Scienza e Ambiente

Le difficoltà della ricerca in Italia

NAPOLI – Nella Sala Conferenze della Stazione Zoologica Anton Dohrn martedì 8 maggio alle 17.30 si terrà l’incontro-dibattito La ricerca e l’Italia: un rapporto difficile?, promosso dal Comitato Scienza e Società.

L’evento La ricerca e l’Italia: un rapporto difficile?, sarà introdotto e moderato da Roberto Di Lauro, Università di Napoli Federico II. Interventi di Roberto Defez, IBBR-CNR, Napoli; Andrea Graziosi, Università di Napoli Federico II; Tullio Jappelli, Università di Napoli Federico II. Conclusioni di Roberto Di Lauro, Università di Napoli Federico II.

Al centro della tavola rotonda sarà la riflessione sull’investimento in ricerca scientifica in Italia e  sull’annoso problema di risorse, poche e spesso mal distribuite nelle Università e negli Enti di Ricerca, nel pubblico e nel privato.

Durante l’evento si discuterà di come il nostro Paese sia diventato una realtà poco attrattiva nell’ambito della Ricerca, anche se sempre in grado di produrre ricercatori competitivi. Molti giovani ricercatori italiani migrano all’estero, dove sono apprezzati, e trovano condizioni di lavoro che consentono di sviluppare idee nuove, di produrre risultati e di dimostrare la propria competenza.

Nel corso del meeting sarà trattata la spinosa polemica riguardo a come sia difficile per l’Italia competere con i grandi investimenti in nazioni a noi vicine. Citando una bella immagine nell’ultimo libro di Defez Scoperta, Come la Ricerca Scientifica può aiutare a cambiare l’Italia, questa perdita può essere paragonata ad uno smantellamento dei nostri monumenti più belli, mattone dopo mattone, cui la società italiana sembra assistere con torpore e indifferenza.

Il dibattito su La ricerca e l’Italia: un rapporto difficile? darà modo di porsi domande circa la possibilità di rimediare a questa terribile emorragia, su quali siano le carenze della ricerca in Italia e su quali gli interessi che ne ostacolano lo sviluppo. Soprattutto, si ragionerà sulle azioni messe in campo oggi per assicurare credibilità al nostro “sistema ricerca”, per garantire una valutazione rigorosa delle competenze e su quale sia la possibilità concreta di invertire tale tendenza.

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