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Figli di Portici famosi: Ferdinando Bideri

di Stanislao Scognamiglio

Si sente spesso parlare di personaggi porticesi per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende.  Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.

Ferdinando Bideri è nato a Napoli, il 27 novembre 1850, da Pietro Atanasio Bideri.

Caratterialmente irrequieto, diciassettenne, insofferente della rigida educazione familiare, fuggito di casa, si è unito ai reparti garibaldini. Combattente, si è particolarmente distinto nella tragica quanto sfortunata battaglia di Mentana.

Rientrato a Napoli, pur non raggiungendo la laurea in legge, nonostante avesse solo acquisito una disordinata formazione culturale, ha rivelato di avere una personalità estrosa e brillante.

Continuando la tradizione familiare, sotto forma di ditta individuale, nel 1876, ha aperto una libreria-casa editrice. Ha fissato la sede dell’avviata attività imprenditoriale nella scuderia di un palazzo di proprietà della madre, sito in via dell’Università Vecchia 9, l’attuale via Paladino in Napoli.

Nel 1878, ha convolato a nozze, sposando la baronessina Rosa d’Ajello, sua preziosa collaboratrice.

Nel 1883, la crescita dell’azienda gli ha imposto l’impianto di una più moderna e più  tecnologicamente avanzata tipografia e di «… una zincografia per i clichè, fra le poche in grado di produrre immagini in tricromia» in via Costantinopoli 80.

Nel maggio 1889, a seguito dell’ulteriore crescita dell’azienda, ha trasferito l’attività nei locali posti in via San Pietro a Majella 16.

Il barone, «… imprenditore di rara modernità, capace di coniugare la cultura alta con quella popolare», è stato fondatore dell’omonima casa editrice musicale. Votatosi «… all’editoria d’arte, divenne nell’ultimo decennio del secolo il più raffinato stampatore di Napoli: gli eleganti caratteri, le caratteristiche iniziali in rosso e azzurro, i bei disegni lo fecero imporre rapidamente all’attenzione dei lettori e dei bibliofili».

A prezzi alquanto contenuti ha dato alle stampe «… i prodotti più tipici e significativi della letteratura, della musica e dell’arte contemporanea» napoletana, italiana e straniera.

Mostrando sempre un’oculata attenzione nell’ingaggiare gli autori più in voga, ha pubblicato le opere di: Salvatore Di Giacomo, Gabriele D’Annunzio, Francesco Mastriani, Matilde Serao, Edoardo Scarfoglio, Antonio Petito, Ernesto Murolo, le traduzioni italiane dei lavori di: Oscar Wilde, Leon Tolstoj, Fëdor Dostoevskij, Gustave Flaubert, Maksim Go‘rkij (pseudonimo di Aleksej Maksimovič Peškov), Henryk Adam Aleksander Pius Sienkiewicz.

Nel 1891, per incentivare la diffusione della cultura e della canzone napoletana, ha dato vita al settimanale letterario-musicale illustrato La Tavola Rotonda.

Progressivamente la rivista, è stata diretta da «… Gaetano Miranda, Giuseppe Errico, Ugo Ricci, Rocco Galdieri, Biagio Chiara e, dal 1914 alla fine del 1940, Achille Macchia». Si è avvalsa della collaborazione di grandi firme, come Gabriele D’Annunzio, Salvatore Di Giacomo, Luigi Capuana, Roberto Bracco, Eduardo Scarfoglio, Matilde Serao, Ferdinando Russo e di valorosi pittori-illustratori, come Pietro Scoppetta, Vincenzo Migliaro, Paolo Vetri, Vincenzo Caprile, Edoardo Matania, Enrico Rossi, Domenico Morelli, Eduardo Dalbono, Attilio Pratella, Francesco Paolo Michetti.

