MedicinaSocietà

L’andamento dell’epidemia italiana di Covid

Carlo Alfaro, Dirigente Medico di Pediatria presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi (Na), ove è titolare di Incarico professionale di consulenza, studio e ricerca di Adolescentologia: andamento della pandemia. Possiamo stare tranquilli? 

Dal 28 giugno tutta Italia è in zona bianca, in quanto anche la Valle d’Aosta aveva finalmente registrato per la terza settimana consecutiva un’incidenza settimanale dei casi di Covid al di sotto dei 50 per 100 mila abitanti, come già tutte le altre Regioni.

Con l’ordinanza del Ministero della Salute del 22 giugno, dal 28 giugno è stato anche rimosso l’obbligo di indossare le mascherine all’aperto in zona bianca, fermo restando l’obbligo di indossarle nei luoghi al chiuso e sui mezzi pubblici nonché all’aperto se il distanziamento non potesse essere rispettato, in caso di assembramenti (es: mercati, fiere, code, ecc.), nelle strutture sanitarie e in presenza di persone con alterata funzione del sistema immunitario. L’obbligo di mascherina all’aperto persisteva dallo scorso 8 ottobre 2020.

L’Italia appare tutta in “verde” anche secondo la mappa dell’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), dove non esiste il colore bianco, verde è il migliore.

Negli ultimi giorni, tuttavia, i dati della sorveglianza epidemiologica in Italia suggeriscono una preoccupante inversione di tendenza rispetto all’andamento in costante decremento della curva epidemica registrato dalla fine di aprile in poi.

Un’inversione di tendenza che, secondo l’Ecdc, riguarda l’intera regione dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo (UE/SEE), dato che al 15 luglio 2021 c’è stato un aumento del 64,3% dei casi settimanali, soprattutto nella fascia tra i 15 ei 24 anni, ma senza aumento del tasso di occupazione ospedaliera e del tasso di mortalità.

Le previsioni dell’Ecdc sono di peggioramenti entro l’8 agosto, dato il rapido aumento della variante Delta, dotata di ampia trasmissibilità. Situazioni di maggior rischio si registrano in Spagna, Portogallo, Olanda, Lussemburgo, la zona di Copenhagen in Danimarca, Creta e l’Attica in Grecia, Cipro.

Impennata in Italia dell’Rt a 0,91 (0,66 la scorsa settimana) e aumento dell’incidenza a 19 casi su 100 mila abitanti (contro 11 casi su 100mila della settimana precedente), secondo gli ultimi dati del monitoraggio settimanale, anche se fortunatamente nessuna Regione e Provincia Autonoma supera la soglia critica di occupazione dei posti letto in terapia intensiva o area medica. Questo perché la circolazione virale avviene principalmente in soggetti giovani e più frequentemente asintomatici.

E’ purtroppo prevedibile che, nelle prossime settimane, come l’anno scorso, assisteremo ad aumento dell’incidenza dei contagi, legato soprattutto all’accresciuta mobilità e agli spostamenti turistici, tra Regioni e con altri Paesi.

La differenza sostanziale rispetto al 2020 è rappresentata dalla crescente copertura vaccinale della popolazione. All’11 luglio, il 70,6% degli Italiani ha ricevuto almeno una dose di vaccino anti-Covid, mentre il 45,4% ha completato il ciclo vaccinale. Il nostro “tallone d’Achille” sono i troppi soggetti over 60 non completamente vaccinati. Maggiore sarà il numero di persone che avranno completato il ciclo vaccinale, più possibilità ci saranno di riuscire a contenere la diffusione epidemica. Occorre sia mettere in campo strategie di chiamata attiva per gli over 60 che non si sono ancora prenotati sia accelerare la somministrazione delle seconde dosi. Un altro problema è che nonostante una consistente disponibilità residua (oltre 3,36 milioni di dosi al 7 luglio 2021), i vaccini a vettore adenovirale (Astrazeneca e Johnson & Johnson) non riescono ad essere adeguatamente impiegati, sia per le modifiche alle indicazioni d’uso per fasce d’età sia per la crescente diffidenza della popolazione, rendendo la campagna sempre più dipendente dai vaccini a RNA messaggero (Pfizer e Moderna).

Un altro aspetto importante è potenziare le attività di sequenziamento delle varianti sui tamponi per identificare la variante in gioco, realizzare un capillare contact tracing (identificazione dei contatti stretti entro 72 ore dall’ultima esposizione al caso indice) per interrompere le catene di trasmissione del virus e  isolare i focolai epidemici, mantenere alta l’attenzione sulle misure di prevenzione individuale, evitando gli errori della scorsa estate (distanziamento, mascherine negli ambienti chiusi e in caso di assembramenti.

Già dal 26 luglio 5 Regioni potrebbero andare in fascia gialla, se dovessero superare il limite di 50 casi ogni 100 mila abitanti in una settimana, cui si stanno pericolosamente avvicinando: Sardegna, Sicilia, Veneto, Lazio, Campania.

Scontata, a questo punto, sembra che permarrà la proroga dello stato di emergenza, in scadenza al 31 luglio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *