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Natural Sovereignty

La mostra-denuncia sui cambiamenti climatici di Paolo Cirio alla Certosa di San Giacomo, Natural Sovereignty

CAPRI (NA) – Alla Certosa di San Giacomo d l 9 ottobre al 3 novembre sarà ospitato l’inedito progetto site specific di Paolo Cirio dal titolo Natural Sovereignty, a cura di Marina Guida. 
L’esposizione, organizzata dalla galleria torinese Giorgio Persano e dalla galleria berlinese NOME, in collaborazione con la Direzione regionale Musei Campania e l’Ufficio Servizi Educativi della Certosa di San Giacomo, gode del Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee e del patrocinio della Città di Capri.

Il vernissage di Natural Sovereignty si terrà sabato 9 ottobre alle ore 18.

Sarà seguito da un incontro a tema ambientale domenica 10 ottobre alle ore 16 a Villa San Michele, sede del Consolato Svedese e storica dimora del medico e scrittore Axel Munthe.

Ancora, un workshop all’Università Federico II di Napoli in programma lunedì 11 ottobre nel corso di Estetica del professor Leonardo Distaso

L’esposizione comprende un ampio corpus di opere. Dopo le indagini artistiche su tematiche economiche, politiche, legali e finanziarie, la ricerca di Paolo Cirio, presentata non a caso in siti sempre intrisi di bellezza, si interroga per la prima volta sull’emergenza climatica, un punto cruciale del nostro tempo, ancora troppo sottovalutato.

E lo fa senza mezzi termini, allestendo un tribunale utopico del crimine climatico, nel quale le maggiori compagnie petrolifere e di carbone sono messe sotto processo e giudicate da esperti di giustizia climatica internazionale e dal pubblico che si costituisce parte lesa.
In questo processo immaginario i querelanti, insieme alla specie umana, sono le migliaia di specie di flora e fauna in estinzione.

Sono tantissimi gli studi e le pubblicazioni scientifiche che negli anni hanno lanciato un allarme: la vita del nostro pianeta sarebbe in gravissimo pericolo, come evidenziato dal Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres che nell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) ha commentato: Deve suonare una campana a morto per il carbone e i combustibili fossili, prima che distruggano il nostro pianeta.

Sebbene da molto tempo attivisti e scienziati continuino a gridare forte contro i disastri dell’emergenza climatica – anche se troppo costanti sono le catastrofi che errate scelte politiche antiecologiste hanno inferto all’ambiente e benché siamo quasi a un punto di non ritorno – la loro voce resta a tutt’oggi inascoltata.
Paolo Cirio, artista di origini italiane che vive a New York, con Natural Sovereignty, da hacker e attivista lancia il suo affondo sul tema più urgente del nostro secolo.

Con metodo scientifico, supportato da grafici e dati incrociati, mostra le evidenze della crisi climatica che negli ultimissimi anni sono diventate sempre più allarmanti.

Nel suo progetto – sarebbe riduttivo chiamarlo “mostra” – gli spazi della Certosa non hanno intenzione di offrire un semplice fondale, ma sono piuttosto i dispositivi ideali dove rimbalza il disincanto di una bellezza dolente e quasi perduta. Capri diventa così la cassa di risonanza del messaggio potente ed urgente che l’artista consegna ad un pubblico internazionale.

Le installazioni presentate da Paolo Cirio, quindi, hanno il sapore amaro della sconfitta delle politiche internazionali sulle tematiche ambientali, in quanto non soltanto incapaci di preservare l’Ambiente, ma talmente inette da ingaggiare azioni pericolose di cui i governi stessi restano vittime.

Non ci possono essere scusanti. Nessuna attenuante. La crudezza di grafici, algoritmi ed espressioni matematiche stampati su tela e carta, svelano ora un dramma puro: scelte politiche di governi nazionali e sovranazionali, in accordo con le maggiori compagnie di petrolio gas e carbone, hanno condotto il globo sull’orlo del disastro climatico.

Nel dettaglio, il percorso espositivo è organizzato per sottotemi, partendo dall’area del Quarto del Priore:

Nella prima sala è allestita la sezione Climate Human Plaintiffs in cui è prevista la compilazione, con tanto di richiesta di risarcimento, da parte dei visitatori di un formulario che attesti i danni arrecati alla loro vita in relazione al disastro climatico. La stessa richiesta può essere formulata nella seconda sezioneClimate Species Plaintiffs, dove in una selezione di fotogrammi vengono presentate 40.000 specie di flora e fauna in via di estinzione, raccolte da Cirio in un data base, e pubblicate sul sito Extinction-Claims.com, nel quale i visitatori possono chiedere un risarcimento danni a nome delle specie alle compagnie petrolifere e di gas.

La sala tre, con Newsroom Evidence prevede l’allestimento di una serie di stampe cartacee che testimoniano l’approccio mediatico globale alla tematica del Climate Change.

