Società

Deus caritas est

La lungimiranza di monsignor Pinto e il sogno di Teresa Pennese il 25 gennaio verranno infranti: dov’è la caritas?

PORTICI | CITTÁ  METROPOLITANA DI NAPOLI – La Mensa del Buon Samaritano, dedicata alla memoria del sacerdote Carlo Pinto, sta per essere sfrattata, insieme alle tante iniziative volte ad assicurare ai giovani un futuro lavorativo attraverso uno studio altamente specialistico, accompagnato contemporaneamente dall’attività parallela di ristorazione.

Infatti, viene generata una sorta di economia circolare: i proventi derivati dalle 12 camere da affittare e dal bar- ristorante La Terrazza vengono interamente utilizzati per le bollette e l’approvvigionamento della cucina.

Da sottolineare che la mensa viene mandata avanti dal lavoro di volontari, che sovente preferiscono restare anonimi. Un’economia che funzionava abbastanza bene, ma che è stata penalizzata dalla lunga chiusura dovuta all’emergenza sanitaria.

La mensa dei poveri, che assicura ogni giorno pasti caldi a circa 70/100 bisognosi, si trova in una situazione di grande difficoltá, nonostante la generosità di tante persone, in particolare dell’avvocato Riccardo Russo, responsabile e fondatore della Mensa del Buon Samaritano. Soprattutto, va sottolineato questa grandiosa opera di caritas non ha mai finanziamenti pubblici.

Perché si è arrivati allo sfratto? Quale era il Sogno di Teresa Pennese? In che modo fu lungimirante il sacerdote Carlo Pinto? E di chi è la proprietá di Palazzo Pennese?

La marchesa Pennese nel 1937 lasció alla Chiesa il caratteristico immobile con la precisa volontá di destinare l’uso della struttura al recupero dei minori a rischio.

Monsignor Pinto, fedele al lascito della marchesa, destinó il palazzo a sede di scuola professionale, con officine meccaniche e tipografia. Fu lungimirante, perchè si dava ai ragazzi la speranza che con l’apprendere un lavoro onesto si poteva uscire da situazioni di disagio.

Un lascito testamentario che indica una destinazione d’uso dev’essere vincolante e non cambiato nel corso degli anni.

Il Pennese era dapprima gestito dall’IPAB | Istituzioni Pubblica assistenza e Beneficenza, poi quando nel 1992 l’Ente morale fu dismesso divenne Fondazione Pennese, appositamente istituita per la gestione.

La proprietá dell’immobile appartiene alla Curia di Napoli, che naturalmente, fa parte della Chiesa Cattolica. Anche qui va sottolineato che la Santa Sede possiede il patrimonio immobiliare piú grande del mondo.

Dopo le vicissitudini poc’anzi citate, la Fondazione Pennese non riesce a pagare il canone alla Curia. Ecco il motivo che ha indotto la proprietaria a ricorrere allo sfratto, nonostante gli appelli all’Arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia da parte dell’avvocato Russo, che in ultimo ha deciso di scrivere direttamente a Papa Francesco.

Un altro papa, Benedetto XVI, scrisse: Deus caritas est. Ma dov’è finita la caritas?

Di seguito la lettera inviata al Papa:

Santo Padre,

mi rivolgo a Lei come ultima speranza per ottenere giustizia in terra, per una vicenda che mi ha ingiustamente molto ferito nella mia dignità di persona di fede e come professionista.

Sono il fondatore della Mensa del Buon Samaritano di Portici (Na) gestita dalla società Benefit Ottocento Napoletano, che opera in un immobile della Fondazione Istituto Pennese (ex Ipab) concesso in comodato d’uso dopo che il consiglio di amministrazione prese atto che la Benefit non produceva reddito (ovviamente), però incredibilmente nella stessa occasione l’Ente stabilì che comunque per l’arretrato di circa € 80.000,00 comunque la società li doveva pagare!

A nulla valse la considerazione che se non potevamo pagare prima, come potevamo farlo dopo?

