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Pasqua 2022 e Covid-19

Carlo Alfaro, Dirigente Medico di Pediatria all’ASLnapoli3sud, Consigliere nazionale Società italiana medicina dell’Adolescenza, fa il punto sulla situazione Covid in tempo di Pasqua

L’Oms, da Ginevra, dove per l’undicesima volta dall’inizio della crisi si è riunito lo scorso 12 aprile il Comitato di esperti per l’emergenza Covid, ha ricordato che la pandemia è ancora un’emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale. Il bilancio globale ha superato i 500 milioni di casi con 6,2 milioni di morti.

Anche se i casi e decessi sono in calo in tutto il mondo, il virus continua ad avere una forte trasmissione e a causare troppe vittime. Nella settimana 4-10 aprile si sono registrati oltre 7 milioni di nuovi casi (forse sottostimati per la riduzione dei tamponi) e più di 22.000 decessi.

L’Italia è tuttora al quinto posto nel mondo per nuovi contagi, dopo Corea del Sud, Germania, Francia, Vietnam. Gli Usa sono attualmente al primo posto nel mondo per numero di morti, mentre in Europa i Paesi con maggior numero di morti sono: Federazione Russa, Germania, Regno Unito.

In tutta Europa secondo la mappa dell’Ecdc (Centro europeo per il controllo delle malattie) il colore dominante resta sempre il rosso scuro, compresa l’Italia, con piccoli segnali di miglioramento in Europa dell’Est e Spagna.

In Italia, secondo il monitoraggio Covid di Istituto superiore della sanità (Iss) e Ministero della Salute, che proseguirà nonostante la fine dello stato di emergenza decretato il 31 marzo, la curva epidemica ha iniziato una lenta fase di discesa: sono in calo incidenza settimanale dei casi (che comunque si attesta su 717 casi per 100 mila abitanti), indice Rt di trasmissibilità (che si attesta a 1), mentre sono sostanzialmente stabili i ricoveri e i decessi.

Il rischio però è che il numero reale dei casi sia molto superiore a quello ufficiale, dato che con la nuova normativa i contatti stretti, anche se non vaccinati, sono tenuti solo a praticare l’autosorveglianza di 5 giorni (senza andare in quarantena, indossando la mascherina Ffp2 per 10 giorni), mentre chi fa l’auto-test a casa può autogestire il relativo esito.

Una particolarità è che sale il numero delle reinfezioni in soggetti guariti o vaccinati (sostenute da Omicron): oltre il 4% dei nuovi casi. Le reinfezioni interessano di più le persone vaccinate da più tempo, le donne (forse per la loro funzione di caregiver), gli operatori sanitari, i soggetti entro i 49 anni (per la maggior vita sociale).

Riguardo ai ricoveri ordinari, in base a quanto emerge dalla rilevazione negli ospedali sentinella della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere, la quota di pazienti ricoverati “Con Covid”, cioè in ospedale per la cura di altre patologie e trovati positivi al tampone pre-ricovero, rappresenta ormai la maggioranza dei casi. In terapia intensiva invece quasi tutti i pazienti presentano comorbidità e hanno un’età media di 70 anni.

Certamente, l’obiettivo attuale è trovare, con responsabilità e attenzione, una convivenza con il Coronavirus. Le Linee guida del Ministero della Salute per la ripresa delle attività economiche e sociali raccomandano di continuare ad osservare scrupolosa igiene, evitare assembramenti, cercare di mantenere una distanza di sicurezza negli ambienti al chiuso (da 1 a 2 metri in base allo scenario epidemiologico di rischio), garantire buona areazione (idealmente edifici pubblici, ospedali e scuole dovrebbero dotarsi di impianti a ventilazione meccanica controllata). Dal primo maggio dovrebbe essere eliminato l’obbligo della mascherina al chiuso, se i dati epidemiologici lo consentiranno.

Nel ritorno alla normalità, i vaccini svolgono un ruolo oltremodo importante. Attualmente circa l’80% degli Italiani è stato vaccinato con ciclo base completo e il 74,1% degli over 18 ha fatto il booster. L’elevata copertura vaccinale è fondamentale per mitigare l’impatto soprattutto clinico dell’epidemia. Infatti, secondo i dati dell’Iss, relativi alla popolazione di età ≥ 12 anni, per i non vaccinati: il tasso di ospedalizzazione risulta circa 3 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni e circa 6 volte più alto rispetto ai vaccinati con booster.

Il tasso di ricoveri in terapia intensiva risulta circa 3 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni e circa 9 volte più alto rispetto ai vaccinati con booster.

