Società

Figli di Portici famosi: Davide Winspeare

di Stanislao Scognamiglio

Si parla spesso di  personaggi porticesi per nascita dei quali si sta perdendo il ricordo. Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende.  Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.

Davide Winspeare è nato a Portici il 23 maggio 1778. È figlio di Antonio Winspeare, generale del Genio borbonico, e di Maria Scillitani.

Intrapresi gli studi di legge, è stato allievo dell’economista e scrittore Antonio Genovesi. Laureato in giurisprudenza, ha maturato le sue prime esperienze legali, praticando l’avvocatura nel foro di Napoli.

Ancora «… in età giovanissima trovandosi elevato ai primi uffizi della magistratura», nel 1798 ha ricoperto l’incarico di avvocato fiscale delle Regie Poste. Nell’esercizio della sua funzione, si è messo subito in luce «… per il rigore nel tentativo di ridurre le malversazioni e di moltiplicare le spedizioni dei corrieri, per evitare ritardi e problemi connessi».

Ventunenne, durante la Repubblica Partenopea, arrestato e imprigionato, è stato tenuto in carcere fino al mese di luglio del 1799.

Nel 1806, all’avvento sul trono di Napoli del re Giuseppe Bonaparte, è stato nominato avvocato fiscale presso l’Udienza generale di Guerra e Casa Reale.

Dallo stesso monarca, nel 1808, è stato anche designato membro e procuratore generale della Commissione feudale, istituita per risolvere le controversie tra i municipi e gli ex-feudatari.

La commissione, in poco meno di tre anni di lavoro, con ben 1395 vertenze, ha regolato i diritti feudali, avviando così l’abolizione della feudalità nel Regno di Napoli.

Durante il decennio francese, «… dotto giureconsulto», nel 1811, è divenuto celebre per aver scritto la Storia degli abusi feudali, «… summa delle ingiustizie e arretratezze causate da tale sistema politico». Un lavoro «… che lo fece degno dell’universale ammirazione quando si trattò della grande quistione de’ dritti feudali, la quale con rara giustizia egli portò a compimento; e fu il primo trionfo de’ diritti del popolo».

Dal sovrano Gioacchino Murat, cui è legato da sincera amicizia, nel 1812, ha avuto assegnata la carica di avvocato generale presso la Corte di Cassazione.

Componente del Consiglio dei Maggiorati, con regio decreto del 17 dicembre 1814, «… firmato da re Gioacchino Napoleone», ha ottenuto il titolo di barone, «… titolo riconosciuto poi dal Governo italiano nel 1882».

Con il ritorno a Napoli dei sovrani borbonici, da Ferdinando I di Borbone, re delle Due Sicilie, «… per i suoi sentimenti filofrancesi» e, dopo la fucilazione di re Gioacchino, per aver accompagnato «… a Trieste la moglie del Murat, Carolina Annunziata Bonaparte, per metterla in salvo», nel 1815, è stato destituito e costretto all’esilio.

Dopo aver vissuto per quattro anni in Germania e in Francia, nel 1819, rientrato a Napoli, si è limitato a esercitare prevalentemente la libera professione di avvocato.

Interessato anche alla politica attiva, ha ottenuto nuovamente incarichi di primo piano:

  • nel 1819, è stato incaricato di trattare con la Nunziatura apostolicaa Napoli l’esecuzione del concordato stipulato nel 1818 a Terracina.
  • il 7 luglio del 1820, è stato nominato membro della ristretta commissione istitutiva della cosiddetta Giunta dei quindici, Giunta provvisoria del Governo costituzionale, «… in attesa della convocazione del Parlamento».

Maturata la brevissima esperienza politica, nel 1821 è ritornato a occuparsi della sola professione forense.

Abbandonata definitivamente la pratica forense, dal 1834, si è concentrato esclusivamente sugli studi di temi e questioni filosofiche. Filosofo e storico, è stato anche autore di altre importanti opere, fra le quali, ricordiamo I Saggi di filosofia intellettuale.

Il barone Davide Winspeare, settantaduenne, «… fra i più illustri uomini del Regno» delle Due Sicilie, muore in Napoli, il lunedì 13 settembre del 1847.

Queste la bibliografia delle opere, a carattere legale e filosofico, scritte dal giurista e filosofo Davide Winspeare, strenuo «… sostenitore di una monarchia costituzionale che non contraddica gli ideali di libertà e sostenga la volontà di emancipazione del popolo».

  • Delle confessioni spontanee de’ rei, Stamp. Simoniana, Napoli 1807.
  • Storia degli abusi feudali, Tip. Trani, Napoli 1811.
  • Voti de’ napolitani, s.e., Napoli 1814.
  • La voce di Napodano, o sia Quarta illustrazione del patto di Capuana e Nido, Trani, Napoli 1825.
  • I libri delle leggi di Cicerone volgarizzati, Tip. Trani, Napoli 1829.
  • Delle chiese ricettizie del Regno. Dissertazione, Tip. Trani, Napoli 1833.
  • Saggi di filosofia intellettuale, voll. 3, Tip. Trani, Napoli 1843-1846.
  • Dissertazioni legali, a cura di G. Winspeare, Tip. Agrelli, Napoli 1844.
  • La colonia perpetua ed i diritti feudali aboliti, Tip. Pesole, Napoli 1895.

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