Società

figli di Portici famosi: Aurelio Padovani

di Stanislao Scognamiglio

Si parla spesso di  personaggi porticesi per nascita dei quali si sta perdendo il ricordo. Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende.  Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.

Aurelio Padovani è nato a Portici il 28 Febbraio 1889, da Vincenzo Padovani e da Maria Annunziata Braccioli.

Dopo gli studi inferiori, si è diplomato perito industriale all’Istituto Tecnico Industriale Alessandro Volta di Napoli.

A soli 18 anni, nel 1907, si è arruolato nel Regio Esercito, come allievo sergente.

Presta servizio nell’11esimo reggimento Bersaglieri, acquartierato nella caserma di Pizzofalcone a Napoli.

Nel settembre del 1911, è partito volontario per partecipare alla guerra in Libia. Nel 1912, in terra d’Africa, ha combattuto nelle battaglie di Macabez, 24 maggio; Sidi Said, 27 giugno; Sidi Alì, 14 luglio; Regdaline, 15 agosto; Sidi Bilal, 29 settembre; Sciara Sciat, 23 ottobre.

Per l’impavido coraggio, manifestato in ogni scontro con l’agguerrito nemico, ha ricevuto la medaglia di bronzo al valor militare. L’1 agosto 1912 con il grado da sottotenente di complemento, è passato al Servizio Permanente Effettivo.

Dopo la guerra turco-ottomana, tornato a Napoli, «… in occasione della “settimana rossa” antimilitarista del 1914, prese parte, assieme a un plotone dell’11° reggimento bersaglieri, al corteo degli “uomini d’onore” organizzato dal quotidiano Il Mattino di Napoli».

Durante la Prima Guerra mondiale, ha combattuto con il corpo dei Bersaglieri ciclisti,

Nel corso di quest’ultimo evento bellico, il 29 luglio 1915, è stato promosso tenente e, nel 1916,  capitano. Ancora distintosi per il valore dimostrato in combattimento, è stato decorato con tre Medaglie d’Argento al Valor Militare.

Nella battaglia dell’Hermada, il 23 aprile 1916, a seguito di una grave ferita riportata, gli è stato amputato un piede.

Socio di vari movimenti politici e combattentistici, nell’aprile del 1920, ha aderito ai Fasci di combattimento, dove con un’intraprendente carriera, è stato segretario (marzo 1921 – maggio 1923), segretario federale (ottobre 1921 – gennaio 1923), comandante delle squadre d’azione,  organizzatore del Fascio napoletano.

Nel novembre del 1921 è stato eletto nel Comitato centrale del Partiti Nazionale Fascista (PNF).

L’1 ottobre 1922, collocato a riposo, lasciato il Regio Esercito, si è impegnato nell’organizzazione dei lavoratori all’interno dei sindacati fascisti, soprattutto nel settore degli operai portuali e dei trasporti.

Ha curato direttamente l’organizzazione del congresso nazionale del Partito Nazionale Fascista, tenuto a Napoli dal 24 al 26 ottobre 1922.

Il 28 ottobre 1922, a capo delle Squadre di Azione della Campania, ha preso parte alla Marcia su Roma.

Dall’inizio del 1923 è stato Alto commissario politico per il fascismo in Campania e nel febbraio dello stesso anno luogotenente generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) e comandante della XII zona.

Il 19 maggio 1923, dimessosi da ogni carica, ha confermato la sua fedeltà a Mussolini e non ha assunto la guida di movimenti dissidenti.

Cessata ogni attività politica attiva, si è dedicato all’intermediazione commerciale.

Mentre festeggia il suo onomastico, Aurelio Padovani muore a Napoli, il 16 giugno 1926. Il comandante ha perso la vita in seguito all’improvviso fatale crollo della balaustra del balcone della sua abitazione in via Generale Orsini. Il sindacalista rivoluzionario si è affacciato con un gruppo di amici a lui più vicini per rispondere al saluto della folla di suoi sostenitori, lì convenuti per fargli gli auguri.

Con imponenti funerali, migliaia di napoletani e di fascisti accompagnano il feretro del comandante che è inumato nel recinto degli uomini illustri nel Cimitero di Poggioreale a Napoli.

L’incidente ha innescato «… i sospetti di un complotto volto a eliminare un personaggio tanto scomodo quanto popolare ma le inchieste successive confermarono la tesi del mero crollo strutturale».

Dopo la tragica fine «… del quadrumviro della Marcia su Roma, imperando allora il Fascismo», il Comune di Portici ha dedicato una strada al suo nome.


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