Eventi

Mario Conte e la sua passione

di Tonia Ferraro

PORTICI (NA) –  In attesa di replicare al Teatro Roma prossima domenica 29 ottobre alle 18 il suo fortunato spettacolo ‘A passione ‘e ’sti canzone, l’artista Mario Conte  è venuto in città.

Conte si è fatto conoscere al grande pubblico attraverso il format televisivo di Real time Il Boss delle Cerimonie.

Mario Conte con patron Sergio Perasole

La passione per il canto l’ha accompagnato da sempre, ma fu decisivo il suo incontro con don Antonio Polese, che rimase affascinato dalle sue interpretazioni delle canzoni classiche napoletane, tanto da acclamarlo novello “Raniere”.

Memore di quell’incontro, il nostro Mario ha voluto dedicare la prima parte del suo spettacolo alle bellissime canzoni in lingua di Massimo Ranieri. Poi la rappresentazione proseguirà con brani napoletani, drammatizzazioni e coreografia, e ancora tante sorprese.

LoSpeakersCorner ha chiesto a Mario Conte di raccontarsi ai suoi microfoni.

Come è nata la sua passione per il canto?

Senza dirle quanti anni ho, devo dire che sin da quando ero in prima elementare venivo sempre scelto per le recite scolastiche. Da lì è iniziato tutto: la passione per la musica mi faceva correre dovunque la sentissi … Ancora oggi è così. Dico sempre che la musica tacita tutte le guerre, cancella cattiverie, gelosie.

Massimo Ranieri è il suo ispiratore?

Ranieri come me ha condiviso la vita con il Teatro e la Musica. Sono nato poco dopo di lui a Napoli, e ci sono tante altre analogie l’estrazione sociale, il lavoro in giovanissima età, la bella scuola di vita che è la strada.

Quando incominciai a cantare vedevo che la gente si fermava ad ascoltarmi: nonostante fossi piccolo riuscivo a trasmettere la passione che avevo dentro. E questa passione è ancora la stessa.

La canzone napoletana si canta o si interpreta?

Certamente si interpreta. Tutti i napoletani sono tutti interpreti della loro vita e della loro terra, e molti si esprimono spesso attraverso il canto. Molti cantanti sono partiti da Napoli e hanno portato la canzone del mondo. La grande Gilda Mignonette partì da Napoli cantando: «Comme vapure scostano/Lassanno ‘sta banchina…/Turmiente e pene portano/Luntano ‘a Margellina…/’Nterr’â banchina chiagnono/’e mmamme ‘e ll’emigrante…». Il distacco per lei fu tanto doloroso che morì di crepacuore.

Noi napoletani gesticoliamo, e anche se tronchiamo le finali delle parole, drammatizziamo tutto, nel bene e nel male. È un patrimonio, e dobbiamo prenderne coscienza.

C’è differenza tra canzoni classiche napoletane antiche e moderne?

Dire antico non è dire vecchio: le canzoni classiche napoletane non hanno tempo. Sono sullo stesso piano e saranno sempre attuali. Magari quelle antiche vanno non solo riscoperte ma anche reinterpretate: è così che si  può fare in modo di avvicinare i giovani, quelli che amano Pino Daniele. Pino è stato l’unico che è riuscito ad avvicinare la canzone moderna allo spirito antico. Infatti canto Terra mia con un approccio classico.

Cosa può dirci del suo spettacolo ‘A passione ‘e ’sti canzone?

Proprio per rimanere nel tema classico-moderno ci saranno momenti molto particolari, come uno dedicato a Renato Zero. Una interprete femminile, Taila Orefice, canterà Bammenella di Raffaele Viviani. Dopo la prima parte, il live dedicato a Ranieri, solo canzoni napoletane inframmezzate da sketch che le introdurranno,la presenza di due figure dell’iconografia napoletana che adesso non svelerò … Voglio raccontare la vera storia delle canzoni, ma con calore, facendo vivere al pubblico i sentimenti che le hanno ispirate. Il tutto accompagnato da una band di sette elementi che suonerà dal vivo. Ancora, la canzone Chella d’’e rrose, affiancata da una coreografia.

E infine saluto il pubblico raccomandandogli di fare tesoro di queste canzoni, di non dimenticarle e farle conoscere anche ai giovani.

Cosa ci dice della sua partecipazione al format di Real Time?

Tutto è nato da un’idea del regista Brunetti. Lavoro molto come cantante da cerimonia nei matrimoni e nelle Prime comunioni. Mi sentì cantare e rimase impressionato dal mio modo di porgere le canzoni. Avevano in mente di preparare una serie di trasmissioni girate al castello di don Antonio Polese in sostituzione del precedente Napoli prima e dopo. Lo staff rimase colpito anche dalla mia capacità di esprimermi in un italiano corretto: come se questo fosse un fenomeno! Napoli è questo e tante altre cose: sfatiamoli questi falsi miti! Facemmo dunque una puntata pilota di Il Boss delle Cerimonie, ed è stata la prima di tante: va in onda ancora oggi. Registriamo cinque puntale l’anno, e la regia volutamente seleziona matrimoni un po’particolari, sopra le righe, in contrapposizione ad un cantante “composto”. L’audience è sempre altissima.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *