proteine di latte di mucca o di riso o di soja, in cui le proteine sono altamente idrolizzate, benchè più costosi e meno palatabili.

In caso di (rara) intolleranza anche a queste formule (per elevata reattività anche a residui allergenici presenti in latti idrolizzati) si ricorre alle formule a base di aminoacidi liberi. Queste ultime sono indicate come prima linea in caso di reazioni gravi (shock anafilattico).

I latti parzialmente idrolizzati, definiti HA (ipoallergenici), non sono indicati per la terapia ma solo per la prevenzione perché non garantiscono una sufficiente ipoallergenicità in virtù del residuo peptidico troppo ampio ancora capace di indurre reattività clinica.

Il latte di capra ha una forte cross-reattività col latte vaccino (fino al 90%) ed espone ad anemia da carenza di folati. Ancora non ci sono dati sufficienti sui latti di asina o cammella.

Dopo i due anni può non essere più necessario trovare un latte sostitutivo nei bambini allergici o intolleranti alle proteine del latte vaccino. Va raccomandato di seguire la dieta di esclusione scrupolosamente, perché frequenti infrazioni dietetiche si associano con persistenza di sensibilizzazione.

Nel caso di bambini con allergia alle proteine del latte vaccino è consigliato fare il test di provocazione orale per la diagnosi con latte o derivati cotti al forno anziché crudi, perché molti bambini tollerano le proteine del latte vaccino trattate ad elevate temperature. Anche nella fase di reintroduzione, spesso le proteine del latte cotte ad alta temperatura risultano tollerate prima delle stesse crude.

Esiste attualmente, oltre alla classica dietoterapia di eliminazione imperniata sull’allontanamento dell’allergene alimentare offendente, anche la possibilità di desensibilizzare il bambino per le proteine del latte vaccino, nelle forme IgE mediate, attraverso la somministrazione quotidiana graduale e a dosi crescenti di latte vaccino al fine di indurre tolleranza (possibilità che esiste anche per le proteine dell’uovo). In genere che chi ha avuto sintomi più gravi e chi ha livelli di IgE più alti acquisisce più tardivamente la tolleranza.

Il medico pediatra e adolescentologo sorrentino Carlo Alfarom classe 1963, è Dirigente Medico di Pediatria presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi, Consigliere Nazionale della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA) e Responsabile del Settore Medicina e Chirurgia dell’Associazione Scientificò-culturale SLAM Corsi e Formazione.

Per passione Carlo Alfaro è giornalista pubblicista, direttore artistico, organizzatore e presentatore di eventi culturali, attore di teatro e cinema, poeta pubblicato in antologie, autore di testi, animatore culturale di diverse associazioni sul territorio.

 

Articolo correlato: 

https://wp.me/p60RNT-4hk

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *