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Un Vecchioni Infinito

La XII edizione del Premio letterario La Ginestra ha assegnato il riconoscimento leopardiano a Roberto Vecchioni per il suo ultimo album “L’Infinito”

di Tonia Ferraro

TORRE DEL GRECO (NA) – A Villa delle Ginestre mercoledì 11 settembre si è tenuta la XII edizione del prestigioso Premio Leopardiano La Ginestra.

Il riconoscimento nazionale quest’anno è stato assegnato al cantautore di origine partenopea Roberto Vecchioni per il suo ultimo album, L’Infinito, uscito nell’anno in cui ricorre il 200esimo anniversario del capolavoro di Giacomo Leopardi.

L’Infinito di Vecchioni contiene 12 tracce, ma è un’unica canzone, ispirata al concetto leopardiano dell’Infinito. L’ha scritta pensando alla Napoli di Giacomo Leopardi, dove, come Roberto ha detto, il poeta trovò un po’ di sollievo al suo Dolore.

I saluti istituzionali sono stati portati dal sindaco di Torre del Greco Giovanni Palomba, dal presidente del Rotary Club Torre del Greco e Comuni Vesuviani Raffaele Ciavolino e dal  presidente dell’Ente Ville Vesuviane Gianluca Del Mastro. Nel corso della serata, condotta dalla giornalista Donatella Trotta, sul palco si sono avvicendati la Giuria del Premio al completo, il professore emerito dell’Università di Verona, componente del Centro nazionale di studi Leopardiani di Recanati Gilberto Lonardi, insignito del Premio La Ginestra nel 2015, e il giornalista e docente di Musicologia Michelangelo Iossa.

Ha spiccato tra tutti la presenza di Gilberto Lonardi,  che ha discusso naturalmente su L’Infinito, e il continuo dialogare dei poeti di tutte le epoche su questo tema. Lonardi ha citato Di Giacomo, mettendo in parallelo la sua lirica Era de maggio e il maggio odoroso di Leopardi, accomunando i due poeti in una sorta di confraternita, che ha consentito loro di essere al di là del limite, protesi verso l’ardire che tende all’Immortalità.

Significativa è stata la disparità di visione sull’ultimo verso della poesia E naufragar m’è dolce in questo mare. Il verbo naufragar, mentre per Il De Sanctis è un lamento estatico, in cui l’Io si annulla nell’Infinito, nell’Universo e per il Tilgher  un “affacciarsi” sul Mito, sul “Sovrumano”, per il professor Lonardi è invece un “chiudersi” nell’Infinito, uno stato «... addolcito da una sorta di “contento”, l’aggettivo “dolce”.» Non è un pacifico “idillio”, esprime pur sempre tragicità. Naufragar è gettarsi dall’ermo colle a occhi serrati verso l’altro, oltre la siepe, oltre il limite, nel periglioso mare pur di trovare qualche istante di contento.

Il professor Vecchioni ha invece una visione diversa, più “maternale”: pur rimanendo una condizione tragica, il verbo naufragar viene assolutamente stemperato dall’aggettivo dolce. Nel suo L’Infinito, scritto pensando all’ultima parte della vita del favoloso Giacomo, trascorsa a Napoli, il pessimismo rimane ma in questa magnifica terra – che ha un posto speciale nel cuore di Roberto – trova sollievo.

E forse, a nostro personale parere, è il luogo dove il « cor non si spaura» e si può finalmente trovare la dolcezza nell’abbandonarsi, ma senza annullarsi, senza annegare.

E dai versi del nostro poeta di oggi sale la voce di Giacomo: «E per la prima volta da quando sono al mondo non muore il dì di festa, non chiedo e non rispondo. Tutto passa e non resta, si fa cenere e fumo, eppure alla ginestra le basta il suo profumo. Di universi e di stelle, disperate parole, non ne ho più voglia, basta, vattene via doloreE se mi sono perso a vagar l’infinito punivo l’universo di un amore tradito: tramontata la luna torna di nuovo il sole, vattene via per sempre, vattene via dolore.»

Nel corso dell’evento leopardiano, inframmezzato da videoclip dell’album e interpretazioni di Vecchioni, tra cui una ”inaspettata” Ti insegnerò a volare, si è esibito anche il trio guidato dal sassofonista Pino Ciccarelli con Vincenzo Di Girolamo alla chitarra e Massimo Capocotta alla fisarmonica nelle sonorità del progetto strumentale Concerto Musicale Speranza dello stesso Ciccarelli.

Infine,  la consegna  a Vecchioni della targa del Premio La Ginestra.

Il presidente del Comitato scientifico Gaetano Manfredi, Rettore della Federico II, ha sottolineato che la Cultura è un oggetto molto ampio e raggiunge anche personaggi al di fuori del mondo accademico.

Così, come la freccia scoccata del logo del Premio, può essere veicolata a tutti, anche attraverso il Cinema o la Musica, come in questo caso.

Il Premio è stato quindi consegnato a un emozionatissimo Roberto Vecchioni, che si è detto orgoglioso di aver espresso la filosofia poetica di Leopardi e riceverne il riconoscimento proprio nel luogo simbolo degli ultimi giorni terreni del grande recanatese.

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