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Il Racconto, Giù il sipario!

Quando il sipario cade, dietro le quinte la vita prende il sopravvento. Il nostro autore la descrive così… https://wp.me/p60RNT-7Xq

di Giovanni Renella

Entrando, a rappresentazione già iniziata, piombò nel buio della sala.

Si era prefisso di assistere allo spettacolo che stava andando in scena senza alcun pregiudizio, ideologico o stilistico.

Tuttavia, per quanto si sforzasse di chiudere un occhio, l’altro si ritrovava a guardare né più né meno che una rappresentazione da commedia dell’arte, con gli attori presi e compresi in un gioco delle parti, ignari della tragedia in cui si stava trasformando quella farsa.

C’era già stata una prova generale e non sarebbe mancato il tempo per rivedere il copione, se qualcuno si fosse preso la briga di scriverne uno.

Si perseverava, invece, nella recita a soggetto.

Il fluido eloquio del capocomico non riusciva a compensare la pessima messa in scena.

La recitazione della prima donna, poi, inconsapevole di rivestire quel ruolo non per meriti artistici ma per un destino che ama prendersi beffa degli stolti, era a dir poco patetica.

Nella loro presunzione, neanche le comparse erano da meno, convinte tutte di interpretare la parte dei protagonisti, a dispetto delle poche battute assegnate.

Seguendo un canovaccio scritto alla meno peggio, sulla scena gli attori si muovevano disordinatamente.

Il suggeritore, sgomento, cercava di riportare un po’ d’ordine sul palcoscenico, sforzandosi di ricordare a ognuno la parte che doveva interpretare.

La sua professionalità, per quanto autorevole, non riusciva ad avere la meglio sull’improvvisazione di chi calcava il palco.

Dal loggione si udivano cori di scherno e qualche esortazione a fare di meglio.

All’interno della compagnia c’era chi si sforzava di ridare dignità alla rappresentazione, tirando per la giacchetta il capocomico; ma quest’ultimo, ormai, era talmente calato nella parte da esser divenuto un tutt’uno con il personaggio che interpretava.

La platea rumoreggiava assistendo allo sbandamento degli attori.

La prima donna, in preda ad una crisi isterica, strepitava perché non le dava retta più nessuno; e non c’era poi tanto da meravigliarsi, vista la pessima performance complessiva, resa ancor più grottesca dall’entrata in scena su di una specie di banco a rotelle.

L’attor giovane, formatosi alla scuola di recitazione degli steward da stadio, avendo l’occhio lungo, cercava di farsi notare, sperando in successivi ingaggi nelle compagnie di giro.

Il resto della combriccola, pur avendo calcato a lungo quel proscenio, sembrava colpito da un’afonia cronica, che gli impediva di profferire verbo e dar vita ad una rappresentazione più degna.

Ben remunerati, gli attori sembravano aver dimenticato quanto fosse alto il prezzo del biglietto pagato dagli spettatori mentre andava in scena quella pantomima.

Nella confusione che ormai regnava sia in scena che in platea, il capocomico non seppe fare altro che gridare: Giù il sipario!

 

Giovanni Renella, nato a Napoli nel ‘63, vive a Portici. Agli inizi degli anni ’90 ha lavorato come giornalista per i servizi radiofonici esteri della RAI. Ha pubblicato una prima raccolta di short stories, intitolata  “Don Terzino e altri racconti” (Graus ed. 2017), con cui ha vinto il premio internazionale di letteratura “Enrico Bonino” (2017), ha ricevuto una menzione speciale al premio “Scriviamo insieme” (2017) ed è stato fra i finalisti del premio “Giovane Holden” (2017). Nel 2017 con il racconto “Bellezza d’antan” ha vinto il premio “A… Bi… Ci… Zeta” e nel 2018 è stato fra i finalisti della prima edizione del Premio Letterario Cavea con il racconto “Sovrapposizioni”. Altri suoi racconti sono stati inseriti nelle antologie “Sette son le note” (Alcheringa ed. 2018) e “Ti racconto una favola” (Kimerik ed. 2018). Nel 2019 ha pubblicato la raccolta di racconti “Punti di vista”, Giovane Holden Edizioni. Il libro ha meritato il Premio Speciale della Giuria al Premio Letterario Internazionale Città di Latina. Nel 2020 il racconto “Vigliacco” è stato inserito nell’antologia “Cento Parole” e il racconto “tepore” è stato inserito nell’antologia “Ti racconto una favola”, entrambe pubblicate dalla Casa Editrice Kimerik. Inoltre, con il racconto “Come un dito nel culo”, pubblicato dalla Giovane Holden nel volume n. 7 “Bukowski. Inediti di ordinaria follia”, è risultato finalista al Premio Bukowski. 

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