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Zoo di Napoli e MANN

Conservazione, Ricerca, Educazione, Archeologia e Arte attrattraverso un percorso speciale guidato dallo Zoo di Napoli e Mann insieme

NAPOLI – Dal Salone della Meridiana del Museo Archeologico Nazionale al Giardino Zoologico per trasmettere a ragazzi ed adulti il legame tra gli animali di oggi e di ieri: è nata così la partnership tra il MANN e lo Zoo di Napoli: in occasione della mostra Gladiatori, visitabile fino al 6 gennaio prossimo al Museo un racconto sviluppato per immagini e parole, da vivere negli spazi del Giardino Zoologico partenopeo e nelle sale dell’Archeologico.

Zoo di Napoli e MANN: Paolo Giulierini e Francesco Floro Flores

Attraverso un percorso dedicato e grafiche identificative di approfondimento, sarà possibile seguire un itinerario tra arte e natura, con un fil rouge tra la mostra del Museo e lo Zoo. Un focus non solo sulle venationes, che accompagnavano gli antichi spettacoli, ma anche sulla storia contemporanea, con particolare riferimento alle esigenze di cura degli animali.

Tra le iniziative estive pensate per l’esposizione Gladiatori non mancheranno incontri e laboratori allo Zoo con feeding time exhibit . Ancora, grazie al protocollo di intesa fra le due istituzioni, partirà un percorso di schedatura, che consentirà di identificare la rispondenza tra le specie del Parco e la loro rappresentazione iconografica nei reperti antichi.

Inoltre, la comunicazione congiunta prevede la scontistica integrata: l’accesso ai due Istituti è possibile con ticket ridotto, mostrando in biglietteria il tagliando di ingresso al Museo o alla zoo (la promozione sarà valida anche per abbonati OpenMANN).

Gli animali felici sono l’unico spettacolo della natura che vorremmo vedere. Per questo, Zoo di Napoli e MANN hanno deciso di parlarne, raccontando l’evoluzione del rapporto uomo-animale dal mondo antico ai nostri giorni. Questa narrazione pone le premesse per comprendere le tante ingiustizie patite dagli animali a partire dalla Roma antica e per diffondere un sano sentimento di affetto verso i nostri amici, siano essi domestici o selvatici. Conoscerli anche attraverso la zoologia significa promettere che, anche per loro, certe vicende di cattura e carneficina non devono accadere mai più, ha commentato il Direttore del Museo, Paolo Giulierini.

Proprio per il suo taglio didattico e di ricerca, il progetto di collaborazione con lo Zoo è curato, per il MANN, da Lucia Emilio (Responsabile Servizi Educativi), Valentina Cosentino (Segreteria Scientifica), Antonio Sacco (Servizi Educativi) e, per lo Zoo di Napoli, dalla zoologa Fiorella Saggese. La comunicazione per immagini, con l’allestimento di figure e disegni che si legano alla mostra Gladiatori, è firmata dalla graphic designer Francesca Pavese.

Nel Giardino Zoologico di Napoli, nato nel 1940, sarà possibile seguire l’evoluzione del rapporto uomo-animale, ma il gioco di rimandi riporta anche alle sale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli dove, da fine luglio, sarà installato l’allestimento legato al parco, per avventurarsi in un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo.

Dalla fantasia alla realtà: gli animali delle venationes, presenti nei reperti del MANN e nelle grafiche sviluppate ad hoc, sono  presentati allo Zoo di Napoli in carne ed ossa. Così bambini e adulti avranno modo di riflettere e e approfondire non solo le caratteristiche delle antiche cacce, ma anche il valore mitico e simbolico che queste assumevano per gli antichi Romani.

Il progetto di partnerhip tra il MANN e lo Zoo di Napoli – ha dichiarato l’ingegner Francesco Floro Flores – si radica su basi scientifiche, da sviluppare e condividere tra i nostri responsabili di ricerca e studio. Motivo che ci onora e spinge verso il percorso cominciato con la collaborazione dedicata agli animali utilizzati per gli spettacoli gladiatori in occasione di Gladiatori, ma che continuerà con altri interessanti progetti culturali, tenendo fede alla missione e alla massima espressione dei tre principi fondamentali che costituiscono gli obiettivi del lavoro delle strutture zoologiche di oggi: conservazione, ricerca, educazione.