Convinto fautore della musica leggera napoletana, al fine di promuovere la conoscenza delle canzoni anche a livello internazionale «… che, fino allora, avevano avuto diffusione e successo locali», ha riunito attorno a sè i migliori poeti “parolieri”: Libero Bovio, E. A. Mario, Ernesto Murolo, Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, Rocco Galdieri, Pasquale Cinquegrana, Edoardo Nicolardi, e i compositori: Mario Costa, Eduardo Di Capua, Vincenzo Valente, Salvatore Gambardella, Michele Salvatore Ciociano, Ernesto De Curtis, Vincenzo De Crescenzo, Francesco Buongiovanni, e ne ha diffuso «… le composizioni in edizioni economiche: foglietti volanti con versi, libretti con canzoni e parti di mandolino, numeri unici in occasione dei festeggiamenti di Piedigrotta, ecc.».

Sempre nell’ottica della diffusione della conoscenza dei brani, composti dai suoi parolieri e compositori, ha istituito «… concorsi a premi di Piedigrotta, portando in teatro le audizioni che si tenevano all’aperto, in Villa o in piazza Plebiscito».

Tra le canzoni di maggior successo, che ha editato, ricordiamo:

Carmela – Giovan Battista De Curtis, 1892; ’O marenariello – Gennaro Ottaviano / Salvatore Gambardella., 1893; Furturella – Pasquale Cinquegrana / Salvatore Gambardella, 1894; ’O sole mio – Giovanni Capurro / Eduardo di Capua, 1898; Maria Marì – Vincenzo Russo / Eduardo di Capua, 1899; I’ te vurria vasà – Vincenzo Russo / Eduardo di Capua, 1900; Torna maggio – Vincenzo Russo / Eduardo di Capua, 1900; Torna a Surriento – Giovan Battista De Curtis / Ernesto De Curtis, 1904; Voce ’e notte – Edoardo Nicolardi / Ernesto De Curtis, 1904; Comme facette mammeta – Giuseppe Capaldo / Salvatore Gambardella, 1906; Io ’na chitarra e ’a luna – E.A. Mario, 1913; Carmela mia – Aniello Califano / E. Cannio, 1915; ’O surdato ‘nnammurato – Aniello Califano / Enrico Cannio, 1915; ’O zampugnaro ‘nnammurato – Michele Testa, 1917; Napule ca ’se ne và – Ernesto Murolo / Ernesto Tagliaferri, 1919.

Nel 1904, per sole quaranta lire, ha acquistato la canzone Voce ’e notte, con versi del poeta dialettale Edoardo Nicolardi, in arte C. O. Lardini e con musica di Ernesto De Curtis. Visti i lauti proventi, che gli sono derivati dalla vendita di copie della melodia, confidenzialmente ha confessato «… al poeta “Con i diritti di quella canzone ho comprato una gran parte”» della graziosa villa ubicata lungo il corso Giuseppe Garibaldi a Portici. Fra le mura dell’accattivante villa, per sua iniziativa, è stato fondato il Circolo Estivo e sono state organizzate entusiasmanti serate canore.

All’avvento del fascismo, allineatosi al nuovo regime, ha ricoperto la carica di consigliere direttivo dell’Unione industriale fascista.

Giornalista, poeta e autore di canzoni, con lo pseudonimo di Matneer, ha firmato romanze e canzoni: A reggimentoAspettannoC’è!, Che cuore aveteChitarra suoffre, No tu…, Senza stornelliSerenata a SisinaStatte zittà, nun giuràSt’uocchie ca te guardano.

Il  14 luglio 1930, ottantenne, è partito da Napoli in tram, diretto a Portici.

Un’imprevista interruzione dell’energia elettrica ha bloccato il tram. Invece «… di attendere il ritorno della corrente, si mise in marcia per raggiungere la mèta, erano chilometri». Arrivato a casa, noncurante dall’essere madido di sudore, immediatamente si è posto a tavola e vi ha indugiato mangiando con avidità. Fiaccato dalla forte calura estiva, colpito da un improvviso fulmineo attacco cardiaco, il barone Ferdinando Bideri muore nella sua villa di Portici.

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