Culturaracconti

Il Racconto, Gemelle speculari

di Giovanni Renella

Ci aveva pensato a lungo e alla fine aveva deciso: si sarebbe affidata a loro ancora una volta!

Quelle due, gemelle speculari, erano riuscite ad attraversare indenni gli ultimi cinquant’anni di storia, mantenendo intatto il loro fascino e la presa su gran parte delle generazioni che si erano susseguite nei decenni.

Si erano fatte conoscere durante il sessantotto e in tanti le avevano apprezzate per la leggerezza e la freschezza con cui avevano portato in giro quelle idee che sembravano dovessero annunciare l’alba di una rivoluzione culturale, che purtroppo non vide mai la luce.

A quei tempi loro due erano state le regine incontrastate delle manifestazioni di piazza e delle marce di protesta, ma non avevano disdegnato di frequentare i salotti radical chic di tanti intellettuali, o pseudo tali, impegnati a teorizzare, da posizioni comode e protette, l’utopistica fine delle gerarchie sociali.

Inutile dire come si trovassero a proprio agio con gli studenti, gli operai e i sindacalisti: le uniche categorie a credere sul serio alla possibilità e alla necessità di un cambiamento; e così erano ben liete di accompagnarli alle assemblee universitarie o di fabbrica, o ovunque si discutesse di sogni da realizzare.

Tuttavia, le speranze disattese di quegli anni formidabili, le avevano indotte, deluse, a fare un passo indietro.

Imborghesiti da un comodo posto in banca, in tanti le avevano messe da parte; c’era chi l’aveva fatto per paura di sfigurare, chi per occultare quel recente passato in cui, forse, non aveva creduto poi tanto; ma i peggiori erano quelli che le avevano disconosciute, per rifarsi un maquillage necessario a percorrere comode scorciatoie.

Con il trascorrere degli anni, chi non aveva conosciuto a fondo il loro passato, trasgressivo e rivoluzionario, aveva finito con il ridurle a icone pop di una generazione tradita e delusa nelle sue mille attese.

Con molti, però, il feeling non si era mai interrotto, neppure per un attimo; e pur seguendo strade diverse, avevano finito con il ritrovarsi.

Per questo, nel riprendere il suo incessante cammino, la Sinistra, ancora una volta, aveva deciso di affidarsi alle “Clarks Desert Boots”, meglio conosciute come “polacchine”, che da cinquant’anni ne accompagnavano i passi nei momenti più difficili, attraverso un itinerario ancora lungo da percorrere.

 

Nato a Napoli nel ‘63, agli inizi degli anni ’90 Giovanni Renella ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata  “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018).

 

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