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La Riflessione, Una trappola d’aria

Un libro da leggere tutto d’un fiato, senza soffermarsi a fare sottolineature: Una trappola d’aria di Giuseppe Festa

di Ettore Sannino

Una trappola d’aria  di Giuseppe Festa, thriller psicologico scritto da un italiano, ma ambientato alle isole Lofoten, in Norvegia.

Già qui nasce la prima domanda: perché uno scrittore italiano si avventura a raccontare una storia ambientata in un paese scandinavo?

Io sono un appassionato dei noir scandinavi, perché hanno una loro peculiarità, sono cupi, tenebrosi, ma non perchè si tratta di polizieschi, ma perché sono scritti, sceneggiati e recitati da autori ed attori scandinavi, che sono totalmente diversi da noi europei del Sud.

Sorvolando su questa prima riflessione – perché in fondo il libro l’ho comprato e letto proprio per questa ragione – iniziando la lettura ho avvertito quel sottile senso di irritazione che ti prende quando ti accorgi di avere tra le mani uno scrittore di vecchio stampo.

Descrizioni molto particolareggiate, a volte troppo, di paesaggi, ambienti, situazioni, mentre gli stati d’animo sono poco più che tratteggiati ed i personaggi appena definiti nel loro aspetto, per cui non riesci ad immaginarteli.

Così pensi di avere tra le mani il solito libro, uguale a tanti altri, che è pure un poliziesco ed a me i polizieschi non piacciono poi tanto.

Però la scrittura è affabulatoria, familiare accattivante e così cominci ad accettare tutta la storia in blocco, per quella che è, una lettura di svago, un libro da leggere tutto d’un fiato, senza soffermarsi a fare sottolineature, rifletter sul significato più profondo della storia, appuntare proprie riflessioni a margine.

Lo leggi e basta, anche se la storia è nuova ma non appare tanto originale, anche se poi l’unico colpo di scena, l’unico particolare insolito e fino ad un certo punto inatteso, è legato al protagonista della vicenda, che poi è protagonista ma comprimario, perché in fondo il vero protagonista, quello che ci interessa sapere che fine farà, sarà un altro.

Praticamente, la storia in sè sopravanza la sostanza del giallo e cioè la scoperta del colpevole.

Insomma il libro è carino, scritto bene, si fa leggere, ma se dovessi pensare di rileggerlo, non lo farei, in primis perché non avrebbe più la suspance del non conoscere la storia (che in buona sostanza è la ragione per cui arrivi fino alla fine) e poi perché c’è così tanto da leggere ancora ed eventualmente rileggere, che il tempo non ci sarebbe.

Portatevelo in vacanza, è perfetto.

 

Ettore Sannino, nato a Napoli, vissuto a Portici, città che gli è rimasta nel cuore, attualmente vive a Caserta. Neurochirugo, opera in ospedale. Lettore appassionato e scrittore fecondo, nel 2022 ha pubblicato il suo libro d’esordio, “Un possiile senso della vita, Graus Edizioni. una di racconti.

Dice di sé: Cresciuto scienziato in una famiglia di umanisti, mio nonno che era scultore e pittore diceva che ero incapace persino di fare la lettera “o” col bicchiere e se ne rammaricava.

Ma anche se non condivido assieme al suo nome il suo talento con pennello e scalpello, la mia passione è altrettanto artistica: scrivere, e mi accompagna dai tempi del liceo, quando qualsiasi tema in classe per me era l’occasione per un racconto, l’incipit di una storia. Perciò eccomi a voi, come sono, venendo dal nulla, pronto a tornare nel nulla e sperando di non essere nulla più che uno a cui piace scrivere

 

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