biografie

Le opere di Misericordia di Giovan Battista Manso di Scala

di Michele Di Iorio

Giovan Battista Manso di Scala, patrizio di Amalfi, nacque a Napoli nel 1568 da don Giulio, signore di Bisaccia e di Pianca e da donna Vittoria Pugliese. Da giovane combattè come alfiere dell’imperial esercito di Spagna contro i saraceni nella battaglia di Otranto del 1588. Promosso capitano, si distinse nella campagna di Lombardia contro i francesi, raggiungendo il grado di colonnello e quindi venne insignito del cavalierato del Toson d’Oro. Sposò donna Costanza Belprato. Ebbero figli, che però morirono tutti immaturamente.

Sin da giovane Giovan Battista Manso fu molto sensibile ai problemi del popolo di Napoli. Nel 1601 fu governatore insieme con sei nobili napoletani, Giovan Vincenzo Piscicelli, Girolamo Lagni, Cesare Sersale, Giovan Battista d’Alessandro, Astorgio Agnese e Giovan Battista Andrea Gambacorta.                                     Questi giovani aristocratici, ispirati da spirito cristiano, si ritrovavano ogni venerdì all’Ospedale degli Incurabili per assistere i malati poveri, portando loro cibo. Si impegnavano anche in altre opere di carità, come il conforto ai carcerati e la sepoltura dei cristiani. Si riunirono quindi in Congregazione nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Caponapoli, e nel 1606 venne steso lo statuto sociale del Pio Monte della Misericordia, approvato da Filippo II di Spagna e, in un certo qual modo, ratificato da Papa Paolo V, che concesse indulgenze plenarie a tutti i fondatori.

Intanto si erano uniti a loro altri giovani nobili: Ascanio Carafa, Girolamo Marchese,Giovan Battista Severino, Carlo Caracciolo di Vico, Giovan Simone Moccia e Cesare Piscicello.                                                                       Con i soldi raccolti, 6328 ducati d’oro napoletani, fecero erigere un maestoso edificio in via dei Tribunali intitolato Pio Monte della Misericordia. Giovan Battista Manso nel 1603 venne nominato governatore del Pio Monte e commissionò a Michelangelo Merisi da Caravaggio, durante il primo soggiorno napoletano del pittore, la celeberrima tela Le Sette Opere di Misericordia, che si trova nella cappella.

Con testamento, essendo senza eredi, lasciò alla Fondazione una dote di 50mila ducati e il Palazzo Manso, acquistato dalla famiglia de Sangro di Sansevero in via San Lorenzo, e anche di altri 20mila ducati per l’acquisto del palazzo vicino delGirolamo d’Afflito principe di Scanno. Proprio qu nel 1608 Manso nel 1608 fondò il Monte Manso, che aveva il fine di far studiare ed educare i giovani delle famiglie aristocratiche, in particolare per i rampolli poveri, insediandovi il Seminario dei Nobili. La gestione del seminario venne affidata ai padri Gesuiti, con una dote di 8mila ducati per le spese iniziali.

il 3 maggio del 1611, con il benestare del vicerà conte di Lemos, istituì l’Accademia degli Oziosi, con sede nella chiesa di Caponapoli. Giovan Battista Manso fu un grande mecenate: tra o letterati che frequentò si annoverano Torquato Tasso, suo grande amico, che nel 1592 gli dedico il suo trattato sull’amicizia, Giovan Battista Marino, che fece nominare Principe dell’accademia, e Giuseppe Battista.

Giovan Battista Manso di Scala non fu solo un filantropo, ma un erudito che scrisse varie opere, tra cui I Paradossi o dialoghi dell’amore, Erocallia,ovvero i dialoghi dell’amore e della bellezza, La vita di Santa Patrizia, ma anche una biografia del tasso e una Enciclopedia.

Il re di Spagna Filippo IV gli concesse per i suoi meriti il titolo di marchese di Villa. Rimasto vedovo, continuò a scrivere opere.

Giovan Battista Manso morì a Napoli il 24 dicembre del 1645. Per sua volontà il funerale fu modesto, con un solo chierico e 12 mendicanti che portavano ceri.La salma fu traslata nella tomba di famiglia nella chiesa gotica di San lorenzo Maggiore.

Figura poco consciuta, sebbene fosse stato un grande uomo dal cuore d’oro, di lui rimane memoria soprattutto per il Real Monte Manso di Scala. L’Istituzione nel 1747 acquistò l’area soprastante la Cappella Sansevero, dove, Papa Benedetto XIV benedicente, venne fondata al terzo piano la famosa chiesa, opera dell’architetto Mario Gioffredo.

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