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Il medico risponde: c’è crisi educativa nella adolescenza?

di Carlo Alfaro

La crisi educativa in adolescenza: se ne è discusso a Sorrento col Rotary

Nella società attuale si respira un senso profondo di fallimento dell’esperienza educativa, tematica che viene sviscerata nel saggio Riprendiamoci i nostri figli. La solitudine dei padri e la generazione senza eredità, Marsilio editore, uscito il 12 ottobre scorso.

Significativamente, il volume è dedicato l’opera ai tre figli dell’autore: «… Costanza, Adriano e Sofia, che non mi perderanno mai».

A cura di Antonio Polito, classe 1956, vicedirettore del Corriere della Sera, è stato presentato il 12 gennaio all Sala Consiliare dal curatore con il Rotary Club Sorrento, presieduto in quest’anno rotaryano dall’avvocato Michele Liccardi.

La scelta del tema, quello dell’educazione dei figli, l’essere genitori oggi, il disagio e la fragilità dei giovani, caldo ed estremamente sentito, come è proprio dello spirito di “rendere servizio” alla comunità che ispira l’agire del Rotary, ha convogliato nella sede municipale sorrentina  un numeroso pubblico di tutte le età.

Introdotto dal sindaco di Sorrento, avvocato Giuseppe Cuomo, e dal presidente del Rotary Liccardi, nel dibattito, moderato dal giornalista Luigi D’Alise,  lo scrittore ha ribadito il messaggio fondante del suo testo: di fronte all’emergenza del fallimento educativo, è urgente risvegliare nei padri la memoria del proprio compito.

Si tratta di una sorta di manuale, di perle di saggezza e buon senso, scritto con stile leggero, ma intriso di profonda cultura, nato non per impartire sterili lezioni quanto piuttosto per condividere esperienze e rinforzare comportamenti sani e consapevoli, in un invito alla riflessione e alla presa di coscienza.

Il mondo di oggi, premette Antonio Polito, che mette in discussione ogni forma di autorità, ha reso la sfida educativa dei genitori sempre più complicata. In particolare, è venuta meno l’autorevolezza, quella particolare capacità del genitore di coinvolgere e influenzare i comportamenti, riscuotendo fiducia e stima, senza bisogno di imporre o costringere.

Ci troviamo invece di fronte ad adolescenti che si sentono invincibili e autosufficienti, e a genitori che hanno abdicato al proprio ruolo di guida scegliendone uno apparentemente più consono alle nuove esigenze: quello di fratelli maggiori o di amici. Privati oramai della loro autorità e autorevolezza, i genitori, in questo nuovo ruolo snaturato, si riducono pateticamente a corteggiare, lusingare, blandire i propri figli, facendo il tifo per loro, piuttosto che educarli.

L’amore verso un figlio, ammonisce l’autore, non si esprime nel dargli sempre ragione, pensando di comprare il loro affetto e e la loro considerazione.

«I figli sono diventati la giuria che emette il verdetto sui padri, come in un format televisivo. Per questo facciamo di tutto per risultare loro simpatici», scrive Polito. Cosa dagli effetti disastrosi, perchè se il conflitto tra generazioni c’è sempre stato, quello che sta accadendo oggi secondo Polito è qualcosa di più pericoloso: una vera e propria interruzione del tradizionale passaggio di valori dai padri ai figli. I genitori di oggi non sembrano più capaci di assolvere uno dei principali compiti di cui sono investiti, quello della trasmissione dell’eredità di valori morali che essi stessi hanno acquisito dai loro padri. In latino tradere, consegnare l’eredità, ma anche  “tradire”, abbandonarla: hanno la stessa radice etimologica. Esprimono la scelta tra accettare o rifiutare il patrimonio di esperienza ed etica del passato.

In sociologia, il tradimento della comunicazione viene chiamato disruption, interruzione. I genitori, afferma il testo, sono stati vittime della disruption che ha travolto le basi del nostro vivere comune, intaccando anche il rapporto relazionale più antico, quello tra un genitore ed un figlio. Impedendo di trasmettere quel bagaglio di informazioni, conoscenze, valori che è fondamentale per la sana crescita della futura generazione.

