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Eroe, ribelle o traditore?

Processo a Masaniello: eroe controverso e discusso, ha lasciato un’impronta profonda e duratura nel DNA  partenopeo

di Antonio Vitale

CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – Nella Chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato, in Piazza Mercato lo scorso 25 giugno l’AIGE | Associazione Informazione Giovani Europa  ha presentato Processo a Masaniello: eroe, ribelle o traditore?, pièce nata da un’idea di Luigi Rispoli e Umberto Franzese.

L’evento ha unito teatro, memoria storica e riflessione giuridica, riportando alla sbarra la figura controversa di Masaniello, protagonista della rivolta napoletana del 1647, che scoppiò contro le gravose gabelle imposte dal vicereame spagnolo. 

A presentare l’incontro Lorenza Licenziati, mentre la conduzione è stata affidata a Elsa Rispoli

In pieno realismo scenico, con tanto di toghe, il Collegio giudicante è stato presieduto dal dottor Giuseppe Cioffi, magistrato in quiescenza, con giudici a latere gli avvocati Antonio Melillo e Luigi Vingiani. L’accusa sarà sostenuta dal dottor Salvatore Sbrizzi, avvocato e magistrato in quiescenza, mentre la difesa è stata affidata all’avvocato Giuseppe Landolfo.

A rendere unico questo evento il Monologo di Masaniello, scritto da Roberto Russo e interpretato dall’attore Riccardo Citro, che ha porto al pubblico una emozionante interpretazione del personaggio storico.

Si è svolto, dunque, il processo simbolico a Masaniello, figura estremamente controversa della storia napoletana.

Eroe? Per alcuni è il simbolo di un popolo che si ribella contro l’oppressore.

Ribelle? Certamente, ma scatena eventi che poi non è capace di affrontare.

Traditore? No, era piuttosto ingenuo: si lasciò manipolare e, quindi, delegittimare, per poi essere lasciato solo.

Masaniello è passato alla storia come “metafora della follia”, stilema di una insanità che fece comodo a tutti.

La Chiesa di Santa Croce e Purgatorio, edificata nel 1786 per volere di Carlo di Borbone, è situata in Piazza Mercato, nata dall’unione di due cappelle preesitenti: Cappella della Santa Croce (XIII secolo), eretta in memoria di Corradino di Svevia sul luogo dove venne giustiziato, e  Cappella delle Anime del Purgatorio (XVII secolo).

L’edificio di culto, oramai da anni, non è più accessibile al pubblico, e si sta trasformando in un hub culturale nel cuore di Napoli.

È il caso di dire che questa chiesa, insieme alla piazza, ne hanno viste e vissute davvero di tutti i colori. Andiamo a ritroso nel tempo, precisamente al 19 ottobre del 1268. A soli sedici anni in Piazza Mercato venne decapitato Corradino di Svevia per ordine di Carlo I D’Angiò. Questo fu solo l’inizio della lunga e difficile storia della Chiesa di Santa Croce e Purgatorio.

In ricordo del giovane … pallido, e bello, con la chioma d’oro, con la pupilla del color del mare … venne eretta una colonna di porfido rosso egiziano sormontata da una croce in marmo bianco, simbolo di dignità imperiale, concepita come segno di espiazione e riconciliazione, perché ancora oggi si guarda a Corradino come un martire per la giustizia e per la libertà.

La Corporazione dei Cuoiai che fu custode della memoria di quella atrocità sul basamento della stele, infatti, è inciso il loro simbolo. Accanto, il ceppo dove si dice venne decapitato Corradino.

Nel 1781 Ferdinando IV di Borbone ordinò all’architetto militare Francesco Sicuro una ristrutturazione dei luoghi, dopo un incendio causato dai fuochi pirotecnici in onore della Madonna del Carmine che aveva danneggiato la piazza, le cappelle e le numerose botteghe di legno nei dintorni.

Si procedette, inoltre, alla realizzazione di esedre per tracciare il perimetro della piazza e che desse alle attività commerciali una degna sistemazione. La splendida chiesa venne consacrata, poi, nel 1791.

L’edificio di culto subì danni dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e, quindi, dal il terremoto dell’80. Come se non bastasse.

Chiusa al pubblico, nel corso degli anni a seguire, la chiesa fu ripetutamente oggetto di atti vandalici, fino al punto di diventare una vera e propria discarica.

La sua tormentata storia, non la rende certo meno bella o imponente. Spicca dall’alto la cupola della chiesa, con delle maioliche verdi, gialle e azzurro, creando un bel motivo floreale. L’aspetto esterno dell’edificio, nella parte bassa, ricorda quasi quello di un tempio, caratterizzato da quattro colonne doriche e due semicolonne. La facciata ospita le statue di San Gennaro e Eligio alla base e Pietro e Paolo in alto. 

All’interno, la pianta a croce greca è divisa in tre navate. Alzando gli occhi verso il portale di accesso si nota una splendida cantoria in legno bianco bordato d’oro che ospita un antichissimo organo. Numerose incisioni su marmo, nella chiesa, ricordano le terribili vicissitudini che l’hanno vista protagonista.

Piazza Mercato, che, ricordiamo, essere anche il luogo in cui ebbe inizio la rivoluzione di Masaniello, è adornata da due settecentesche fontane-obelischi – un tempo tre – anch’esse opera di Francesco Sicuro. 

Dalla piazza, sono visibili sia la chiesa di Sant’Eligio Maggiore, sia la Basilica Santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore. 

… ‘Nu popolo che nun s’arricorda è ‘nu popolo che more …

 

 

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