Il tasso di mortalità risulta circa 5 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni e circa 14 volte più alto rispetto ai vaccinati con booster.

Protagonista dell’attuale fase della pandemia è la variante Omicron. In Italia al 4 aprile 2022, secondo l’indagine condotta dall’Iss e dal Ministero della Salute assieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler, la variante Omicron aveva una prevalenza stimata al 100%, con la sottovariante BA.2 predominante (86,6%).

In tutto il mondo Omicron 2 è ormai responsabile di oltre il 90% delle infezioni. Questa variante presenta una trasmissibilità molto elevata, al livello del morbillo. Il quadro clinico che determina si caratterizza per una durata minore, in media 4,4 giorni, contro i 7,7 giorni di Delta, una minore virulenza, una più rara prevalenza di perdita dell’olfatto, tosse persistente, cefalea e nebbia cerebrale, una maggiore presenza di mal di gola e raucedine.

Nei bambini, segnalato spesso il croup (il restringimento acuto della laringe), con la tipica tosse “da foca”. Anche nei bambini con meno di 5 anni, sebbene più colpiti da Omicron per la sua maggiore trasmissibilità, secondo un ampio studio statunitense pubblicato su JAMA Pediatrics, la gravità clinica è molto minore di Delta.

Il rischio di reinfezione con Omicron è alto anche con tre dosi di vaccino ed è fino a 10 volte maggiore che con la variante Delta. Dal punto di vista della terapia, mentre contro Omicron 1 abbiamo solo un tipo di anticorpo monoclonale attivo, contro Omicron 2 possiamo basarci solo sugli antivirali.

Intanto, non si ferma la minaccia costituita dalla comparsa di nuove varianti. Ciò è dovuto al fatto che essendo ancora la circolazione virale alta, il virus si moltiplica in maniera importante e ciò facilita la comparsa di mutazioni che possano portare a varianti, che possono emergere e diventare di interesse per pericolosità, contagiosità, resistenza ai vaccini e alle terapie.

Di Omicron sono state individuate le sottovarianti 3, 4, 5. Poi sono emerse nuove varianti designate con la “X”: “Xd” (49 casi nel mondo, in particolare in Francia), detta anche Deltacron (incrocio tra Delta e Omicron), “Xe”, che è una ricombinante tra Omicron e Omicron 2 (BA.1-BA.2). Questultima è stata rilevata per la prima volta nel Regno Unito lo scorso 19 gennaio e appare, dai primi studi, del 10% più contagiosa di Omicron 2. Ancora, “Xf”, una combinazione di Delta e Omicron come Xd, che si sta diffondendo in Inghilterra, con circa 100 casi registrati, ed è stata isolata e sequenziata, per la prima volta in Italia, a Cesena, ma anche “Xj”, equivalente a Xe, quale ricombinazione delle sotto-varianti di Omicron BA.1 e BA.2, finora nota solo per un numero limitato di casi registrati  alla fine di marzo in Finlandia. In Italia è stata isolata per la prima volta da un laboratorio di Reggio Calabria.

Al momento però nessuna di queste varianti sembra avere sintomi dissimili o causare malattia più grave rispetto ai tipi prevalenti.

Infine, Covid significa anche impatto sulla scuola, e su questo versante emergono delle criticità dall’ultimo decreto legge dello scorso 24 marzo. Innanzitutto, proprio a fine anno scolastico, introduce l’obbligo di indossare le mascherine per tutti i bambini dai 6 anni in su, mentre prima il criterio non era l’età ma il ciclo scolastico, esentando i bambini della scuola d’infanzia: così si verifica l’assurdo di classi di scuola dell’infanzia dove bambini che hanno già compiuto 6 anni e che finora non avevano dovuto indossare la mascherina, adesso sono tenuti invece a farlo, mentre altri compagni di classe no perché minori di 6 anni.

Un’altra controversia riguarda la richiesta, giudicata discutibile e inutile se non grottesca dai medici, di certificati medici per gli studenti della scuola primaria e della scuola secondaria positivi al Covid in isolamento a casa, che ne dichiarino l’idoneità fisica a seguire l’attività scolastica nella modalità della didattica digitale integrata. Così come sfocia nel ridicolo la soluzione ministeriale per gli insegnanti no-vax, che permette loro di tornare a scuola, pagati, ma senza lavorare, visto che non potranno andare in classe, né in biblioteca.

Da che è iniziato il Covid-19, i colpi di scena sono stati continui e ogni previsione è stata soppiantata dalla ben diversa realtà. Pasqua è la festività che celebra la rinascita. Speriamo che finalmente possiamo rinascere davvero dall’incubo della pandemia.

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