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Figli di Portici famosi: Gaetano Petriccione

di Stanislao Scognamiglio

Si sente spesso parlare di personaggi porticesi per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende.  Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.

Gaetano Petriccione è nato a Portici nel 1838.

È presunto figlio naturale, frutto di una relazione extraconiugale,  di Ferdinando II di Borbone Due Sicilie (1810 – 1859) con Anna Pascale, detta Pasca, una cameriera napoletana in servizio alla reggia porticese.

La bella cameriera, poco prima della venuta al mondo del nascituro fu fatta sposare, secondo alcuni con «un funzionario toscano al servizio della dinastia, ovviamente consenziente»; secondo altri, invece, «… su consiglio del cappellano di corte e del giovane fratello del re principe Leopoldo conte di Siracusa con l’anziano cameriere napoletano Domenico Petriccione».

Il giovane, seppur cresciuto dal padre adottivo, ha avuto un’educazione di altissimo livello. All’età di dodici anni, è stato ammesso come allievo militare nella scuola sottoufficiali della Reale Accademia Militare di stanza a Maddaloni.

Completati gli studi con una brillante votazione, lasciata la scuola con il grado di secondo sergente del Genio Militare, è stato ammesso tra fila degli allievi della Reale Accademia Militare Nunziatella di Napoli.

Nel luglio del 1858 ha ottenuto il brevetto di alfiere. Promosso sottotenente del Genio Militare, l’1 settembre dello stesso anno è stato assegnato al corpo del Genio Ferroviario militare acquartierato a Portici.

Ispettore e capo cantoniere della tratta che da Napoli arrivava fino a Sarno, nel luglio del 1859, morto il padre naturale, è stato trasferito a Trapani, in Sicilia. Il suo trasferimento dalla capitale, è stato operato poco dopo l’insediamento sul trono del Regno delle Due Sicilie di Francesco II di Borbone (1836 – 1894), succeduto al padre il 22 maggio.

L’11 maggio 1860, vigilia dello sbarco di Giuseppe Garibaldi (1807 – 1882) a Marsala, intercettatolo a Trapani è riuscito a decifrare il telegramma mandato dai garibaldini invasori ai traditori borbonici. Susseguentemente al temporaneo trasferimento a Palermo, avvenuto il 20 maggio, il successivo 6 giugno, è stato imbarcato con le truppe regie dirette a Napoli. Nella capitale, ha prestato servizio alla sede del gran Telegrafo del Real Esercito. L’11 settembre, rimanendo sempre fedele al giuramento prestato, ha ripiegato con la retroguardia borbonica.

Avvenuta l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia, il 13 febbraio 1861, rifiutatosi di entrare nel Regio  Esercito italiano, è stato arrestato. Nella condizione di prigioniero di guerra è stato confinato nell’isola di Ponza fino all’amnistia.

Per l’interessamento dell’ex sovrano Francesco II di Borbone, in esilio a Roma, nel 1862 è stato arruolato nell’Esercito dello Stato Pontificio, con il grado di tenente del corpo telegrafico. Di seguito, promosso capitano, è stato prima ispettore telegrafista e, poi, del Genio Ferroviario.

Nel 1870, rientrato a Napoli, è stato arrestato e nuovamente incarcerato come prigioniero di guerra perché soldato pontificio. Liberato, tornato allo stato civile ha trovato lavoro a San Giovanni a Teduccio, presso la fabbrica di alcool etilico di proprietà del cugino Luigi Petriccione.

Avendo sposato a Napoli la nobildonna Ida Giordano, «per successio maritalis», è divenuto nobile cadetto dei duchi Giordano di Oratino, paese in provincia di Campobasso.

Appassionato di storia, archeologia, letteratura e, allo stesso tempo, allettato «anche dalle teorie sull’ipnosi sull’alchimia e kabala, di Mesmer, di Cagliostro, del principe Raimondo de Sangro», ha trascorso molto del suo tempo libero nelle maggiori biblioteche napoletane.

Fu promosso capitano e ispettore  telegrafista e poi del Genio Ferroviario.

Essendo «nato in un luogo sensibile al fascino del mistero», ben presto, è diventato un indiscusso protagonista del mondo esoterico napoletano. Allievo dei massoni, martinisti ed ermetisti: Pasquale De Servis (1837 – 1893), detto Izar bne Escur, suo concittadino e amico; Giustiniano Lebano dei Marchesi di Lustra Cilentano (1832 – 1910),  avvocato torrese noto come  Sairtis Hus, Nicola Giuseppe Luigi Saverio Spedalieri (1812-1898), barone catanese, ha intrapreso gli «di ipnosi, di alchimia, erboristeria, terapeutica guaritiva di tipo caglio strano».

A sua volta massone, martinista ed ermetista, con lo pseudonimo di Morenius, è stato Gran Maestro dell’Ordine Martinista Napoletano e della Rosacroce d’Oro, nella serie aperta dal principe Raimondo di Sangro; Sovrano Gran Hyerophante Generale e Gran Maestro del Rito Egizio Tradizionale; Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli.

Gaetano Petriccione si spegne a Napoli nel 1919.

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