Per tale debito pregresso la Fondazione ci ha fatto causa e nell’aprile 2022, la sentenza di primo grado gli ha dato ragione: la sentenza è stata impugnata in appello e ad aprile ci sarà la prima udienza. Com’è noto, nel processo civile la sentenza di primo grado è esecutiva!

Ed infatti, il prossimo 25 gennaio ci sarà l’esecuzione dello sfratto a richiesta della Fondazione.

Mette conto osservare che la Mensa del Buon Samaritano opera da 10 anni (sic!) e assiste dai 70/100 bisognosi dal martedì al venerdì, con la somministrazione di pasti caldi di ottima qualità, negli altri giorni a richiesta di famiglie diamo l’asporto di generi alimentari: siamo una realtà di eccellenza nell’ambito della Diocesi di Napoli (come accertato dalla Caritas) come igiene, alta qualità degli ingredienti, coerenza e puntualità nel servizio. Accogliamo tutti anche i migranti che nell’occasione eventualmente prepariamo dei pasti compatibili con la loro fede!

Siamo accreditati come Benefit al Banco delle Opere di Carità di Caserta, e alla Procura della Repubblica di Napoli.

Durante la pandemia da Covid, abbiamo continuato il servizio in silenzio, con maggiori spese, senza clamori e senza alcun aiuto dalla Fondazione.

Per non avere corrisposto il debito pregresso citato, nel 2015 non sono stato confermato dal vescovo metropolita di Napoli, Card. Sepe, come consigliere e vice presidente della Fondazione, poi proscritto dai sacerdoti locali, che mi hanno isolato con uno spregevole “chiacchiericcio”, poco compatibile col loro status, senza la possibilità di essere ascoltato.

Eppure per il progetto della mensa e per i minori a rischio sono stati investiti dalla Benefit circa € 700.000,00 nel corso di dodici anni, senza ricavare alcun utile personale neppure come stipendio.

Poi ho dovuto impegnare alla banca la casa dove vivo per portare avanti la mensa!

Adesso la Fondazione ha fatto sapere che essa stessa provvederà a dare continuazione alla mensa: mi domando come mai ci ha messo dieci anni per prendere questa decisione (poco veritiera, serve solo a sedare l’indignazione popolare) e durante il Covid perché non hanno sentito il bisogno d’intervenire?

Inoltre, essa, retta da sacerdoti, non ha avuto alcuna considerazione e rispetto almeno sotto il profilo della carità, verso il sottoscritto, fondatore della mensa ed altro, che l’ha servita per trent’anni?

Se trattate così il legno verde, cosa ne sarà di quello secco? Già…!

Mi sono rivolto al Vescovo Metropolita di Napoli S.E.za Domenico Battaglia, che mi ha rimesso al giudizio scontato di quelli che mi hanno proscritto (sic!).

Chiedo a Vostra Santità d’intervenire, quantomeno di sospendere l’esecuzione dello sfratto per il prossimo 25 gennaio 2023, al fine di non creare dei danni irreparabili alla mensa e alle altre attività benefiche compresa la scuola paritaria Alberghiera – unica a Portici – istituita l’anno scorso che accoglie gratuitamente 15 ragazzi a rischio, e che con lo sfratto rischia d’interrompe l’anno scolastico: del resto l’appello della sentenza non è dilatorio ma si basa anche su elementi procedurali oggettivi che nella fattispecie sono già stati esaminati dalla Cassazione in fattispecie simili, con la cassazione della sentenza.

Se ciò dovesse verificarsi anche nel caso de quo, con l’esecuzione dello sfratto il risarcimento del danno causato sarebbe davvero notevole!

Invero, appare davvero oscura per un ente di natura religiosa la necessità e urgenza di procedere allo sfratto se non quella di dare una lezione al sottoscritto, esponendosi alla forte indignazione popolare. Dov’è la fede, dov’è la caritas?

Nella speranza che la presente arrivi in tempo utile alla Sua attenzione, M’inchino al Bacio del sacro anello

Avv. Riccardo Russo

 

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