biografie

Figli di Portici famosi: Domenico e Antonio Piatti

di Stanislao Scognamiglio

Si sente spesso parlare di personaggi di Portici per nascita o d’elezione dei quali si sta perdendo la memoria … Ritengo perciò doveroso ravvivarne memoria fornendo un breve profilo biografico tratto dal mio inedito Diario; avvenimenti, cose, fenomeni, uomini, vicende.  Portici e Vesuvio dalle origini a oggi, con il conforto di Autori di ogni tempo.

Domenico Piatti è nato a Trieste, nel 1746.

Industriale manifatturiero e banchiere, nel 1788, a causa delle persecuzioni imperiali antimassoniche, ha lasciato la terra natia.

Trasferitosi nel Regno di Napoli e di Sicilia, per esercitarvi le sue attività commerciali, ha scelto Portici quale paese d’adozione.

Fermo nel suo intento, a Napoli, dopo il matrimonio della «… figlia con il console Raymond, aveva fondato la banca Raymond-Piatti e C».

Nel 1795, ha impiantato «… una grande fabbrica di seta, alla Bagnara» in Portici.

Porticese d’elezione, dai concittadini è stato eletto «… console dell’arte della seta».

Di ideali repubblicani, all’insorgere della Repubblica Napoletana (23 gennaio – 13 giugno 1799), vi ha aderito incondizionatamente.

Nel breve corso della Repubblica è stato membro della Municipalità di Napoli.

Ala caduta della Repubblica, catturato è stato  messo in carcere. Processato,dalla Giunta di Stato, ritenuto colpevole di  alto tradimento, è stato condannato a morte tramite impiccagione.

L’industriale serico e banchiere Domenico Piatti, salito sul patibolo eretto nella piazza Mercato a Napoli, impiccato, muore il 20 agosto 1799.

Antonio Piatti è nato a Trieste, il 7 aprile 1771 , da Domenico Piatti e da Andreana Prosdocimo.

Diciassettenne, nel 1788, ha seguito la famiglia a Napoli.

Bel presto, si è avviato alla gestione delle attività commerciali familiari.

Come il padre, alla nascita della Repubblica Partenopea, vi ha aderito e ne ha condiviso le sorti.

Durante il governo repubblicano, ha ricoperto incarichi di rilievo, infatti, è stato «… membro del Municipio di Napoli e uno dei tre commissari della Tesoreria Nazionale».

All’avvicinarsi a Napoli della truppe sanfediste, con a capo il cardinale Fabrizio Dionigi Ruffo dei duchi di Bagnara e Baranello (San Lucido, 16 settembre 1744 – Napoli, 13 dicembre 1827), si è rifugiato in Castel Sant’Elmo.

Nel tentativo di cercare scampo dalla caccia all’uomo scatenata dai sanfedisti, ha indossato la divisa dell’armata francese. Tutto vano, perchè, successivamente alla capitolazione della fortezza, gli inglesi, che hanno concesso «… la libertà di transito oltre il confine delle Due Sicilie alla sola guarnigione transalpina, escludendo tutti i regnicoli». Catturato, è stato tradotto in catene sul vascello Foudroyant e poi consegnato all’autorità borbonica.

Dalla restaurazione borbonica, imprigionato nelle segrete del castello del Carmine, processato dalla Giunta di Stato, è stato condannato alla pena capitale.

L’industriale manifatturiero e banchiere Antonio Piatti, giustiziato mediante impiccagione, muore a Napoli il 20 agosto 1799.

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