Cultura

Villa d’Elbeouf

Si affaccia sulle acque del Granatello da prima che sorgesse la Reggia di Portici. Anzi, si può dire che ne fu l’ispiratrice: Villa d’Elbeouf 

di Tonia Ferraro

Rovine dell’approdo, ph by Carlo Algamage

Quando si arriva a Portici dal mare, si ha la visione di un porto naturale e il Vesuvio sullo sfondo. Una meraviglia, forse la stessa che provarono Carlo e Maria Amalia di Borbone quando approdarono al molo e videro quel magnifico edificio, con la scalea imponente, che sembrava sorgere dalle onde del mare…

Oggi Villa d’Elbeouf, nome legato al primo proprietario della dimora vesuviana, non ha più quell’incanto: sfiugurata, ingabbiata, finestre e balconi che sembrano occhi vuoti…

Emmanuele Maurizio di Lorena, principe d’Elboeuf, nel 1711 diede incarico, probabilmente a Ferdinando Sanfelice, di costruire la residenza su di un preesistente magazzino del Convento di San Pietro d’Alcantara.

Affacciata sulle acque del Granatello, sviluppata parallelamente alla battigia, grazie a una illusione prospettica pare incastonata nella costa lavica. Il geniale architetto che realizzò Villa d’Elbeouf creò un complesso in stile tardo barocco unico in Italia.

Nel 1716 il palazzo venne venduto per 11mila ducati al giureconsulto don Giacinto Falletti, duca di Cannalonga, che a sua volta nel 1742 cedette la proprietà ai Borbone. Re Carlo lo destinò a casino marittimo, con peschiera reale.

Nel 1812, durante l’interregno francese, Gioacchino Murat «… per compiacere la consorte…», fece realizzare sotto la Villa un … bagno moderno del Granatello posto ad uso reale », una struttura in muratura affacciata sulla spiaggetta antistante.

Quello che fu il primo esempio stabilimento balneare nel mondo, «… consta di un edificio a due piani, a forma di quarto di luna, che accoglie gli spogliatoi e le camere di piacere. Il progetto della costruzione, realizzata in stile neoclassico, è stato frutto dell’ingegno dell’ingegnere Vincenzo Paliotti.» Questo angolo «… dal popolo viene presto definito “Bagno della Regina Carolina”.» Vista la coincidenza del nome di battesimo, molti credono che la regina che amava rinfrescarsi nel “suo” stabilimento, era sì Carolina, ma Bonaparte, non la moglie di Ferdinando IV.

Nel 1860 la proprietà della villa passò alla famiglia Bruno di Portici, che la divise in piccole unità abitative. Proprio perché “vissuta”, in un certo qual modo venne preservata dalla rovina, anche se non dagli abusi edilizi.

Nel 1951 gli eredi Bruno donarono Villa d’Elbeouf al Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei.

Nel 1978 fu venduta a una società immobiliare, che però andò fallita.

Nel frattempo, erano state sgomberate le abitazioni, ma la mancanza di qualsiasi manutenzione la fece cadere in abbandono per un un lungo periodo. Eppure, nei primi anni ’90, una idea di riqualificazione aveva individuato la destinazione d’uso di Villa d’Elbeouf: doveva essere un albergo con annesso ristorante, un centro multimediale e ospitare un circolo velico. Uno dei tanti bei progetti che non vengono realizzati per mancanza di fondi.

Villa d’Elbeouf dovette così affrontare un progressivo sfacelo: funestata da un incendio, vittima di atti vandalici e di furti, si prestò a rifugio di sbandati, offuscata persino da una morte violenta, mai chiarita. Qualcuno diceva che fosse infestata da fantasmi.

Nel 2013  la dimora vesuviana venne acquistata all’asta per 4 milioni di euro dalla società Invest. La destinazione d’uso passò a condominio privato di lusso, con il beneplacito della Soprintendenza e della Fondazione Ente ville Vesuviane.

Le vicissitudini di Villa d’Elbeouf però non erano ancora finite: il 15 febbraio 2014 si verificò il crollo di una parte della facciata posteriore prospiciente i binari della ferrovia.

Il cedimento fu di piccola entità e fortunatamente non coinvolse convogli di passaggio, ma per un anno determinò l’interruzione del traffico sulla tratta che, costeggiando il litorale, da Napoli va a Torre Annunziata.

Il traffico venne ripristinato nell’aprile del 2015 grazie all’intervento dla Magistratura: fu eretta una struttura in metallo a cavallo dei binari, un tunnel artificiale per proteggere i convogli da eventuali crolli.

Oggi i lavori di recupero, ristrutturazione e riqualificazione di Villa d’Elbeouf, iniziati prima del 2014, sembrano fermi, né si può arrivare alle spiaggette sulle quali si affaccia la dimora vesuviana, patrimonio dell’Unesco.

La spiaggia grande è cantiere dei lavori di realizzazione del Lungomare, mentre la piccola,  cosiddetta Bagni della Regina Carolina, come pure le rovine dell’approdo, sono considerate pertinenza di una proprietà privata.

Liberamente tratto dall’autrice Tonia Ferraro dal suo articolo pubblicato su www.ilmediano.it in data 20/11/2010

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