Cultura

la negazione della vita in una condanna a morte

NAPOLI – Al Teatro Elicantropo di vico Gerolomini giovedì 10 dicembre alle 21 pensieri, ansie, angosce, parole e gesti, impotenza e rabbia, ricordi e rimpianti, stati d’animo si animeranno a ritmo incalzante in “Condannato a morte. The Punk Version”, spettacolo scritto e diretto da Davide Sacco,con repliche fino a domenica 13.

Presentato da Gittiesse Artisti Riuniti e Avampostoteatro, il testo, liberamente tratto da Ultimo giorno di un condannato a morte di Victor Hugo, ruota intorno al tema centrale della pena di morte, considerata dallo stesso regista come « … l’assassinio della ragione e della libertà perpetrate ogni qual volta uno Stato ammazza, a sangue freddo e senza giustificazione alcuna, un cittadino proprio in nome della libertà».

In scena una sorta di arena/aula di tribunale dove si muove l’attore Orazio Cerino, coadiuvato dalla scenografia a cura di Luigi Sacco, i costumi di Clelia Bove, le luci di Francesco Barbera, e accompagnato dalle musiche eseguite dal vivo da Martina Angelucci.

«Affrontare un testo è sempre un’impresa molto complessa – si legge in una nota del regista Davide Sacco – ancor di più se rientra in quella biblioteca immaginaria rappresentata dai classici senza tempo. E, partendo dall’opera di Victor Hugo, abbiamo deciso di fare un passo ancora più pericoloso: far accettare l’animo punk che è insito nel linguaggio di Hugo, ma che troppe volte è stato confuso con pedanteria e vecchiaia. Abbiamo deciso di lavorare sul testo, trasformandolo in un’unica partitura ritmica, in un pentagramma sentimentale». 

“Condannato a morte. The Punk Version” narra di un processo, dell’ultima notte di un condannato a morte rinchiuso in “una scatola di pietra”, dei pensieri che lo attanagliano, del diniego di una vita, cui si sta per dare termine e di una domanda senza alcuna risposta possibile.

Una storia tragica che riflette sui meccanismi che s’innescano nella mente di uno sciagurato in attesa del patibolo. Di fronte alla condanna certa, alla consapevolezza di dover essere giustiziati, l’essere umano si confonde, il sudore si fa freddo, l’ansia s’impadronisce dei nervi.

Man mano che l’ora ‘X’ si avvicina, si scopre una realtà cruda, contro la quale contrasta quella burocratica della legge che esegue imparziale la condanna. Così, l’atteggiamento e i termini di un mero esecutore della pena – un ufficiale o piuttosto un direttore del carcere – nella loro apparente normalità, nel loro modo di rivolgersi civilmente al detenuto, accrescono il senso di orrore per la fine che dovrà fare.

Lo spettacolo del giovane regista teatrale napoletano Davide Sacco,  s’interroga sul significato della vita, cui una condanna a morte è tragicamente in grado di porre fine.

Condannato a morte. The punk version scava nella nostra coscienza e rivela il genio, quanto mai attuale, di Victor Hugo.

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