Il nuovo mito dominante, per Polito, è la spontaneità, la dittatura dell’istante che rende inutili e addirittura dannose le conoscenze ereditate dal passato. La missione del genitore di trasmettere il patrimonio morale di valori può realizzarsi efficacemente, secondo l’autore, solo con l’esempio. Cosa che diventa difficile con tutte le istanze che remano contro.

I genitori di oggi, ammonisce Polito, sono soli, insidiati da idee, figure, modelli alternativi che li contraddicono, parlano un’altra lingua, dettano altre priorità, tendono a sabotarne l’autorità o semplicemente hanno smesso di aiutarli, di fatto ostacolando la loro missione educativa. Polito vede il padre oggi come una figura epica, un eroe che combatte da solo contro una serie infinita di nemici che si frappongono tra lui e il figlio. Una volta l’educazione impartita in famiglia trovava continuità nel mondo esterno, tutto coeso ad un fine comune. Oggi non è così.

Per Antonio Polito causa dell’attuale fallimento educativo è l’ingranaggio in cui ci muoviamo ogni giorno, un modello fasullo e inefficace di convivenza, laddove anche la scuola, la religione, la politica si sono rivelate agenzie deludenti, mentre la famiglia stessa ha commesso l’errore di importare stili di vita importati dai media e social che ne hanno minato il ruolo.

L’autore punta il dito contro tutta la serie di nemici e falsi alleati della famiglia, contro cui i genitori di oggi devono guardarsi. In primis la scuola, che ha abdicato al suo ruolo culturale e formativo per ridursi alle angustie dimensioni di un’agenzia di collocamento – peraltro fallimentare – e che non boccia mai nessuno, scendendo ad un egualitarismo al ribasso.

«Noi diciamo ai nostri figli di studiare e la scuola li promuove anche se non studiano», scrive l’autore. Inoltre, ammonisce, tutti gli antichi punti di riferimento – la religione, la politica, ormai persino la scienza – hanno perso di autorità, sostituiti dal potere pervasivo e fintamente democratico dei social e della pubblicità, dove la ragione è considerata un ostacolo, e anche l’ultimo dei ciarlatani ha lo stesso peso di un Premio Nobel. I luoghi di incontro reale sono stati sostituiti dalla piazza elettronica dove ci si odia dietro pseudonimo, dove le star dei social sdoganano lo spinello libero e i santoni dell’ultim’ora fanno passare le droghe leggere per un trastullo innocuo.

In reatà, secondo Polito, l’indipendenza presunta degli adolescenti altro non è che dipendenza paurosa dalle mode apprese su internet, un mondo social che rappresenta l’emblema clamoroso della difficoltà che oggi esiste a comunicare, parlarsi, guardarsi. La rivoluzione tecnologica, simboleggiata dallo smartphone, ha creato secondo Polito una frattura non ricomponibile tra le generazioni.

Polito è contrario anche all’eccessivo ricorso agli psicologi, pronti sempre a pontificare su internet e talk-show: «Gli psicologi cercano l’errore dei genitori, dove hanno sbagliato coi figli. Ma l’errore fondamentale è che si è ignorato l’umano che è nei nostri figli come in noi». L’autore parla di “dittatura” degli psicologi che trattano il male del vivere come una malattia da guarire, invece che come un’opportunità per evolvere e maturare.

I genitori ritengono, a torto, afferma, di dover proteggere i figli in ogni modo dalle insidie del mondo, di evitare loro anche il minimo graffio esistenziale, quasi che la vita più desiderabile fosse una pianura senza orizzonti, anziché un susseguirsi di montagne russe. Ma il nemico più irriducibile dei genitori è per l’autore il narcisismo, che ha subdolamente cambiato e sostituito le regole del vivere insieme con la considerazione esclusiva di stati d’animo, sentimentalismo, emozioni, nel senso che sia figli che genitori nel nome del narcisismo riducono ogni loro azione alla mera ricerca del piacere immediato.

