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Spettri: palinsesti della memoria

Al Madre l’allestimento di Spettri: palinsesti della memoria, a cura di Kathryn Weir e proiezione del film di Raffaela Mariniello ZioRiz 

CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI –  Il Museo Madre di via Luigi Settembrini mercoledì 5 ottobre, dalle ore 17 si terrà il vernissage della mostra Spettri: palinsesti della memoria, a cura di Kathryn Weir, il nuovo allestimento di una prima selezione di opere della collezione del museo d’arte contemporanea della Regione Campania mai esposte prima, che testimonia il costante lavoro di ampliamento del patrimonio dell’istituzione.

Tra le opere esposte, Alhassan Zepligu (2015-2020), di Ibrahim Mahama, è risultata vincitrice dell’avviso pubblico PAC2020 – Piano per l’Arte Contemporanea promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Composta da scaffalature in ferro e cappelli realizzati con sacchi di cemento, l’opera è parte di un progetto dal titolo Parliament of Ghosts, che ripercorre l’ultimo secolo di storia dell’architettura, dell’infrastruttura e del lavoro per far vivere nel presente visioni passate della costruzione di un contesto di vita migliore tramite l’educazione, la scienza e un sistema politico indipendente e partecipativo.

L’approccio tematico della collezione, come illustrato nel 2021 con la mostra Utopia Distopia: il mito del progresso partendo dal Sud, permette di creare nuovi quadri e approfondimenti per rinnovare di volta in volta lo sguardo sulle opere della Fondazione Donnaregina.

Undici gli artisti in mostra: Betty Bee (Napoli, 1963); Gregorio Botta (Napoli, 1953); Rä di Martino (Roma, 1974); Lino Fiorito (Ferrara, 1955); Ann Veronica Janssens (Folkestone, Regno Unito, 1956); Ibrahim Mahama (Tamale, Ghana, 1987); Raffaela Mariniello (Napoli, 1962); Raffaela Naldi Rossano (Napoli, 1990); Gloria Pastore (Napoli, 1946); Elisa Sighicelli (Torino, 1968); Gian Maria Tosatti (Roma, 1980), rappresentati da 15 lavori.

Le opere nel percorso espositivo sono abitate da storie sepolte e cancellate, e diventano così uno strumento per rendere visibile ciò che è in bilico tra presenza e assenza, passato, contemporaneità e futuro. La costruzione di una narrazione – del significato di un’esperienza – rende visibili stratificazioni nascoste, e chiama in causa i redivivi per comprendere le loro azioni nel presente.

Per quanto prodotte da artiste e artisti provenienti da contesti molto differenti tra loro, i lavori sono accomunati dal tentativo di aprire uno spazio attraversato dagli spettri che perseguitano l’ambiente in cui viviamo. Mediante materiali elementari – acqua, terra, metallo, luce, pietra – e archetipi del vissuto – casa, famiglia, strada, lavoro, luogo sacro, musica, natura – le opere interrogano, in contesti diversi, sulla relazione tra tracce di esperienza individuale e comune.

Attraverso acquisizioni finalizzate con il sostegno della Regione Campania (Fondi POC | Programma Operativo Complementare 20-21), donazioni di artisti e prestigiose vittorie di bandi come l’Italian Council, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, sono sempre di più i lavori che si affiancano a quelli della collezione permanente ospitata al primo piano di Palazzo Donnaregina, divenuti ormai iconici.

In questa occasione, alle ore 18, si terrà per la prima volta a Napoli la proiezione del film di Raffaela Mariniello ZioRiz, alla quale sarà possibile accedere fino ad esaurimento posti. Interverranno, con la regista, la Presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee Angela Tecce, la Direttrice artistica del museo Madre Kathryn Weir, la giornalista e Presidente della Film Commission Regione Campania Titta Fiore, il produttore Angelo Curti.

Il film ZioRiz segue dalla sorgente alla foce il corso del Volturno, il fiume più lungo dell’Italia meridionale, attraversando e ricreando suggestive zone dello sguardo e dell’ascolto indicate, in una tripartizione al contempo cruda e poetica, come Terra fertile, Terra di lavoro, Terra dei fuochi.

“ZioRiz” è il nome della canoa canadese sulla quale un uomo ridiscende le acque del fiume Volturno, a partire dalla sorgente di Rocchetta al Volturno, paradiso naturalistico incontaminato. Questo ideale Caronte ci porta lentamente dall’armonia naturale di quell’oasi protetta sempre più giù, lungo il fiume, fino alla foce nella città di Castel Volturno, un vero e proprio inferno metropolitano. Lo scandire delle stagioni è suggerito dalla pioggia, dalla neve che si scioglie, dal continuo scorrere dell’acqua fino all’essiccarsi del terreno, sferzato dal sole di mezzogiorno.

Il racconto, scandito dai meandri del fiume, si snoda in tre capitoli che ritraggono le trasformazioni graduali del paesaggio e le sue storie ambientali: Terra fertile, Terra di lavoro, Terra dei fuochi. Il fiume più lungo dell’Italia meridionale diventa così un mezzo per raccontare un territorio contradditorio, dove si alternano incanto, operosità, e devastazione antropica. L’acqua che scorre attraverso il terreno è come un palinsesto che riscrive la forma del suolo, portando in sé un archivio di tracce di esperienze.

ZioRiz è prodotto da Teatri Uniti con Casa del Contemporaneo con il contributo della Regione Campania e di Film Commission Regione Campania, in collaborazione con museo Madre, Studio Trisorio e Zona Rosa.

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