Nella quarta sala, in Climate Geopolitic, la geopolitica del cambiamento climatico è visibile grazie a stampe su tessuto ed un mappamondo che riproduce le interrelazioni tra i maggiori responsabili di produzione e consumo di carbone, gas e petrolio.

Nella quinta sala, in Climate Ecosistem Plaintiffs, foto di ecosistemi e ghiacciai o fiumi e laghi in grave pericolo sono affiancate da un algoritmo ideato dall’artista che calcola quanto le compagnie di carbone dovrebbero contribuire alla tutela degli stessi.
Nella sesta sala, in Climate Financial Evidence, sono indagati i maggiori istituti finanziari e dirigenti d’azienda responsabili della crisi climatica in rapporto ai loro profitti investimenti e salari, che dimostrano l’esistenza di capitali per il risarcimento dei crimini climatici.

Nella settima sala, in Climate Anomalies Evidence, l’artista è intervenuto con pastelli ad olio su mappe e fotografie satellitari fornite dalla NASA che attestano le anomalie più significative inerenti alle temperature, al problema della siccità, degli incendi e delle inondazioni, per dimostrare l’intensificazione esponenziale di questi fenomeni negli anni.

Nell’ottava sala, in Climate Legal Evidence, l’artista realizza un intervento pittorico realizzato su due grafici degli anni ’80 risultanti da studi commissionati e condotti internamente dalle compagnie Shell e Exxon, dai quali emergeva già in quegli anni con evidenza l’impatto climalterante che avrebbe avuto l’utilizzo delle fonti fossili sul lungo periodo. Questi stessi documenti sono stati secretati segreti per molti anni,ma  di recente sono emersi come prove nelle cause legali contro la compagnie Shell ed Exxon.

Nella sala nona in Climate Comparing Evidence sono messi a confronto i grafici dell’innalzamento dei mari e quello delle emissioni in atmosfera di gas dannosi, e viene evidenziata la diretta correlazione tra i due.

Nella sala dieci in Climate Sentence, partendo da uno studio pubblicato nel 2017, il Carbon Major Database, nel quale veniva dichiarata la responsabilità di ciascuna compagnia di carbone mondiale, l’artista espone una tela sulla quale sono stampati i nominativi delle maggiori aziende fossili e le loro emissioni e, mediante l’utilizzo di un algoritmo, viene calcolato il risarcimento che queste aziende dovrebbero corrispondere per i danni che la loro attività ha provocato all’equilibrio climatico.

Nell’ultima opera del percorso espositivo, Climate Jury, il pubblico diventa giuria democratica nel processo alle compagnie di carbone gas e petrolio ed invitato a compilare un formulario per esprimere il proprio giudizio in merito alle prove esposte nelle sale.
Nel giardino del Priore sono allestite interviste curate dall’artista a esperti di giustizia climatica: il presidente di Greenpeace Italia Ivan Novelli, il ricercatore e giornalista Marco Grasso – autore di Tutte le colpe dei petrolieri, e l’avvocato Stefano Nespor.

Proseguendo, nel Chiostro piccolo si incontra Climate Gas: lunghe tele riportano i simboli dei principali gas serra e il loro valore commerciale, pari a un dollaro. L’artista si sofferma sui gas serra rilasciati in atmosfera, e dimostra come questi vengano trattati alla stregua di prodotti finanziari con il sistema dei carbon credits, che consentono alle grandi industrie di speculare, inquinando.

Nel chiostro grande si trova l’installazione Climate Culpable, 24 bandiere sulle quali è stampato il logo dei maggiori produttori gas serra responsabili di oltre il 50% totale delle emissioni globali.

Una denuncia dura e senza compromessi quella che Cirio mette in campo in questo progetto. Anticipando il futuro, l’artista inscena un tribunale che mira all’istituzione di un diritto ambientale internazionale allargato a tutte le specie esistenti, non soltanto a quella umana, a tutela della vita su questo pianeta, ed auspica che i colpevoli del disastro climatico vengano individuati, processati e condannati per ecocidio.

L’intero progetto installativo Natural Sovereignty si presenta come un resoconto inoppugnabile sul passato ed sul presente ed un interrogativo aperto sul futuro: fino a quando l’umanità sceglierà di non vedere e non agire perché questa devastazione ambientale abbia termine? Per quanto tempo ancora si metteranno in atto scelte politiche climalteranti che agevolano le economie a danno dell’ambiente? Forse quando ci si accorgerà che la Sovranità più importante è soltanto una: quella Naturale.

Orari di visita a Natural Sovereignty: tutti i giorni dalle 10 alle 16 (ultimo ingresso ore 15.30).  Giorno di chiusura: lunedì
Ingresso: 6 euro (gratuito per l’opening)  

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