L’attuale impasse della famiglia e della società, ammonisce Polito, trova linfa e radice nella eterna ricerca di piacere che condiziona tutti: siate belli, siate giovani, cercate di non invecchiare, sono i messaggi che bombardano le nostre giornate, cullandoci nel mito di Narciso ed illudendoci che tra noi e i nostri figli non ci siano gap generazionali.  È difficile imporre le regole ai figli, aggiunge lo scrittore, se fuori di casa tutti gli dicono che la felicità consiste nel fare quello che gli pare. Tutto il sistema confluisce nel presentare la felicità come un libertarismo esasperato ad una generazione che non è abituata a essere né rimproverata né criticatala. E anche i genitori cadono nel tranello di considerare la soddisfazione dei figli la propria, il loro appagamento, anche quando immediato e senza meriti, la prova della propria riuscita. In questo delirio narcisistico i figli diventano lo specchio, e quindi i genitori li imitano, annullano le distanze, si conformano ai loro modelli anziché fornirne di propri.

Oggi, sostiene l’autore, è molto diffusa la sindrome dello struzzo, che porta a nascondere la testa sotto la sabbia e negare le loro difficoltà anziché cercare di capire dove siano i nodi cruciali da risolvere. Narcisismo, per Antonio Polito, è anche rifiutare di addossare ai figli il giusto senso di responsabilità, dando sempre la colpa di ciò che non va agli amici, ai professori, alla società.

Da padre e da osservatore della società attento e amante della concretezza, davanti all’urgenza di rifondare l’autorità dei genitori e far recuperare loro il proprio imprescindibile ruolo, Polito cerca possibili soluzioni, offre suggerimenti. Non è possibile, innanzitutto, precisa, dimettersi dal ruolo di genitori. Se i genitori si sentono soli, l’unica cosa che possono fare è allearsi tra loro. Il padre con la madre, anzitutto. Ed entrambi, poi, con i genitori di altri figli. Ma parlandosi e guardandosi in faccia, senza la mediazione di uno schermo che faccia da filtro o ricorrere a quelle chat dove si sfogano le ansie e le frustrazioni di tutti.

Questa alleanza va allargata poi a tutte le agenzie educative, stringendo una coalizione con insegnanti, campioni dello sport, mass media, intellettuali e divi della canzone, per rilanciare l’educazione come emergenza nazionale da coltivare nella quotidianità. Polito fa riferimento addirittura alla Santa Alleanza, che nel 1815 stipularono Austria, Russia e Prussia per governare i popoli dell’Europa in pace e fratellanza.

Poi, è necessario che i genitori cambino atteggiamento, a partire dal fatto di smetterla di interpretare la parte degli avvocati difensori dei figli. Una delle ragioni per cui i professori hanno rinunciato a bocciare è la paura della reazione violenta dei familiari, che non accettano che i figli possano meritare un brutto voto o un cattivo giudizio. Lo stesso accade nei luoghi deputati per antonomasia all’agonismo, le competizioni sportive.

A padri e madri infine l’autore lancia un appello: non credete più a chi vi colpevolizza, riprendetevi i vostri figli, ribellatevi a chi sta alienando la vostra potestà, credete di nuovo possibile la vostra missione.La copertina del saggio è emblematica del messaggio dell’autore: la fotografia in bianco e nero di un ragazzino in primo piano col volto tagliato a metà in orizzontale, le braccia conserte in atto di affermazione di sé, sulle cui spalle poggiano due mani, quelle di un padre di cui non vediamo altro ma di cui si percepisce la costante presenza. Per Antonio Polito è proprio questa costante presenza la chiave di volta del cambiamento: è necessario riequilibrare i rapporti e le gerarchie all’interno della più piccola ma significativa società esistente, la famiglia, riprendendosi i ruoli e i comportamenti canonici, ricomponendo un patrimonio morale da passare ai figli non tanto attraverso la consegna di un sapere precostituito, quanto attraverso l’esempio. I genitori per Polito devono tornare al più classico dei compiti: trasmettere cultura, comportamenti, esperienze e valori, primo tra tutti l’amore e il rispetto per la vita.

 

Il dottor Carlo Alfaro, sorrentino, 54 anni, è un medico pediatra Dirigente Medico di I livello presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi della ASL NA3Sud, Responsabile del Settore Medicina e Chirurgia dell’Associazione Scientifica SLAM Corsi e Formazione, e Consigliere Nazionale della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA).

Inoltre è giornalista pubblicista, organizzatore e presentatore di numerosi eventi culturali, attore di teatro e cinema, poeta pubblicato in antologie, autore di testi, animatore culturale di diverse associazioni sul territorio, direttore artistico di manifestazioni culturali.

 

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