La storia ci racconta che la spettacolarizzazione dell’essere vivente – degli animali nello specifico – non si arresta ai primi secoli dopo Cristo, ma prosegue nei periodi storici successivi. I serragli, intesi come raccolte di animali selvatici ingabbiati, furono ampiamente usati durante il Medioevo per mostrare la ricchezza e il potere dei reali Europei. Fu solo nel corso del XVIII secolo che le fiere furono trasferite in parchi zoologici, per essere ammirate dai visitatori. Il primo giardino di questa tipologia fu realizzato a Vienna e aprì al pubblico nel 1765.

A poco a poco gli zoo iniziarono ad abbracciare lo studio scientifico degli animali come parte della propria missione. La trasformazione nel tempo ha riguardato anche e soprattutto le tecniche di gestione e cura degli animali. Quelli che erano i bestiarii diventano oggi i Keeper, personale specializzato che si dedica alle cure quotidiane degli esemplari. Soprattutto, quelle che all’epoca delle venationes erano tecniche di sofferenza e tortura per aizzare le bestie contro l’uomo, divengono oggi accurate pratiche e azioni finalizzate a garantire il massimo benessere agli animali che vivono all’interno del parco.

A differenza di quanto accadeva ai tempi dei gladiatori, è adesso considerato un crimine il prelievo degli animali tramite cattura dal loro ambiente selvatico: così i parchi zoologici si fanno carico dell’onere di continuare a gestire animali che, da generazioni, vivono in cattività, preservando al contempo le popolazioni nel loro ambiente naturale attraverso campagne di sensibilizzazione e azioni concrete di conservazione.

Le venationes rappresentavano uno dei momenti topici più attesi degli spettacoli gladiatori: istituite nel 186 a.C. da Marco Fulvio Nobiliore e restate in voga sino al tramonto dell’Impero (l’ultimo spettacolo di questo genere fu organizzato sotto Teodorico nel 523 d.C.), le cacce nelle arene rivestivano un profondo valore politico, culturale e simbolico.

venatores, infatti, incarnavano le virtù di tenacia e coraggio e si cimentavano negli scontri con gli animali dopo un duro allenamento: si calcola che circa due milioni e mezzo di fiere, che provenivano da diverse regioni dell’Impero (Africa Settentrionale, Asia Minore, Germania), furono ammazzate in oltre cinque secoli di lotte. Peculiare la scenografia in cui si svolgevano le venationes: nelle arene erano allestiti veri e propri spettacoli, con fondali ed ambientazioni di matrice storica e mitologica; gli animali feroci, con cui solitamente si cimentavano i cacciatori, erano bufali, orsi, leoni ed elefanti. I “cacciatori da spettacolo”, una professione ben organizzata su cui oggi possiamo riflettere.

Le venationes, le cacce nell’anfiteatro, costituivano non solo un’attrazione molto apprezzata dal pubblico, ma anche un evento sul cui valore è possibile riflettere ancora oggi: nell’ambito della partnership tra MANN e ZOO, saranno molteplici le iniziative per sensibilizzare i ragazzi ad un atteggiamento più consapevole e rispettoso verso il mondo animale.

Partendo dal passato si possono trarre lezioni molto importanti per il presente, proprio studiando la storia e le caratteristiche delle figure che si esibivano nelle arene.

venatores si distinguevano dai gladiatori perchè scendevano nell’arena non per morire, ma sostanzialmente per cacciare ed uccidere gli animali. Nei combattimenti erano assistiti dai bestiarii, che badavano alle fiere, aizzandole con torce e fruste durante gli spettacoli.

Le belve arrivavano nelle arene dopo un lungo e faticoso itinerario: la cattura degli animali nelle aree più remote dell’impero costituiva un’attività molto complessa che coinvolgeva anche l’esercito e i governatori delle varie province. Una volta imprigionati, gli  animali predati iniziavano il viaggio verso Roma o verso il luogo della venatio, spesso molto lontano dall’habitat di origine delle singole specie. Il trasporto era soggetto a notevoli rischi, anche se lo scopo degli organizzatori era di preservare le fiere, non tanto per la loro salute, in modo che potessero essere ammirate dal pubblico sugli spalti degli anfiteatri.

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